È ufficiale: Brugnoni alla Direzione Cinema e Audiovisivo. Si muoverà su un campo minato
- Postato il 14 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Lunedì 13 ottobre, a distanza di due mesi dalla notizia che il Fatto Quotidiano ha anticipato in esclusiva, è stata formalizzata la nomina di Giorgio Carlo Brugnoni – fino a ieri Vice Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura – al ruolo di Direttore della Dgca, la Direzione Cinema e Audiovisivo, una delle strutture più impegnative del dicastero guidato da Alessandro Giuli (FdI).
In effetti, chi redige queste noterelle, aveva segnalato assieme a Thomas Mackinson la assai probabile nomina il 19 agosto 2025. Questa la cronologia: il 3 luglio, lo storico Dg Nicola Borrelli si è dimesso, per ragioni personali seppur nel clima avvelenato del “caso Kaufmann” (il presunto omicida di Villa Pamphilj e presunto beneficiario di fondi ministeriali per il tax credit); il 31 luglio, è stato pubblicato un veloce interpello-lampo ministeriale, aperto anche a persone esterne al Mic, che si è chiuso l’8 agosto. Si prevedeva la nomina entro l’inizio del Festival di Venezia (a fine agosto), ma parrebbe sia stata ritardata a causa di rilievi della Corte dei Conti (sul pre-requisito di cv con almeno 5 anni di status dirigenziale) che sono stati superati.
Tra i non vincitori del bando, l’avvocato Michele Lo Foco – da sempre fustigatore della Legge Franceschini e “nemico giurato” della sottosegretaria Lucia Borgonzoni (Lega Salvini) – che ha annunciato accesso agli atti e ricorso al Tar.
Colpisce il silenzio generale a seguito del comunicato stampa del ministro Alessandro Giuli (“continuità e competenza… la sua preparazione e professionalità saranno fondamentali”): nessun entusiasmo, nessun segnale dal mondo del cinema. Persino la sempre loquace sottosegretaria Lucia Borgonzoni si è trincerata in un mutismo sospetto, mentre dal fronte politico soltanto il presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone (FdI) s’è finora complimentato. Dalle opposizioni, s’è levata soltanto la voce del dem Matteo Orfini: “Auguri per il suo incarico… che sappia operare in modo trasparente e corretto, resistendo ai rancori e alle pressioni che il gabinetto del ministro vorrebbe trasferire alla macchina amministrativa del ministero”.
L’incarico è senza dubbio prestigioso e gode di alta visibilità, ma è al contempo anche molto impegnativo. Il nuovo Dg eredita infatti un campo minato: il sistema cine-audiovisivo italiano è in crisi di nervi da oltre due anni. La controversa “riforma Borgonzoni” del tax credit — presentata come panacea dopo l’era Franceschini — si è rivelata un labirinto: iter bizantini ed un settore in apnea. La riforma ha infatti avuto una gestazione complicata, ha sì superato alcuni ricorsi al Tar, ma continua a scontrarsi con una “macchina burocratica” esausta, oberata di pratiche arretrate, ancora inadeguata in quanto strutturalmente sottodimensionata…
Diversi analisti continuano a lamentare come la riforma Borgonzoni abbia finito per privilegiare i grandi produttori, i “big player”, le multinazionali dell’audiovisivo, la fiction tv piuttosto che il cinema, le piattaforme “streaming”, a scapito delle piccole e medie imprese, dei produttori indipendenti, degli autori emergenti… Tutto il sistema è comunque rallentato, se non bloccato (tra il 2023 ed il 2024, si è registrato un crollo del 90 % dei lavoratori delle troupe), nonostante la senatrice leghista Lucia Borgonzoni continui a ostinatamente sostenere che va tutto bene, anzi benissimo.
Classe 1986, Giorgio Carlo Brugnoni arriva dalla finanza più che dalla cultura: due lauree in Economia, cresciuto in Cdp (Cassa Depositi e Prestiti), pubblicazioni specialistiche e profilo tecnico indipendente, senza particolari legami politici. Nel 2022 Gennaro Sangiuliano (FdI) lo porta al Mic come Consigliere Economico e poi Vice Capo di Gabinetto, confermato da Giuli. Fino a ieri affiancava Piero Tatafiore, ex pr ora Capo Ufficio Stampa, ed Emanuele Merlino, eminenza grigia del ministro vicina al potente sottosegretario Giovanbattista Fazzolari (FdI). Dovrà muoversi sul terreno minato di un settore assai policentrico, che si agita da sempre tra l’anima economica e l’anima creativa, con decine di associazioni imprenditoriali e autoriali spesso in conflitto tra loro.
Il neo dg avrà la regia del Fondo Cinema e Audiovisivo, ovvero circa 700 milioni di euro l’anno, la gran parte dei quali purtroppo assorbiti dal tax credit. Dovrà rimettere in moto una struttura burocratica che soffre da tempo di congenita lentezza: basti pensare che la Direzione è strutturata in 4 “servizi”, tutti attualmente con dirigenza… vacante. A gestire le pratiche di centinaia di milioni di euro del “tax credit”, sono pochi impiegati.
La Dgca ha infatti attualmente un organigramma di circa 130 persone (70 Mic e 60 distaccati da Cinecittà ed Ales) e gestisce risorse più o meno equivalenti a quelle della quasi omologa francese Cnc ovvero il Centre National du Cinéma et de l’Image Animée (Ministère de la Culture) che però impiega ben 450 dipendenti a tempo pieno. Un’anomalia che basterebbe da sola a spiegare perché la burocrazia culturale italiana arranchi da anni.
Al di là del deficit dimensionale-tecnico, la strumentazione cognitiva di cui dispone la Dgca è ancora limitata, a partire da una anodina “valutazione di impatto” della Legge Franceschini trasmessa sempre in gran ritardo al Parlamento, e mai divenuta oggetto di pubblico dibattito, affidata per sei anni di seguito sempre allo stesso fornitore (rti Università Cattolica & Ptsclas spa): ha prodotto delle relazioni all’acqua di rose, e nessuno sembra essersi reso conto del “crash” che la (mala) gestione del credito d’imposta stava producendo, sia alle casse dello Stato (buco di bilancio, oltre 1 miliardo di euro, secondo stime IsICult), sia al settore stesso (anni di sviluppo drogato incontrollato). L’allarme è scattato su iniziativa dell’ex Dg Borrelli, ignorato dall’ex ministro dem Dario Franceschini e fatto proprio dall’ex ministro Sangiuliano, che avrebbe voluto imporre un taglio draconiano alle risorse del settore, ma ha poi affidato la correzione di rotta alla Sottosegretaria Borgonzoni, e la riforma s’è arenata.
Giorgio Carlo Brugnoni dovrà affrontare una sfida impegnativa, riavviare una macchina sottodotata: un compito quasi impossibile, non disponendo ancora la Direzione Cinema e Audiovisivo di un’adeguata “cassetta degli attrezzi”. Se non avrà mano libera, coraggio e visione, finirà presto anche lui risucchiato nel pantano burocratico che da anni condanna il cinema italiano a una lenta asfissia…
Non basteranno comunque impegno ed energia a supplire al deficit di strumentazione tecnocratica.
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