I sindaci fanno blocco sull’energia pulita: tetti e aree dismesse bastano per la transizione energetica

  • Postato il 29 aprile 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Di TESS (Transizione Energetica Senza Speculazione)

Erano 150 all’inizio di febbraio, oggi sono già oltre 200 i “sindaci per la transizione energetica” che si riconoscono in un documento presentato ai politici e ai cittadini per chiedere maggiore voce nelle procedure e nelle decisioni sull’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile sul territorio, concentrando le risorse a disposizione su quelli meno impattanti. La presentazione è avvenuta il 16 aprile a Palazzo Madama con l’obiettivo di far comprendere ai funzionari e ai burocrati che chi governa i comuni non rappresenta un intralcio nei confronti degli impianti rinnovabili; insieme chiedono di avere il ruolo di pianificatori per non vedere sfasciare quegli stessi territori che sono stati chiamati ad amministrare.

I sindaci oggi non possono esprimere il proprio valore di rappresentanti delle comunità, perché le norme emanate per accelerare la transizione energetica hanno eliminato una serie di passaggi tagliando fuori la consultazione dei territori e mettendo in secondo piano l’ambiente e la natura, creando contemporaneamente un problema di democrazia e di mancanza di visione del futuro; questi primi cittadini chiedono di recuperare il giusto ruolo che gli compete, dal quale sono stati esclusi.

Il documento rivolge alle istituzioni una serie di proposte di interventi legislativi che, oltre a restituire agli amministratori locali potere di programmazione e pianificazione in materia di installazione di FER, mirano a premiare ed incentivare gli impianti meno impattanti dal punto di vista paesaggistico. I sindaci riuniti, provenienti da tutte le zone d’Italia ed appartenenti a tutti gli schieramenti politici, sono favorevoli alla transizione energetica e convengono che la produzione di energia pulita è un interesse che va perseguito, ma non a discapito della tutela dei territori e del patrimonio culturale; gli amministratori locali spesso vengono a conoscenza dei progetti da fonti non ufficiali, possono permettersi solo blande osservazioni legate al rispetto delle distanze degli impianti ma il concetto di pianificazione è più ampio, occorre rispettare la vocazione dei territori per mantenere la propria identità.

Senza programmazione pubblica sono stati presentati seimila progetti per grandi ed impattanti impianti industriali di produzione di energia rinnovabile, per una capacità elettrica di oltre 5 volte i già ambiziosi traguardi del green deal; vista la notevole mole di incentivi pubblici ricadenti sulle bollette elettriche dei cittadini e sulla fiscalità generale, si è favorito un settore economico privato in grandissimo fermento per i grandi guadagni realizzabili con bassi rischi d’impresa. Abbiamo esempi di imprese con capitali sociali minimi che propongono impianti del valore di milioni di euro, senza la necessaria conoscenza dei territori e presentando spesso documentazione copia-e-incolla, in una gara a chi arriva prima con progetti che si sovrappongono tra loro.

Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), nel suo aggiornamento di giugno 2023, prevede per il 2030 un incremento di circa 74 GW dell’energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto al 2021, dei quali 57 derivanti da fotovoltaico e 17 da eolico. Lo stesso PNIEC suggerisce di “indirizzare la diffusione della significativa capacità incrementale di fotovoltaico prevista per il 2030, promuovendone l’installazione innanzitutto su edificato, tettoie, parcheggi, aree di servizio, etc”. I dati ISPRA ci dicono che la superficie netta disponibile per il fotovoltaico sui tetti (escludendo i centri storici dei principali comuni e tutti i centri urbani minori, in cui l’installazione dei pannelli può essere inopportuna o soggetta a vincoli di natura storico-paesaggistica) può variare da 757 a 989 kmq, stimando una potenza installabile sui fabbricati esistenti variabile dai 73 ai 96 GW; a questa potenza si potrebbe aggiungere quella installabile in aree di parcheggio, in corrispondenza di alcune infrastrutture come autostrade o ferrovie, in aree dismesse o in altre aree impermeabilizzate, senza aumentare il consumo di suolo.

Ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, sfruttando gli edifici disponibili ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW, un quantitativo sufficiente a coprire l’aumento di energia rinnovabile complessiva previsto dal PNIEC al 2030. La proposta è dunque quella di seguire le indicazioni contenute nel rapporto ISPRA come soluzione che soddisfa tutti: cittadini, sindaci, Regioni, Governo ed Unione Europea. Tranne forse gli imprenditori privati.

Il numero dei sindaci aderenti a questa iniziativa è destinato ad aumentare, tutti uniti possono sentirsi meno soli e sostenersi a vicenda; gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili devono essere regolamentati per il loro inserimento nel paesaggio italiano, che è unico al mondo per le sue identità storiche e culturali e per il quale siamo giustamente famosi.

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