Guerra e pace: l’Occidente è complice nel genocidio a Gaza e sabotatore in Ucraina

  • Postato il 21 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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A Gaza l’occidente ha scelto la complicità con lo Stato d’Israele responsabile del genocidio contro il popolo palestinese. Hanno deciso di stare dalla parte del più forte, dell’oppressore. Senza pietà.

In Ucraina, dove la questione dei rapporti di forza è decisamente più complessa e dove si combatte una guerra (in Palestina c’è uno stato divenuto terrorista e un popolo stremato che fa la resistenza), ogni volta che sembra aprirsi uno spiraglio di pace entrano in atto i sabotatori, che sono tanti, ma quelli più accaniti – con tanto di elmetto in testa – sono sempre i governanti dell’Europa occidentale, dell’Unione europea delle armi e della guerra.

Hanno scelto l’economia di guerra per affrontare la crisi globale del capitalismo e consolidare le loro deboli leadership, annichilire la democrazia, con tanto di goduria per trafficanti di armi, speculatori seriali, multinazionali affaristiche e mafie.

Quando si parla di guerra e di pace bisogna scegliere in modo netto da che parte stare, ma in maniera credibile, non in chiacchiere. Io sono contro le guerre da sempre e chiunque prova a fermare una guerra, con giustizia ovviamente, deve avere per quanto mi riguarda un leale sostegno. Non mi interessa se chi ci prova è di destra o di sinistra, se è progressista o conservatore, chi prova a perseguire una pace giusta va incoraggiato.

Trump è un politico totalmente distante dal mio pensiero etico e politico, con posizioni vomitevoli su Gaza, ma se in Ucraina dovesse fare meglio di Biden, e ci vuole davvero poco, per me va bene. Non mi piacciono quelli che tifano a seconda del colore politico degli attori in campo e dimenticano le centinaia di migliaia di vittime a terra e gli orrori terribili e le conseguenze dei conflitti, sul piano anche ambientale ed economico. Molte persone forse pensano che tutto questo non ci tocca. Da un punto di vista umano e morale dovrebbe lacerarci e ribellarci, da un punto di vista economico soprattutto ma anche ambientale subiamo già da tempo gravissimi contraccolpi, ma la guerra vera e propria si avvicina giorno dopo giorno anche dalle nostre parti.

Non ci vuole tra l’altro nulla perché si allarghi il conflitto, anche un incidente militare, come la storia insegna. La guerra è morte, la pace è vita. Da che parte si vuole stare. Non è il luogo dell’indifferentismo. Poi ci si divide su tutto il resto, ma in pace e in guerra, così come dovrebbe essere per mafia e antimafia, non c’è da dividersi in guelfi e ghibellini. La guerra non è un videogioco o un reel da vedere sul telefono, è la più grande devastazione per il genere umano. Nella guerra muoiono soprattutto i più giovani e i genitori seppelliscono i resti dei cadaveri dei figli. E se dovesse esserci un conflitto nucleare non avremo nemmeno chi seppellisce qualcuno perché sarà la fine dell’umanità e del pianeta.

Bisogna perseguire ogni giorno ogni spiraglio di pace, costruire diplomazie e dialogo, non calpestare il diritto internazionale. È ogni giorno sempre più difficile, il tempo non gioca a favore. Ho il dubbio sempre più fondato che per cambiare la rotta che va verso il baratro dovremmo cambiare i timonieri che guidano i nostri governi. E per farlo deve crescere necessariamente la mobilitazione popolare. Nulla è impossibile, solo se accade l’irreversibile nulla sarà più possibile.

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Il Fatto Quotidiano

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