Guardia medica, si cercano anche medici in pensione nel Catanzarese

  • Postato il 13 agosto 2025
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Guardia medica, si cercano anche medici in pensione nel Catanzarese

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Diramato un avviso dell’Asp di Catanzaro: manca personale nel catanzarese per la guardia medica, si cercano anche medici in pensione


“SI dispone avviso volto all’acquisizione della disponibilità di ulteriori figure professionali a coprire turni di medico del ruolo unico di assistenza primaria a ciclo orario (ex guardia medica )”.
E’ quanto si legge in un avviso diramato dall’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, finalizzato al reclutamento di personale medico per favorire la massima copertura delle postazioni di continuità assistenziale nel periodo dal 14 al 17 agosto.
L’avviso è rivolto ai medici titolari di continuità assistenziale, ai sostituti, ai medici di medicina generale, anche in quiescenza.

LA RICHIESTA D’AIUTO, ANCHE AI MEDICI IN PENSIONE, PER LA GUARDIA MEDICA DI FERRAGOSTO

Dunque si chiede aiuto a tutti i medici, anche a quelli in pensione, incentivandoli alla copertura di un orario di lavoro da guardia medica con una paga oraria raddoppiata da 30 a 60 euro nel periodo dal 14 al 17 agosto.
La richiesta avanzata dall’Azienda sanitaria provinciale arriva in un periodo “critico” in cui le guardie mediche sono scoperte.
Un esempio concreto arriva dal circondario lametino, in particolare dai comuni di San Pietro a Maida, Maida , Curinga e Cortale. Qui il presidio non è garantito e spesso i cittadini che hanno bisogno di cure si trovano costretti ad arrivare al più vicino pronto soccorso di Lamezia Terme o alla guardia medica posta nelle vicinanze del nosocomio lametino.

MANCANO MEDICI, SOPRATTUTTO DI BASE

La problematica è sempre quella, che ormai da qualche anno attanaglia la sanità calabrese: mancano medici e soprattutto quelli di base ed a pagarne le conseguenze sono i cittadini, che rischiano sulla propria pelle la carenza di personale.

Nei comuni dell’hinterland lametino, nell’ultimo periodo capita di trovare avvisi: “si comunica che il servizio della postazione di continuità assistenziale sarà sospeso”; e quindi bisogna rivolgersi alla Guardia medica di presidio che a seconda del giorno può essere in uno dei quattro comuni.
Il problema è che questi paesi distano più o meno cinque km gli uni dagli altri, e se un cittadino di Curinga ha bisogno di cure mediche urgenti deve arrivare a Cortale percorrendo 15 /20 km su strade, che a causa delle recenti alluvioni, non sono agevoli.

Allora l’utente preferisce dirigersi verso l’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia dove si trova il pronto soccorso; per arrivare qui e sentirsi dire: «perché non si è rivolto alla Guardia Medica?» e magari dover aspettare ore ed ore, senza essere neanche visitato perché vi sono le urgenze da pronto soccorso che hanno priorità.

Una soluzione utile era stata trovata con le Uccp, (Unità complessa di cure primarie) strutture sanitarie territoriali che prevedevano la presenza di varie figure mediche professionali pensate proprio per ridurre l’accesso al pronto soccorso e garantire così le giuste e tempestive cure ai pazienti. San Pietro, per un periodo, ha avuto l’Uccp guidata dal medico di base Domenico Venturi; la struttura ha operato dal periodo del Covid a circa un anno fa; quando è stata chiusa proprio a causa della mancanza di personale.

DALL’UCCP ALL’AFT

Da marzo però sul territorio troviamo l’Aft (Aggregazione funzionale territoriale) nata per sopperire alla mancanza di personale medico, garantendo la copertura giornaliera di un sanitario che presta servizio dalle 8 del mattino alle 20 di sera ma che non prevede cure domiciliari. Il problema, a questo punto, sorge nelle ore serali e notturne e nei giorni in cui non vi è il medico di base e l’Aft.
Allora si ha sempre bisogno delle guardie mediche, previste come presidio e che dovrebbero fungere anche da filtro per il pronto soccorso, garantendo così una minore e giusta affluenza di utenti in modo da favorire il corretto svolgimento delle attività.

Ma così non è, il sistema non funziona e rischia il tracollo. A farne le spese sono i cittadini che ormai non vedono più garantiti i diritti ed i servizi essenziali, come quello alla salute.
Tutto ciò si amplifica nel mese di agosto dove in questi comuni gli abitanti raddoppiano con i numerosi rientri per le vacanze, quindi anche il bacino di utenza per i medici è maggiore. Allora si cerca di correre ai ripari incentivando i sanitari ad offrirsi per il servizio temporaneo ma non trovando soluzioni concrete e durature.

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