Gaza è una nuova Srebrenica moltiplicata per dieci: un massacro sotto gli occhi dell’Onu
- Postato il 11 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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1945-2025, 80 anni di Nazioni Unite: la carta, firmata a San Francisco il 24 giugno, entrò in vigore il 24 ottobre, dopo la ratifica da parte dei Paesi membri – allora, 51; oggi, 193. 1995-2025, 30 anni dalla strage di Srebrenica: l’11 luglio, ricorre la Giornata internazionale istituita solo l’anno scorso dall’Onu, momento di riflessione e commemorazione del genocidio svoltosi nella località bosniaca: oltre 8000 uomini e ragazzi musulmani bosniaci vi furono trucidati.
Una pagina, forse la più cruenta, della guerra in Bosnia-Erzegovina. L’eccidio, compiuto da unità dell’Esercito della Repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina, guidate dal generale Ratko Mladic, con l’appoggio di gruppi para-militari, è una macchia sulla fedina dell’Onu: l’area di Srebrenica, infatti, era stata dichiarata dalle Nazioni Unite zona protetta e vi stazionava un contingente olandese di caschi blu dell’UnProfor, acromico di Un Protection Force.
L’UnProfor era stata istituita dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu nel 1992 per “creare le condizioni di pace e sicurezza necessarie per raggiungere una soluzione complessiva della crisi jugoslava”, scoppiata dopo la dissoluzione della Repubblica federale di Jugoslavia e l’esplosione dei conflitti fra le diverse repubbliche e le diverse etnie.
Frenato da consegne inadeguate, il contingente olandese non intervenne. Il genocidio (perché tale venne sancito da una sentenza del 2007 della Corte di Giustizia internazionale) si consumò quindi sotto gli occhi dell’Onu e, perciò, del Mondo. “Trent’anni dopo, ricordare quella strage non è solo un atto di memoria ma è un imperativo, perché oggi, sotto i nostri occhi, sta accadendo ancora”, osservava giorni fa Amnesty International, nell’imminenza dell’anniversario e col pensiero rivolto alla Striscia di Gaza. “Ricordare Srebrenica oggi – scriveva l’organizzazione umanitaria – significa riconoscere i segnali che troppo spesso ignoriamo e non accettare che l’impunità si ripeta – Mladic ed il leader politico dei serbo-bosniaci Radovan Karadzic furono successivamente arrestati e condannati, nda -. A Gaza stiamo assistendo alla distruzione sistematica d’una intera popolazione. Persone uccise dalle bombe, affamate, private di ogni possibilità di salvezza. Intere famiglie cancellate”.
Ma se gli occhi della comunità internazionale sono puntati su Gaza, per documentare i crimini, chiedere con forza che si ponga fine al massacro in corso e pretendere giustizia, la risposta finora venuta dalle istituzioni internazionali e, in particolare, delle Nazioni Unite è debole e inadeguata. Gaza è una nuova Srebrenica moltiplicata per dieci e protratta nel tempo, senza che l’Onu sia stata neppure in grado di dire la sua, tanto meno di inviare una forza d’interposizione.
Sull’ultimo numero de l’antifascista, bimestrale de l’Anppia (Assoviazione nazionale perseguitati politici italiani anti-fascisti), Massimiliano Sfregola, in un servizio dedicato ai Caschi Blu dell’Onu, ricorda che 11 missioni sono tuttora attive – l’ultima è stata inviata ad Haiti nel 2024 – e che circa 60 sono state messe in piedi dal 1948 a oggi. “Ma più che per crearne di nuove, oggi si discute se e quando fare cessare quelle esistenti. Alcune, come quelle istituite per monitorare il cessate-il-fuoco sulle Alture del Golan e in Kashmir, sono lì da tanto tempo che fanno parte del panorama. A Cipro, la missione UnFiCyp, istituita nel 1964, è la più longeva in assoluto, lungo la Green Line che separa greco-ciprioti e turco-ciprioti…”.
La loro utilità è ridotta, anche quando non sono simboliche, ma sostanziali. Gli effettivi dell’Unifil, dislocati lungo la Blue Line, la linea di interposizione tra Libano e Israele, sono oltre 10 mila (e c’è una forte presenza italiana); ma l’estate scorsa quei militari hanno fatto da spettatori, e da bersagli, quando Israele ha invaso il Sud del Libano. Trent’anni passati senza insegnarci nulla.
Intaccate da Srebrenica, ma anche dagli scandali, la reputazione dei Caschi Blu e la fiducia nell’Onu si sono nel tempo logorate e intaccate. In autunno, quando al Palazzo di Vetro si celebrerà l’80° anniversario, ci sarà poco da festeggiare, in un Mondo che, tra rinascite dei nazionalismi e ripudi del multilateralismo, sembra avere abbandonato la strada della cooperazione internazionale e della responsabilità comune.
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