Dare forma all’invisibile. La mostra di Jacob Hashimoto a Siena

Leggeri e fluttuanti, i 3000 aquiloni realizzati a mano con carta giapponese e bambù che compongono l’installazione site-specific Path to the Sky costituiscono il fulcro dell’omonima mostra con cui l’artista statunitense Jacob Hashimoto si misura con le stratificazioni architettoniche e artistiche – visibili o invisibili – del Complesso Museale Santa Maria della Scala di Siena. Concepiti da un autore conosciuto nel nostro Paese in particolare per il fruttuoso sodalizio con la galleria Studio la Città, con il loro sviluppo ascensionale uniscono simbolicamente cielo e terra, tangibile e ignoto, memoria e avvenire di un sito prossimo a intraprendere una nuova stagione culturale. 

La mostra di Jacob Hashimoto a Siena

Alta diciassette metri, con un volume di circa quattrocento metri cubi, Path to the Sky è allestita nella cosiddetta Corticella, ovvero in uno dei cortili interni di quello che per secoli è stato l’ospedale senese e un rifugio per i pellegrini. Un’ubicazione coerente con la struttura di questo scultoreo intervento, che costituisce un unicum per il Santa Maria della Scala. Mai prima d’ora, infatti, il complesso situato di fronte al Duomo della città d’arte toscana aveva accolto un’installazione d’arte contemporanea, per di più esito di un lavoro di ascolto e comprensione delle peculiarità del sito da parte dello stesso Hashimoto. “La parola Path in inglese racchiude un significato che abbraccia sia una dimensione fisica che una astratta: da un lato, un percorso tangibile, definito, come una strada; dall’altro, una direzione, un cammino, una via ideale scelta dall’individuo per la propria vita”, ha spiegato la curatrice del progetto Raphaëlle Blanga, aggiungendo che nello stesso tempo il vocabolo “evoca un senso di percorrenza, una sensazione che emerge anche nel Santa Maria della Scala mentre si attraversano le sue sale, esplorando i vari strati della sua storia”.

Le opere in mostra

Visibile da più punti di osservazione e da diverse quote, Path to the Sky costituisce il preludio di un progetto espositivo esteso anche all’adiacente “strada interna”, ritmato da ulteriori 16 opere. A svelarsi, passo dopo passo, è così anche l’interesse dell’artista verso l’intero spettro dei materiali e delle tecniche della nostra epoca. Dopo la maestosa composizione di aquiloni che reagiscono al passaggio dei visitatori, in un incessante flusso, si incontrano ulteriori sculture e soprattutto la serie di dipinti – con titoli come They were already superstars o What has been all along – che testimonia come accanto alla matrice artigianale l’artista collochi l’adozione del digitale. Per Cristiano Leone, Presidente della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala, Hashimoto “ci ricorda che esiste ancora un’arte che, coniugando grazia e intensità, consola, veglia, invoca. Un’arte che non si guarda soltanto, ma che si vive”.

Jacob Hashimoto, Path to the Sky. Photo Luca Deravignone
Jacob Hashimoto, Path to the Sky. Photo Luca Deravignone

Il piano per la rigenerazione del Santa Maria della Scala

L’apertura della mostra, infine, ha coinciso con l’annuncio dell’ambizioso piano per la rigenerazione del sito senese. Un programma, coordinato da Luca Molinari Studio, che con i contributi degli studi LAN Architecture, Studio Odile Decq e Hannes Peer Architecture porterà alla riapertura di tutti i 36mila mq del Santa Maria della Scala. Si procederà per successive e progressive riattivazioni, senza periodi di totale chiusura al pubblico e nel rispetto di linee guida coerenti con il masterplan in via di definizione. In futuro, quindi, il Santa Maria della Scala non sarà solo complesso museale: in qualità di “microcosmo multifunzionale” disporrà di spazi per la didattica, lo studio, la ricerca e il restauro. Sarà provvisto di un’area ristorativa e di un auditorium, attualmente assente in città, e diverrà il punto di riferimento locale per la residenzialità artistica.

Valentina Silvestrini

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Autore
Artribune

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