Friedrich Hölderlin, l’ultima stagione (Traduzione di Antonio Devicienti)

  • Postato il 20 giugno 2025
  • Blog
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

Friedrich Hölderlin (1770-1843) è uno dei massimi poeti di lingua tedesca; la sua vicenda biografica è divisa in due fasi: nella seconda, ritenuto affetto da follia, viene affidato alle cure della famiglia del falegname Zimmer a Tubinga – che abita una torre in riva al fiume Neckar, dove Hölderlin vive fino alla morte – e non sono pochi coloro che vengono a visitarlo e per i quali il poeta, su richiesta, compone versi preferibilmente incentrati sulle stagioni dell’anno e sul paesaggio.

Ho scelto alcune di quelle liriche accogliendo in primo luogo l’idea che Giorgio Agamben avanza nel suo libro La follia di Hölderlin. Cronaca di una vita abitante 1806-1843 (Einaudi) e facendo finalmente piazza pulita dei cascami e degli equivoci psicologizzanti e psichiatrici affastellati intorno alle vicende della cosiddetta follia: quello del poeta è sguardo posato sul destino umano che appunto è “vita abitante”, vale a dire vita che sta nel mondo subendone le affezioni, che non è padrona del mondo e che accetta i propri limiti, le proprie mediocrità e fallimenti. La bellezza si dispiega così in un canto sommesso che, all’apparenza, ripete sé stesso, ma che è canto affine alla vita abitante nel ripetere sé stessa e le proprie abitudini quotidiane.

Hölderlin firmò molti componimenti con lo pseudonimo “Scardanelli”, apponendovi spesso date del tutto improbabili.

D.

La veduta

Quando la vita abitante degli umani si avvia nella lontananza,
là dove s’illumina lontanando il tempo delle vigne,
le è contemporaneo anche il campo vuoto dell’estate,
il bosco si profila con la sua oscura figura;
che la natura completa l’immagine dei tempi,
ch’essa dura, quelli scivolano via veloci,
è cosa che accade per perfezione, l’altezza del cielo sfolgora
allora sull’essere umano, come la fioritura incorona gli alberi.

Con umiltà
Scardanelli
24 maggio 1748

*

La veduta

L’aperto giorno è agli umani luminoso d’immagini
quando il verde si mostra da piana lontananza
ancor prima che di sera la luce inclini al crepuscolo
e i bagliori dolcemente attenuino i suoni del giorno.

Spesso l’intimo del mondo appare circondato di nubi, chiuso –
la mente umana colma di dubbi, incupita:
la natura (magnifica) ne rasserena i giorni
e lontana sta l’oscura dubitante domanda.

Con osservanza
Scardanelli
24 marzo 1671

*

Nella foresta

Ma l’uomo vive in capanne e si
avvolge in abiti decorosi con cui
è anche più attento a proteggere lo spirito
come la sacerdotessa la fiamma celeste
(è questo il suo convincimento).
E per questo gli è data la ferma volontà e la potenza più alta
di mancare o di compiere (questo appartiene a chi è simile agli dèi) –
il più pericoloso dei beni (la lingua) è dato
all’uomo affinché egli creando, distruggendo e
inabissandosi e ritornando a colei che eterna vive,
(Maestra e Madre) generi quanto
ha ereditato, da lei appreso, la sua
indiscutibile divinità: l’amore che tutto conserva.

*

L’inverno

Quando non più viste e ormai trascorse sono le immagini
dell’estate giunge il lungo inverno –
i campi sono vuoti, la vista sembra più dolce
e tempeste soffiano intorno e rovesci di pioggia.

Simile a un giorno di riposo è il finire dell’anno,
voce a chiedere che l’inverno si compia
non appena sarà apparso il rinnovante divenire della primavera –
così risplende la natura nella sua terrestre magnificenza.

*

L’inverno

Vuoti i campi, sull’altura lontana risplende
solo l’azzurro cielo e nel dipanarsi dei sentieri
appare la natura nella sua unità, il vento
è fresco e la natura incoronata di chiarità.

L’ora della terra è visibile nel cielo
per tutto il giorno, conchiusa nella chiara notte
quando alto appare il formicolio delle stelle
e più spirituale ancora la vita vasta, distesa.

*

L’estate

I giorni trascorrono al mormorio dell’aria dolce
scambiando la magnificenza dei campi con le nubi –
lo sbocco della valle incontra i crepuscoli montani
lì dove le onde del torrente scompaiono inghiottite.

L’ombra dei boschi guarda dilatata intorno,
dove anche il torrente distante scivola in giù
e visibile è l’immagine della lontananza nelle ore
quando l’uomo ne riconosce il senso.

*

L’estate

Quando la fioritura primaverile scompare
è l’estate che spiraliforme s’vvolge attorno all’anno.
E non appena il torrente discende la valle
appaiono i monti magnifici.

Che i campi si diano a vedere ancor più magnifici
è un qualcosa di simile al giorno che inclina alla sera:
come indugia l’anno così sono le ore estive
e le immagini naturali spesso scomparse alla vista umana.

L'articolo Friedrich Hölderlin, l’ultima stagione (Traduzione di Antonio Devicienti) proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti