Ginevra. INC-5.2: sull’inquinamento da plastica niente di fatto!
- Postato il 20 agosto 2025
- Ambiente
- Di Paese Italia Press
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A Ginevra (5 – 14 August 2025), i negoziati dell’INC-5.2 (Intergovernmental Negotiating Committee) per un trattato vincolante sull’inquinamento da plastica si sono conclusi senza un accordo. Le discussioni sono state bloccate dalla forte opposizione di un gruppo di paesi produttori di petrolio e petrochimici a qualsiasi obbligo di riduzione della produzione di plastica. L’esito ha deluso gli ambientalisti e le nazioni più ambiziose, lasciando in sospeso la possibilità di un’azione globale efficace.
A marzo 2022, una risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente ha dato il via a un processo ambizioso: elaborare un trattato vincolante sull’inquinamento da plastica per regolamentare l’intero ciclo di vita di questo materiale, dalla produzione allo smaltimento. L’obiettivo era creare uno strumento giuridicamente vincolante per affrontare una delle crisi ambientali e sanitarie più urgenti del nostro tempo. Tuttavia, i negoziati, come quelli svoltisi di recente a Ginevra, hanno mostrato una marcata difficoltà nel raggiungere un accordo definitivo. Le posizioni dei paesi sono molto distanti: da un lato, un gruppo di nazioni più ambiziose spinge per la riduzione della produzione primaria di plastica, dall’altro, un blocco di paesi produttori di petrolio e petrochimici si oppone a qualsiasi limite, puntando invece sul riciclo e sulla gestione dei rifiuti. Questo stallo evidenzia la complessità geopolitica ed economica del problema, che non riguarda solo l’ambiente, ma anche i modelli di sviluppo e gli interessi industriali.

Rischi sanitari dell’inquinamento da plastica
L’inquinamento da plastica non è solo una minaccia per gli ecosistemi, ma rappresenta un grave rischio per la salute umana. Le particelle di plastica, in particolare le microplastiche e le nanoplastiche, sono ormai onnipresenti nell’ambiente e hanno dimostrato di poter entrare nel nostro corpo attraverso l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e il cibo che mangiamo. Queste particelle, una volta all’interno, possono interagire con il nostro organismo in modi ancora non del tutto compresi, ma che destano grande preoccupazione.
Studi recenti hanno evidenziato che la plastica e gli additivi chimici che contiene, come gli ftalati e i bisfenoli, possono avere effetti negativi sul sistema endocrino, immunitario e riproduttivo. Si è notato che possono causare interruzioni ormonali, aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, tumori e disturbi dello sviluppo neurologico. Le microplastiche sono state trovate in diverse parti del corpo, inclusi il sangue, la placenta, il fegato, i polmoni e persino nel latte materno, sollevando seri interrogativi sulle conseguenze a lungo termine dell’esposizione, specialmente per i bambini e i feti.
Il Mediterraneo e l’allarme microplastiche
Il Mar Mediterraneo è uno degli ecosistemi più colpiti dall’inquinamento da plastica, detenendo un triste primato: la più alta concentrazione di microplastiche mai registrata nelle profondità marine. Con 1,9 milioni di frammenti per metro quadro in alcune zone, il Mediterraneo è diventato una vera e propria “trappola di plastica” a causa della sua conformazione di bacino quasi chiuso e dell’elevata pressione antropica delle nazioni costiere. L’87% del mare presenta problemi di inquinamento, non solo da plastica ma anche da metalli tossici e sostanze chimiche industriali. Questa situazione non solo mette a rischio la vita marina, dagli uccelli ai mammiferi e ai pesci, che spesso scambiano le microplastiche per cibo, ma ha anche conseguenze dirette sulla salute umana. L’ingestione di pesci e molluschi contaminati, ad esempio, può portare le microplastiche direttamente sulle nostre tavole.
Rischi per la salute: la plastica nel cervello
Le recenti scoperte scientifiche hanno sollevato un allarme ancora più inquietante: le microplastiche non si limitano ad accumularsi negli organi periferici, ma sono in grado di superare la barriera emato-encefalica, penetrando nel cervello. Uno studio ha rilevato che le microplastiche si accumulano a livelli allarmanti nel cervello umano, in quantità da sette a trenta volte superiori rispetto a reni e fegato. Anche se i meccanismi esatti e le conseguenze a lungo termine sono ancora oggetto di ricerca, è stata suggerita una possibile correlazione tra la presenza di microplastiche e l’insorgenza di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Le sostanze chimiche contenute nella plastica possono alterare i livelli dei neurotrasmettitori e causare stress ossidativo, che contribuisce al danno cellulare. Questa scoperta, sebbene richieda ulteriori studi, sottolinea l’urgenza di agire. La frase “Nei nostri cervelli molta più plastica di quanto immaginato” riassume perfettamente la gravità della situazione e la necessità di un’azione globale e decisa per ridurre la produzione e l’uso della plastica.

Una speranza rimane delle dichiarazione che seguono: “Deve essere chiaro che questo lavoro non si fermerà, perché l’inquinamento da plastica non si fermerà” ha dichiarato Inger Anderson, direttrice esecutiva del Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite (Unep), anche se non è chiaro quali saranno i prossimi passi né le tempistiche delle prossime trattative.
Al link: https://www.youtube.com/watch?v=JMMewaoYlgU&feature=youtu.be il video di Inger Anderson
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Ing. Francesco Cancellieri – Presidente AssoCEA Messina APS e Responsabile Nazionale Area Tematica SIGEA-APS “Paesaggi, Aree Naturali Protette e Rete Natura 2000”
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