Gaza, è tregua ma c’è chi non la vuol vedere, Roma senza pace ma gli elettori diranno la verità

  • Postato il 12 ottobre 2025
  • Politica
  • Di Blitz
  • 1 Visualizzazioni

Francamente non si riesce a comprendere perché una certa parte del nostro mondo politico continui ad essere scettico (eufemismo) sulla pace a Gaza.

Non ne parla apertamente contro, ma in modo furbesco o, se volete, diplomatico insinua dubbi e incertezze che vogliono far presagire un futuro  che non si presenta tranquillo.

Si scrive: c’è fragilità ed incertezza sulla sua tenuta; Hamas non cede le armi; è una tregua legata con lo scotch; solo un miracolo potrà salvarla: Insomma, invece di essere non diciamo euforici, ma per lo meno cauti, si va alla ricerca di mille cavilli che la possano minare.

Tanto è vero che i pro Pal continuano a marciare in strada e nelle file dei manifestanti si incontrano esponenti del Pd e dei 5Stelle.

Per quale ragione un simile astio? Qual è il motivo di tanta acredine? Se questa è legata ad una diversa ideologia c’è da rabbrividire. Perché pur di dimostrare che la ragione è dalla loro parte si fa il male del Paese il quale avrebbe bisogno di una maggiore collaborazione quando si presentano problemi difficili.

Lo stesso ministro Matteo Piantedosi è perplesso: “Sono i nostalgici di una strategia che non c’è più”. Giorgia Meloni è ancora più drastica:”Sono più fondamentalisti di Hamas”.

Gaza, la pace negata

Gaza, è tregua ma c’è chi non la vuol vedere, Roma senza pace ma gli elettori diranno la verità , nella foto scontri corteo pro pal
Gaza, è tregua ma c’è chi non la vuol vedere, Roma senza pace ma gli elettori diranno la verità (foto da video) – Blitz quotidiano

Espressioni che destra  e  sinistra non dovrebbero nè pensare, nè pronunciare se si vuole che l’Italia esca da una crisi che non è solo nostra, ma europea.

Non si parla della conquista della pace, degli ostaggi che vengono liberati, degli oltre duemila palestinesi che usciranno di galera. Della firma ufficiale dell’accordo a cui sarà presente anche Donald Trump.

Quando proprio non si trovano argomenti per innescare una polemica (definiamola internazionale), ci si trincera dietro le differenze ideologiche che dividono il Paese.

Le elezioni in Toscana sono un’occasione ghiotta, una ciambella di salvataggio che non si può perdere. Tanto più che in quel territorio da sempre rosso, la destra ha poche possibilità di ribaltare la situazione. Al novantanove per cento il governatore Eugenio Giani sarà riconfermato per la gioia e la tranquillità di Elly Schlein che non è così sicura di continuare ad essere la segretaria del Pd.

I dubbi su Giani di Elly Schlein

Se vogliamo dirla tutta, la numero uno dei dem non era così convinta del lavoro svolto da Giani in questi anni. Dovette quasi ingoiare il rospo del raddoppio perchè fu convinta dai suoi stessi fedelissimi che, al contrario, le possibilità di vittoria sarebbero  sensibilmente diminuite.

Le previsioni sono tutte per la sinistra anche se la maggioranza si affretta a dire che dopo 55 anni di egemonia è plausibile “dare un assalto alla roccaforte rossa”. Non c’è dubbio che il campo largo si gioca gran parte della sua credibilità, ammesso che ne abbia ancora.

Se per caso la consultazione dovesse dare segni inconfondibili di una decrescita si aprirebbe in seno al Pd una crisi che per il momento è latente (ma non troppo).

Sono giorni in cui il governo deve affrontare problemi spinosi, come la manovra economica in aula martedì prossimo per la sua approvazione. Si parla di tasse, (dovrebbero diminuire finalmente), di pensioni, di lavoro, di disoccupazione, temi scottanti su cui il dibattito si infiamma.

Interviene Maurizio Landini (ti pareva) che non ha peli sulla lingua: “Questa manovra ci farà sbattere” sostiene. Il segretario della CGIL deve essere perentorio, altrimenti il sindacato di base gli soffierà il ruolo da protagonista. Ma per lui, oggi, è più importante occuparsi di politica invece che di lavoro. Se no quali speranze potrà avere in futuro se volesse entrare in quel mondo che ora non gli appartiene?

Dopo la Toscana sarà la volta di Puglia, Veneto e Campania,  ultima regione nella quale regna (con i numeri) Vincenzo De Luca, il governatore uscente.Non si placa la sua polemica con il partito e soprattutto con il candidato, Roberto Fico, diventato al tempo dei grillini doc il presidente della Camera.

Don Vincenzo darà battaglia fino all’ultimo giorno a meno che Mitterand non gli conferisca l’incarico di primo ministro dopo averlo fatto diventare francese in fretta e furia. Potrebbe essere una scappatoia per Emmanuel, ci penserà? Un po’ di ironia non fa mai male.

L'articolo Gaza, è tregua ma c’è chi non la vuol vedere, Roma senza pace ma gli elettori diranno la verità proviene da Blitz quotidiano.

Autore
Blitz

Potrebbero anche piacerti