Guardo, annuso, ascolto e tocco: la Natura migliora la salute. Gli studi scientifici che lo dimostrano
- Postato il 29 luglio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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La scintilla è stata uno studio pubblicato sulla rivista Science nel 1984, che rivelava come i pazienti operati di cistifellea che potevano vedere alberi dalle finestre delle loro stanze si riprendevano prima, mostravano un più elevato benessere post-operatorio e richiedevano meno analgesici. Grazie a quello studio la biologa Kathy Willis, docente di Biodiversità presso il dipartimento dell’Università di Oxford e già Direttrice scientifica dei Royal Botanic Garden di Kew, ha iniziato a setacciare e raccogliere le ricerche che dimostrano in maniera scientifica ciò che appare ovvio, ovvero che stare in mezzo alla natura ci faccia stare meglio. E ha raccolto i risultati nel saggio La natura che cura. Perché vedere, annusare, toccare e ascoltare le piante ci rende più sani, felici e longevi (Aboca).
Se ci sembra banale il nesso tra camminare nella natura e benessere, si tratta comunque di un effetto che va dimostrato. Nel libro si cita quindi un esperimento condotto dall’università di Chiba in Giappone, in cui i partecipanti portavano un elettrocardiografo portatile e facevano passeggiate uguali in ambienti diversi. Ebbene, è stato dimostrato che i partecipanti erano più calmi e meno ansiosi quando passeggiavano nel parco urbano, in particolare, con alberi sparsi, arbusti e elementi naturali, ma non troppo fitti.
Esperimenti scientifici sono stati fatti anche rispetto ai cosiddetti “bagni di foresta” giapponesi: anche se di soli 15 minuti, è stato dimostrato, spiega la biologa, “che comportano una riduzione del 16 per cento dell’ormone dello stress, il cortisolo, nella saliva, una riduzione della frequenza cardiaca e della pressione”.
Ma non è necessario forzatamente immergersi nel verde. A volte basta persino anche solo guardarlo per avere effetti positivi. Nel 2016 alcuni ricercatori dell’Università dell’Illinois hanno assegnato un campione di studenti ad aule identiche ma con affaccio differente: su spazio verde con alberi, su una parete anonima senza finestre. “I ragazzi che avevano la finestra sul verde mostravano risultati migliori nei test rispetto agli altri”, spiega Kathy Willis. Un altro studio condotto nel 2015 dal Barcelona Institute for Global Health ha mappato, tramite satellite, le aree verdi intorno a casa, a scuola e nel tragitto casa-scuola di bambini della scuola primaria. A prescindere dai fattori socioeconomici, maggiore era la quantità di verde che i bambini incontravano, migliore era la loro memoria di lavoro e capacità di attenzione.
Ma c’è di più: anche solo guardare il semplice colore verde può far stare meglio rispetto alla vista di altri colori. Uno studio condotto dagli scienziati dell’Università dell’Essex ha effettuato tre test su bicicletta con 48 partecipanti, cui veniva fatto vedere un video di diverso colore: verde, bianco o grigio-rosso. Coloro che vedevano il colore verde avevano un umore migliore ed erano meno affaticati rispetto a chi guardava il rosso, che provava più rabbia.
Ma il saggio della biologa inglese sorprende perché va oltre la vista. E sottolinea come ancor più centrali per il benessere, rispetto alla vista di paesaggi verdi, siano l’odore delle piante e soprattutto il loro rumore.
Uno studio condotto dalla Nippon Medical School di Tokyo e riportato nel libro ha dimostrato che chi passava tre notti consecutive in una stanza che aveva il profumo di cipresso diffuso nell’aria aveva una riduzione dell’ormone dell’adrenalina nelle urine e un aumento significativo di cellule cosiddette NK (le “natural killer”).
L’Università di Lund in Svezia ha dimostrato, invece, che i suoni fanno meglio della vista: ha collocato partecipanti che subivano uno evento stressante indotto in tre stanze: con i suoni della natura, panorami di natura e pareti bianche. Il recupero più rapido dallo stress si verificava in chi ascoltava i suoni della natura.
Ma ancora più sorprendenti sono i risultati sui ricoverati: secondo uno studio del 2008 del Toki General Hospital in Giappone, i pazienti sottoposti a riparazione dell’ernia mentre ascoltavano una registrazione di foglie e canti di uccelli avevano un’attività dell’amilasi salivare significativamente ridotta al momento della sutura della ferita rispetto a quelli che non ascoltavano suoni. I suoni di origine naturale possono svolgere un ruolo importante nella riduzione del dolore post operatorio, riducendo ansia e inducendo rilassamento.
Infine, secondo Kathy Willis anche toccare la natura fa bene. Un progetto svolto in Finlandia ha mostrato come bambini dell’asilo lasciati giocare in un cortile che conteneva terra del sottobosco abbia comportato un impatto positivo sul loro microbioma (misurato attraverso il sequenziamento genetico dei batteri prelevati dai tamponi della pelle e campioni di feci). Analogamente, un altro studio su quarantotto anziani finlandesi dell’Università di Helsinki ha rilevato che i campioni fecali di coloro che vivevano in appartamenti urbani con poca vegetazione intorno mostravano un’abbondanza e diversità molto inferiori di microbioti intestinali ‘sani’ rispetto a chi aveva un’abitazione con giardini a meno di duecento metri.
La biologa spiega come si possa interagire con la natura anche al chiuso, ad esempio incorporando elementi naturali nei luoghi in cui viviamo e lavoriamo, usando il legno come materiale da costruzione, mettendo piante da interni, allestendo pareti verdi nei nostri uffici e spazi di lavoro.
Inoltre, esiste uno strumento formidabile che ci fa stare del bene e che tutti possiamo fare: il giardinaggio. Secondo uno studio del 2017 dell’università di Tokyo, il giardinaggio riduce depressione, ansia, stress, disturbi dell’umore, migliora le funzioni cognitive, abbassa la pressione sanguigna e riduce l’indice di massa corporea. Insomma, niente più scuse, il verde per stare meglio è davvero alla nostra portata, afferma Willis.
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