“Favoriti solo i feudi del centrodestra”: polemiche per la Zona Economica Speciale nelle Marche

  • Postato il 3 dicembre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È stata presentata come il grande rilancio per la regione: il 4 agosto, dalla Mole Vanvitelliana di Ancona, la premier Giorgia Meloni annunciava l’estensione della Zona Economica Speciale (Zes) anche a Marche e Umbria. Un intervento subito trasformato in cavallo di battaglia elettorale dal candidato, suo fedelissimo, Francesco Acquaroli (Fdi) che, per settimane, ne ha rivendicato la “grande opportunità” per l’intero territorio. Ma a urne chiuse, con la vittoria acquisita, e soprattutto con la mappa dei benefici in mano, è esplosa la polemica. Da misura pensata per tutti, la Zes concentra il suo principale vantaggio economico – il credito d’imposta sugli investimenti – quasi esclusivamente sulle aree del Sud della regione, lasciando fuori proprio quei territori decisivi per la rielezione di Acquaroli. Le opposizioni non hanno dubbi e vanno all’attacco: “Favoriti solo i feudi del centrodestra“.

Facciamo ordine. La Zes è un meccanismo pensato per ridurre i divari territoriali e stimolare lo sviluppo economico strettamente collegato alle regole dell’Ue sugli aiuti di Stato. Si basa su tre strumenti: lo snellimento burocratico, le agevolazioni fiscali e il credito d’imposta per le imprese. Mentre i primi due valgono per tutto il territorio, il credito d’imposta – cioè il rimborso di una parte delle spese sostenute per nuovi macchinari, ampliamenti o strutture – è riservato solo ai comuni inseriti in una specifica lista regionale. Ed è qui che nasce lo scontro politico.

La Zes diventa legge il 19 novembre ma già nel 2021 la giunta Acquaroli aveva predisposto un elenco di 122 comuni, poi saliti a 124. Dati alla mano, però, la copertura è altissima nel Sud della regione: 87% per la provincia di Macerata, 77% per Fermo e 91% per Ascoli Piceno. Molto più bassa nelle aree settentrionali: 28% in provincia di Ancona e appena il 4% in quella di Pesaro e Urbino. Uno squilibrio subito denunciato dalle opposizioni: “Si vanno a premiare i feudi tradizionali del centrodestra, lasciando indietro i territori storicamente più vicini al centrosinistra”. Non solo: “La lista della Zes è sbilanciata e rischia di creare un Sud che corre e un Nord che resta fermo – dice a ilfattoquotidiano.it la consigliera regionale dem Micaela Vitri -. Nel Pesarese, che pure ha distretti industriali competitivi, i comuni inclusi sono solo due (Frontone e Serra Sant’Abbondio): è una penalizzazione politica evidente”.

Nel frattempo, a Urbino, uno dei tanti comuni esclusi dal credito d’imposta e amministrato dal centrodestra, il sindaco Maurizio Gambini preferisce non alzare i toni, dicendosi preoccupato ma non allarmato: “Le aree sono state definite in base a classificazioni precedenti e la Zes non è solo credito d’imposta: altro punto molto importante è la semplificazione delle procedura – spiega a ilfattoquotidiano.it -. Certo speriamo che la nostra area venga inserita ma la polemica politica non regge: si parlava di questa lista già prima delle elezioni”.

Da Bruxelles interviene anche Matteo Ricci, eurodeputato, ex sindaco di Pesaro e grande sconfitto alle ultime regionali: “La mappatura va rivista con la Commissione europea che stabilisce i criteri per l’accesso agli aiuti di Stato – sottolinea -. Ho parlato con il commissario Raffaele Fitto: lasciare fuori metà regione è sbagliato e discriminatorio”.

Intanto il centrodestra difende a spada tratta l’impianto della misura. Lo testimonia anche il grande evento organizzato, mercoledì scorso, all’Università Politecnica delle Marche, ad Ancona, dove Acquaroli ha presentato (ufficialmente) la Zes rilanciando ancora una volta la “grande opportunità”. Per poi insistere sul fatto che “l’impatto maggiore non è dato dal credito d’imposta ma dalla sburocratizzazione”. Mentre sul divario tra Nord e Sud ha provato a frenare: “La possibilità di rivedere le aree che ricevono aiuti di Stato esiste e nel 2026 faremo richiesta all’Unione per garantire maggiore equità all’intero territorio”. Le opposizioni però rilanciano: “Acquaroli scarica la responsabilità sull’Europa”, attacca Vitri: “La giunta può intervenire subito, insieme al governo, per rimodulare la lista e non lasciare indietro un pezzo di regione”.

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Il Fatto Quotidiano

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