Comodo dare le colpa ai narcisisti maligni! L’origine della violenza dei maschi è più complessa
- Postato il 21 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Ne uccide di più il narcisismo o il patriarcato? Non è questione di lana caprina ma dirimente. Da qualche tempo, l’analisi della violenza maschile contro le donne, come frutto della radice culturale di stampo patriarcale, viene annacquata o adulterata da narrazioni che tirano in ballo psicopatologie varie. Ve n’è una particolarmente avvincente ed è quella di attribuire al disturbo narcisistico della personalità la causa di tutti i mali, l’origine di tutte le violenze. Abbiamo trovato la quadratura del cerchio, la risposta a tutte le nostre domande.
La martellante propaganda sul narcisismo maligno fatta da psicologi, criminologi, opinionisti più o meno improvvisati, è talmente pervasiva sui media e sui social, che non c’è giorno che io non inciampi sul web, in qualche articolo che proponga dei test per capire se si hanno relazioni in corso con narcisisti maligni. Su Instagram, addirittura, ci sono le dirette di un tizio che si presenta come narcisista maligno e consiglia di stare alla larga da tipi come lui, spiegando quali strategie i suoi compari mettono in atto per manipolare la partner.
Il tema del narcisismo maligno è diventato virale. Accade che alcune donne, alla fine del colloquio con l’operatrice del centro antiviolenza chiedano: “lui è un narcisista, vero?”.
Il narcisismo maligno ha sostituito la spiegazione che si dava 40 anni fa della violenza domestica: l’alcol, la droga, l’emarginazione sociale, la follia e pure essere meridionale (questo soprattutto al nord). I meno informati, sono convinti che si parli di femminicidio perché prima della straordinaria definizione di Marcela Lagarde non esisteva. Fino al 1996, lo stupro era un reato contro la morale. Fino al 1981, lo Stato garantiva pene esigue, se un uomo ammazzava per onore figlie, sorelle, madri e mogli, e un uomo responsabile di stupro poteva estinguere il reato con il matrimonio. Ergo ci sarebbe da pensare che fino al 1981, gli uomini abbiano ammazzato le donne a causa del patriarcato, dal 1982 per alcol o droga, dal 2024 per narcisismo. Ad ogni modo le donne continuano ad essere discriminate, vittimizzate nei tribunali, colpevolizzate quando denunciano violenze, e ad essere uccise.
Mi viene anche da pensare che secondo la spiegazione del narcisismo come origine della violenza, gli immigrati, percepiti come portatori di culture arretrate, uccidano a causa di un retaggio patriarcale, gli italiani per narcisismo. Tempo fa è stata scoperta una chat su Telegram, condivisa da 80mila utenti provenienti da diverse aree del pianeta Terra. Si scambiavano consigli utili su come stuprare le donne. Qual era l’origine della loro violenza? Alcol, droga, narcisismo, religione, cultura arretrata? Ad ogni modo erano d’accordo su come relazionarsi con la sessualità e i corpi delle donne: lo stupro. In molti sono d’accordo anche dall’aldilà perché la cultura dello stupro abita la Terra da qualche migliaio di anni.
Daniele Vasari, responsabile del Centro ascolto maltrattanti di Forlì, da me interrogato sul tema, risponde: “Ridurre il femminicidio a un’espressione di disturbo di personalità narcisistiche è non solo fuorviante, ma profondamente pericoloso. Il narcisismo, in sé, non è sinonimo di violenza né tantomeno di omicidio. La tendenza a patologizzare la violenza di genere — cercando una diagnosi per ogni atto — rischia di trasformarsi in una forma di giustificazionismo mascherato, con gravi implicazioni anche sul piano giuridico. Se si attribuisce tutto a una presunta malattia mentale, il rischio è quello di legittimare sconti di pena o attenuanti, svuotando di responsabilità l’autore e di senso la lotta contro la violenza. Il femminicidio è invece una manifestazione concreta e drammatica di un sistema culturale patriarcale radicato da millenni, che si nutre di disparità, controllo e sopraffazione. Questo non si corregge con una diagnosi, ma con un cambiamento profondo e collettivo di coscienza. Il patriarcato ha una storia millenaria, il DSM – ovvero il manuale diagnostico dei disturbi mentali – ha poco più di settanta anni . Credere che basti una definizione clinica per spiegare un fenomeno così complesso e radicato significa non aver compreso la vera natura del problema” .
Margherita Carlini, psicoterapeuta e criminologa, mi lascia questa riflessione: “È chiaro che esiste una tendenza a attribuire la responsabilità degli agiti abusanti e maltrattanti, all’interno delle relazioni di intimità, a funzionamenti di tipo narcisistico. Si parla soprattutto di narcisismo patologico. E’ una tendenza dirompente, quanto a mio avviso, estremamente dannosa, perché essenzialmente semplifica un fenomeno che è estremamente complesso. E’ vero, vi sono alcuni funzionamenti, alcuni tratti e alcuni disturbi di personalità che sono correlati con rischi più elevati di esordi e di agiti maltrattanti, aggressivi o di escalation recidiva. Da solo questo fattore non spiega la complessità del fenomeno. Questa tesi da sola, è estremamente pericolosa, perché concentra l’attenzione sul singolo, evitando invece di attribuire il peso della sussistenza di questo fenomeno a qualcosa di sistematico e quindi culturale. Perché un uomo sente di poter prevalere e predominare rispetto a una donna? Il narcisismo non dà motivazione della recidiva. Tra i disturbi di personalità, uno estremamente correlato al rischio di recidiva e di escalation è il disturbo ossessivo compulsivo”.
“A mio avviso – continua – molto di più rispetto al disturbo narcisistico. Nel disturbo narcisistico, il soggetto è egosintonico, è egoriferito. Questo non significa che debba sempre avere agiti aggressivi nei confronti dell’altro, mentre nel disturbo ossessivo, il soggetto deve controllare, vari aspetti della propria esistenza. Laddove gli viene meno il controllo nell’ambito della relazione di intimità, è fortemente destabilizzato e questa forte destabilizzazione può portarlo anche ad avere agiti aggressivi nei confronti di chi ha prodotto quel disequilibrio, che per lui invece è funzionale. Senza il controllo non esisto e per continuare ad esistere lo devo ripresentare e lo faccio anche attraverso la violenza, anche attraverso la morte. Questo ad esempio è un disturbo molto più correlato con i rischi, di cui in realtà si parla pochissimo. Se analizziamo molti casi di femminicidi, anche di quelli di cui mi sono occupata direttamente, nel loro racconto emerge che funzionavano in base a un elevatissimo controllo di tutto. Chiaramente il disturbo ossessivo compulsivo non è da solo indicativo della tendenza ad un comportamento abusante, men che meno, mi viene da dire quello narcisista”.
Non posso che essere d’accordo con Margherita Carlini e Daniele Vasari.
Il narcisismo come origine di ogni male, è funzionale ad evitare di parlare di patriarcato e a non ricondurre la violenza maschile ad un problema culturale e sistemico. Il femminicidio non si risolve agendo sul singolo ma su quella che è la visione dell’uomo e della donna nel nostro sistema socioculturale. Il narcisismo oggi, come l’alcol e la droga, ieri, si presenta come causa della violenza maschile senza la scomodità di destrutturare gerarchie di potere, dominio maschile e subalternità femminile. Un modo per parlare di violenza maschile senza mettere nulla in discussione. Senza sradicare ciò che la alimenta.
@nadiesdaa
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