Elton Bani morto dopo quattro scariche di taser, mercoledì l’autopsia: i nodi da sciogliere

  • Postato il 19 agosto 2025
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elton bani

Genova. Tre colpi, uno a vuoto, quattro scariche elettriche in totale: inizia a delinearsi con maggiore chiarezza, pur con tutti i nodi da ancora sciogliere, cosa è accaduto il pomeriggio di domenica 17 agosto in via Mattei, a Manesseno.

È in questo palazzo che viveva con il fratello Elton Bani, muratore albanese di 41 anni, morto dopo essere stato colpito da un taser utilizzato dai carabinieri del nucleo Radiomobile, intervenuti dopo la segnalazione di alcuni vicini.

La dinamica dell’intervento dei carabinieri e la morte di Elton Bani

Domenica pomeriggio Elton Bani era stato visto aggirarsi sotto casa confusamente, molto agitato e urlante. Sembrava fuori di sé, e una coppia di vicini di casa ha chiamato il 112. Sul posto sono arrivati i militi della Croce d’Oro di Manesseno, ma l’uomo è apparso aggressivo e per nulla intenzionato a farsi visitare, e così – come spesso accade in questi casi – è stato chiesto l’intervento delle forze dell’ordine.

In via Mattei sono quindi arrivate due pattuglie dei carabinieri, quattro militari in tutto, che trovano Bani, disarmato, seduto nell’auto di suo fratello (l’uomo era a Valona, in Albania, paese d’origine). Lui si rifiuta di consegnare i documenti, ne nasce un battibecco che apparentemente rientra quando i carabinieri gli chiedono di accompagnarli in casa per prenderli.

Il 41enne accetta, ma nell’androne reagisce di nuovo male e la situazione precipita. I militari cercano di immobilizzarlo sulle scale, lo gettano a terra e uno di loro estrae il taser: il primo colpo va a vuoto, colpisce di striscio Bani e un collega, ma il secondo va a segno. L’uomo però non cede, si rialza e non si calma, e a quel punto un altro carabiniere estrae il taser e lo colpisce.

Quando Bani crolla a terra è in arresto cardiaco: i militi della Croce Oro intervengono subito, ma le manovre di rianimazione, infinite, non servono a nulla e viene constatato il decesso.

Le indagini della procura: indagati due carabinieri

La procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e iscritto nel registro degli indagati i due carabinieri che hanno usato l’arma. Mercoledì mattina sarà effettuata l’autopsia per cercare di accertare le esatte cause della morte, la correlazione con l’uso del taser e l’eventuale presenza di alcol o droghe nel sangue che potrebbero avere messo a dura prova l’organismo di Bani.

I taser impiegati nell’intervento di domenica sono stati sequestrati e verranno analizzati, mentre i carabinieri dell’aliquota giudiziaria, coordinati dalla pm Paola Calleri, stanno sentendo tutti i testimoni presenti sulla scena domenica pomeriggio. I familiari di Bani, intanto, rientrati in Italia si sono rivolti all’avvocato Cristiano Mancuso, che ha chiesto “massima chiarezza”.

Il protocollo per l’utilizzo del taser

Sul fronte delle indagini, la prima cosa da capire è se la situazione richiedeva l’uso del taser e se è stata seguita la corretta procedura operativa per l’utilizzo di questa arma.

Il taser viene infatti impiegato come deterrente per evitare di utilizzare la forza o le armi in caso di pericolo. Il protocollo del ministero dell’Interno prevede come prima cosa la valutazione da parte delle forze dell’ordine dell’esistenza di una situazione violenta o di effettiva resistenza che giustifichi l’uso dello strumento, dopodiché va informata chiaramente la persona verso cui si rivolge il taser di essere armati con una pistola elettrica.

Il passo successivo è mostrare l’arma, anche senza impugnare, come deterrente, e poi produrre una scintilla di avvertimento visiva, puntando l’arma verso il soggetto senza però far partire i dardi. Solo dopo l’avvertimento, se la persona si mostra ancora aggressiva, si può impiegare il taser effettivamente colpendo il soggetto.

Vanno dunque rispettati tre principi, quello della proporzionalità (l’impiego del taser deve essere adeguato rispetto al pericolo in corso), necessità (l’arma va usata solo quando non vi è alternativa per contenere la minaccia) e adeguatezza (va selezionato il mezzo meno lesivo rispetto allo scenario).

Come funziona un taser

Bani è stato colpito due volte, per un totale di quattro scariche elettriche. Il taser funziona inviando impulsi elettrici a basso amperaggio che bloccano temporaneamente i muscoli, facendo cadere e immobilizzando la persona.

Può sparare due dardi a distanza, e ciascun dardo può dare una scarica di circa 5 secondi, che si può ripetere. L’uomo è stato colpito due volte, e in entrambi i casi le scosse sono state due.

 

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Genova24

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