Corruzione e falso, assoluzione per Facciolla, Tignanelli e Acquino, condannati 2 carabinieri

  • Postato il 18 luglio 2025
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Corruzione e falso, assoluzione per Facciolla, Tignanelli e Acquino, condannati 2 carabinieri

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Assoluzione piena per il magistrato Eugenio Facciolla, per il poliziotto Vito Tignanelli e la moglie Marisa Acquino, condannati il maresciallo Carmine Greco e il carabiniere Alessandro Nota


CATANZARO – Assoluzione per l’ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, accusato di falso e corruzione impropria. Assolto anche il poliziotto di Cosenza Vito Tignanelli, gestore di fatto della società di intercettazione Stm. Assolta Marisa Aquino, titolare della Stm e moglie di Tignanelli. Condannati a 1 anno di reclusione, per falso, il maresciallo Carmine Greco, ex comandante della Stazione di Cava di Melis dei carabinieri forestali, competente su una vasta area del Parco nazionale della Sila, e a 8 mesi Alessandro Nota, carabiniere in servizio a Cava di Melis. A Greco e Nota è stata concessa la sospensione condizionale. Lo ha deciso il Tribunale penale di Salerno, che ha respinto in buona parte le richieste formulate dal procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale e dalla sostituta Francesca Fittipaldi.

L’accusa chiedeva 3 anni per Facciolla, 2 anni ciascuno per Tignanelli, Greco e Aquino e 1 anno per Nota. In particolare, per Facciolla il tribunale ha disposto l’assoluzione dalla corruzione “perché il fatto non sussiste”, e dal falso “per non aver commesso il fatto”. Risale a più di cinque anni fa il rinvio a giudizio degli imputati, difesi dagli avvocati Cesare Badolato, Lucio Conte, Alessandro Diddi, Pasquale Vaccaro, Antonio Zecca.

COSTOLA DI STIGE

Le accuse scaturiscono da una costola dell’inchiesta che nel gennaio 2018 portò all’operazione “Stige”, condotta dalla Dda di Catanzaro contro il “locale” di ‘ndrangheta di Cirò e le sue proiezioni in Nord Italia e in Germania. Si tratta di ipotesi di reato che ruotano intorno al rilascio alla Stm delle giustificazioni per le infrazioni al codice della strada. Sotto la lente della Procura di Salerno era finito anche l’affidamento alla stessa società del servizio di intercettazione presso la Procura di Castrovillari. Greco, in particolare, era imputato di concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Stige. Nell’ottobre scorso, la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con cui, nel novembre 2023, la Corte d’Appello di Catanzaro aveva confermato la decisione del Tribunale penale di Crotone che, a dicembre 2020, lo aveva condannato a 13 anni.

LA CORRUZIONE, ASSOLUZIONE PIENA PER FACCIOLLA

Crollano le accuse di corruzione che ruotavano attorno a presunti – ora più che mai – illeciti nell’affidamento alla Stm del noleggio di apparecchiature per intercettazione. Nel corso dell’istruttoria, l’accusa di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio era stata peraltro alleggerita in corruzione impropria per Facciolla. Secondo l’accusa, il procuratore Facciolla avrebbe «affidato il noleggio di apparecchiature nell’ambito di attività di intercettazione alla Stm srl, formalmente intestata a Marisa Aquino e di fatto amministrata da Vito Tignanelli, con il quale il magistrato intratteneva relazioni personali risalenti a circa venti anni addietro».

In particolare, «a riprova del rapporto fiduciario», Tignanelli, nell’ottobre 2018, risultava depositario presso la propria abitazione di una copiosa documentazione affidatagli in custodia» sempre da Facciolla. Nessun «ingiusto vantaggio patrimoniale» alla Stm srl «in violazione dell’obbligo di imparzialità gravante su ogni pubblico ufficiale», dunque. Il procuratore Facciolla, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto per sé delle «utilità». Il riferimento è all’uso di un’utenza telefonica intestata a Marisa Aquino e a due videocamere nel parcheggio antistante l’ingresso dell’abitazione del magistrato. Accuse che la difesa ha smontato.

LEGGI ANCHE: Inchiesta “Stige”, Facciolla porta in aula lo scoop sul maresciallo Greco – Il Quotidiano del Sud

IL FALSO

Restano in piedi le ipotesi di falso. Dopo l’arresto dell’imprenditore boschivo di San Giovanni in Fiore Antonio Spadafora nell’ambito dell’operazione “Stige”, Facciolla e Greco, secondo l’accusa, avrebbero concordato la redazione di un’annotazione nella quale fossero descritte le attività informative che lo stesso Greco aveva acquisito «mesi prima nel corso di interlocuzioni con Antonio Spadafora». Un documento «risultato materialmente falso» poiché reca la data del 31 dicembre 2017, giorno in cui Greco non era in servizio.

Dagli accertamenti eseguiti sul computer di Greco, inoltre, «il file risultava generato il 15 dicembre 2018 e modificato l’ultima volta il 19 febbraio 2018». Risulterebbero false, inoltre, alcune attività compiute da Greco: un incontro datato 20 ottobre 2017 nella Stazione di Cava di Melis con Antonio e Rosario Spadafora, anche lui imputato nel processo “Stige”. In quella data l’ufficiale di polizia giudiziaria «era risultato permanere per l’intera giornata nell’area urbana di Cosenza e, intorno alle ore 20, a Rende».

 Falsa sarebbe anche l’informazione telefonica «ricevuta il 3 novembre 2017 da Antonio Spadafora circa un controllo eseguito dai carabinieri in località Russi». Dall’istruttoria è però emerso che non sarebbe stato il procuratore Facciolla (assolto anche per questo capo d’imputazione) a suggerire a Greco la redazione dell’atto e la sua retrodatazione al 28 giugno 2018.

Il carabiniere Nota, su istigazione del comandante Greco, nel protocollare la nota, datata 31 novembre 2017 firmata da Greco e indirizzata al procuratore Facciolla, avrebbe poi attestato falsamente di avere ricevuto l’atto il 31 novembre 2017 quando in realtà sarebbe stato ultimato il 19 febbraio 2018. Ciò «al fine di garantire all’autore della nota contraffatta l’impunità dal reato di falso ideologico».

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