“Ho venduto la mia faccia all’intelligenza artificiale per 1.500 sterline e ora ho paura di essere intrappolato in un incubo”: lo sfogo di Lucy
- Postato il 11 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Ho venduto la mia faccia all’intelligenza artificiale per 1.500 sterline e ora ho paura di essere intrappolato in un incubo”. La distopica vicenda accaduta a Lucy (nome di fantasia ndr) è stata raccontata dai tabloid inglesi. La donna è stata contattata su Instagram con un messaggio che le proponeva di diventare una modella AI. La 23enne Lucy ne è rimasta subito incuriosita proprio perché conosceva la questione, almeno credeva di conoscerla, tramite l’esempio di una star come Kendall Jenner che aveva creato i propri avatar di AI. La start-up di intelligenza artificiale dietro la pubblicità ha offerto una cifra pari a 1.500 sterline che a Lucy sono sembrate soldi facili.
La firma è avvenuta in un amen. Tuttavia Lucy non si è resa conto di aver di fatto rinunciato a vita ai suoi diritti sulla sua immagine nelle pubblicità a pagamento. Ora, essendo vincolata da un accordo legale, la ragazza si trova ad affrontare la possibilità che la sua immagine venga pubblicizzata per promuovere prodotti o cause a sua insaputa. “È stato solo un primo contatto tramite messaggio privato da parte di uno scout che voleva usarmi come modella di intelligenza artificiale“, ha raccontato Lucy al Manchester Evening News. “Il denaro è stato principalmente ciò che mi ha attratto. Credo di aver trovato interessante anche l’idea di diventare una modella di intelligenza artificiale, dato che ho visto celebrità fare lo stesso in passato sui social media, quindi ho pensato che sarebbe stato divertente provarci anch’io”.
Lucy è infine diventata protagonista di un nuovo documentario girato a Manchester e dintorni che esamina il crescente fenomeno dei modelli di intelligenza artificiale nel settore dei contenuti generati dagli utenti. Il film di 20 minuti, creato dal documentarista e produttore Sam Tullen, approfondisce l’emergere dei creatori di intelligenza artificiale. Il regista ha spiegato che sebbene la situazione di Lucy non sia così diffusa, non è detto che la questione non si diffonda con grande rapidità: “Dato che la tecnologia avanza più velocemente delle leggi che la regolano, è necessaria una maggiore consapevolezza e spero che questo documento contribuisca in qualche modo a tale dibattito”.
Insomma, almeno una lezione da questa mezza truffa va imparata: ogni programmatore e programma di AI vive di immagini (e informazioni) altrui. La AI non si genera da sola ma grazie a chi ingenuamente, o volontariamente, offre la propria privacy personale come Lucy o i propri archivi di informazione (come molti giornali, siti web, ecc) per darla in pasto a nuovi programmi che la vampirizzano e la sfruttano con la scusa di migliorie tecnico stilistiche per i video e di rapidità nell’offrire risposte come “motori di ricerca” per scrivere articoli, tesi o temi.
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