Cosa penserà Giuseppe Graviano di Brusca libero? Ne è valsa la pena?
- Postato il 6 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Giovanni Brusca per lo Stato italiano è un uomo libero, che ha regolato i conti con la giustizia secondo quando prevede la normativa sui collaboratori, una notizia che produce le reazioni più diverse, mi chiedo cosa provochi nella testa di Giuseppe Graviano.
Brusca e Graviano sono stati protagonisti della stessa stagione criminale, hanno commesso delitti atroci, hanno ubbidito ciecamente agli ordini di Salvatore Riina, che ha condotto Cosa Nostra lungo quella strada tragica, iniziata con la “mattanza” dei primi anni 80 che vide i corleonesi prendersi tutto e conclusa con le stragi terroristiche dei primi anni 90 che ha visto i corleonesi più vicini a Riina capitolare in pochi anni, arrestati, processati, condannati. Diversa sorte ebbero, temporaneamente, Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro, con i loro più fidati sodali, anche loro comunque in tempi diversi, incarcerati e morti in detenzione.
Spettatore quasi sempre muto di tutto questo scorrere lento di destini incrociati lui, Giuseppe Graviano, uscito recentemente assolto dalla Cassazione in uno degli ultimi processi a suo carico, quello denominato “’ndrangheta stragista” celebrato a Reggio Calabria, che ha cercato di provare (riuscendovi in vero nei primi due gradi di giudizio) l’alleanza strategica tra Cosa Nostra e ‘ndrangheta nella realizzazione del piano terroristico-stragista degli anni 90.
Me lo immagino Graviano mescolare e rimescolare le carte dei ricordi e dei pensieri nel mazzo dei giorni sempre uguali nel carcere di massima sicurezza di Terni, rinchiuso al 41 bis.
Quante volte avrà ripercorso date, fatti, parole, attese, silenzi, misurando a passi regolari il camminamento all’aperto delle rare ore d’aria concesse, accompagnandosi di tanto in tanto con i reclusi di compagnia, come prevede la normativa corretta dalle sentenze della Consulta. Lui che sa delle “menti raffinatissime”, lui che sa del “gioco grande del potere”, lui che conosce i bar di Roma ed i ristoranti di Milano meglio delle chiese, dei padiglioni di arte contemporanea e delle torri antiche che pure ha fatto saltare per aria, lui che comprese in un baleno che niente sarebbe stato più come prima quella sera del 27 gennaio 1994, dopo aver pensato che fosse uno scherzo o una vendetta di compari.
Quante volte avrà guardato dal buco stretto della serratura che separa la vita passata ad ammazzare, con il suo carico di processi e condanne, dalla vita futura con la sua promessa (illusoria?) di libertà. Lui che, bruciata subito la carta della latitanza non ha mai voluto giocare quella della collaborazione con la giustizia, preferendo giocarne un’altra, torbida, intermittente, quella dei messaggi lanciati di tanto in tanto all’indirizzo di chi avrebbe dovuto ricordarsi di certi patti, che avrebbe dovuto trovare il modo per tirarlo fuori, insieme a suo fratello Filippo, premiando il silenzio, se non con un vitalizio milionario, almeno con uno straccio di libertà.
La carta dei “messaggi” a chi di dovere come marchio di fabbrica, sapientemente adoperata anche dal suo più fedele attendente, quel gelataio di Omegna, che fece tremare governo e palinsesti televisivi profetizzando l’arresto di Messina Denaro. E’ stata quella l’ultima mano? Ad oggi ha vinto il banco, che si è tenuto l’intera posta. Come il 27 gennaio del 1994 da Gigi il cacciatore. Ora me lo immagino Graviano rigirarsi tra le dite questa carta malandata, servita a niente!
Il 4 bis non si tocca, hanno tuonato Meloni, Colosimo e Mantovano, tanto meno il 41 bis! Le maglie che si erano pure aperte in passato, sembrano tanto più sfacciatamente chiuse ora. Graviano guarda i vecchi boss di Cosa Nostra tornare a casa in permesso premio. Graviano ora pensa al “porco”, libero di godersi lo scrupolo di vita che gli resta e rabbiosamente, immagino, tira una riga e fa un bilancio. Ne è valsa la pena?
Brusca è fuori.
L’unico accordo che sembra tenere a distanza di oltre trent’anni è quello architettato da Giovani Falcone per vincere la guerra contro Cosa Nostra: lo scambio tra informazioni buone per fare giustizia ed un conto meno salato da pagare alla legge dello Stato.
E’ ancora giovane Giuseppe Graviano. E forse è arrivato il momento che dalla manica tiri fuori l’unica carta che non ha mai giocato, pur sapendo da sempre di avere un Jolly cucito nella fodera. Con cui chiudere la partita.
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