Cortocircuito mediatico a Garlasco: così sembra essersi persa la misura delle cose

  • Postato il 5 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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di Rosamaria Fumarola

Nell’evidente cortocircuito mediatico che sta caratterizzando la vicenda dell’assassinio di Chiara Poggi a Garlasco, sembra essersi persa la misura delle cose, una misura che ogni essere umano, ogni società fa fatica a trovare, ma che è necessaria per mantenere in equilibrio le relazioni su riflessioni difficili.

Esistono infatti temi che sono alla base delle ragioni fondanti delle comunità, poggianti su convenzioni, antichi e nuovi accordi e senza i quali la civiltà sarebbe solo un miraggio. Che la giustizia non possa coincidere con la verità e forse nemmeno conoscerla è un elemento imprescindibile della condizione umana, che non deve però escludere la legittima aspirazione al rispetto delle leggi. Stiamo invece assistendo ad una messa in scena degna della più riuscita rappresentazione del teatro dell’assurdo, che sarà ricordata come un fallimento colossale dei mezzi d’informazione, resi sempre più vulnerabili dalla competizione con i social, dal loro porre sullo stesso piano le opinioni di tutti per il semplice fatto che possono essere espresse.

L’impazzimento mediatico sul caso di Garlasco somiglia molto infatti alle tempeste del mondo degli algoritmi social e non solo, pensati esclusivamente per il consumo, dunque ad una sola dimensione e perciò disumani. Se ne ricava infatti l’impressione di uno strano funzionamento della giustizia, più simile alle risposte strampalate partorite da ChatGpt che al risultato finale di indagini complesse, da mantenere sempre nei limiti della probabilità piuttosto che della possibilità. A restituire dimensioni umane alla tempesta di notizie su Garlasco sono intervenuti però il padre e la madre di Chiara, questa ragazza di cui in fondo sappiamo poco o niente e che manterrà per sempre un dialogo autentico solo con chi autenticamente l’ha conosciuta e amata.

In una dichiarazione ai giornalisti asserragliati lungo il vialetto della loro abitazione, hanno espresso il loro disappunto su quanto sta accadendo, tanto a livello mediatico quanto sul piano delle indagini della procura. Incalzati poi dalla domanda di un inviato su come fosse Chiara, il padre ha sorriso e ha detto che era la figlia migliore che un padre e una madre potessero desiderare, aggiungendo che però ogni figlio è speciale e unico agli occhi dei genitori. Papà Poggi ha sorriso senza usare mai un verbo al passato per parlare di Chiara, con la serenità che è sempre consapevolezza dei limiti, persino quelli del giudizio sulla propria figlia.

In una risposta non preparata due genitori hanno ridimensionato un dibattito impazzito, restituendogli le sole verità certe di cui dispongono, assieme al rispetto per il lavoro espresso nella sentenza che ha condannato Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara. In un mondo al contrario scriveremmo romanzi sulla vita di persone a cui è toccato un destino eccezionale e che hanno scelto di essere normali, per imparare da loro come si fa.

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Il Fatto Quotidiano

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