Il Genius Act fa tremare la finanza: potremmo assistere a una deregulation su scala globale

  • Postato il 14 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Quando si parla di crisi finanziarie, la mente corre inevitabilmente al 2008. Eppure, qualcosa di ancora più destabilizzante potrebbe profilarsi all’orizzonte. Non lo dice un catastrofista da social, ma l’agenda del Senato degli Stati Uniti.

Con 66 voti favorevoli e 32 contrari, è stato dato il via al dibattito su una normativa che rischia di far tremare la finanza globale: il Genius Act. Dietro un nome che suggerisce progresso e innovazione, si cela un pacchetto legislativo sulle stablecoin, cioè quelle criptovalute teoricamente ancorate a beni stabili come dollaro, oro o titoli di Stato.

Per semplificare: immaginate di avere una moneta finta, come quelle che si usano in un videogioco. Però questa moneta speciale è fatta in modo che dovrebbe sempre valere come una vera moneta da un dollaro. È come se fosse legata con un filo invisibile a una moneta vera: quando la moneta vera vale tanto, anche quella finta vale tanto; quando la moneta vera vale meno, anche quella finta vale meno. Ma l’idea è che stiano sempre vicine, come se non potessero allontanarsi troppo.

Il pericolo? Che questo impianto normativo, se approvato, possa trasformare le stablecoin in strumenti di riserva quasi-paralleli, ma senza i freni delle regole bancarie tradizionali. In parole semplici: titoli digitali sostenuti da capitali privati che sfuggono ai controlli del sistema finanziario classico. Come se tante persone iniziassero a usare un salvadanaio digitale che però non ha le stesse regole e sicurezze delle banche.

Ecco perché tanti esperti sono preoccupati. Perché se troppa gente inizia a fidarsi di questi “zainetti digitali” non controllati, tutta la finanza – cioè il modo in cui girano i soldi nel mondo – potrebbe diventare instabile, come un castello di carte pronto a crollare. La senatrice democratica Elizabeth Warren non ha usato mezzi termini: siamo davanti, secondo lei, al rischio concreto di “una nuova crisi sistemica”, per la prima volta innescata direttamente dal Congresso attraverso un regime legale parallelo, capace di sottrarre enormi masse di capitali al circuito bancario tradizionale.

Un déjà-vu? Forse. Venticinque anni fa, il Congresso spalancò le porte ai Commodities Futures Modernization Act, favorendo il boom incontrollato dei derivati. Sappiamo com’è andata a finire. Questa volta, però, la minaccia arriva dalla digitalizzazione della moneta. E mentre i promotori parlano di innovazione e decentralizzazione, gli analisti più critici ricordano che le criptovalute, già oggi, hanno un valore di mercato che può passare da tremila a mille miliardi in pochi mesi. Una volatilità incompatibile con la stabilità monetaria e la tutela del risparmio.

Dietro tutto questo c’è anche la politica. I repubblicani, con in testa J.D. Vance e Donald Trump, hanno fatto delle criptovalute una bandiera ideologica, cavalcando il loro appeal antisistema. Non è un caso che la conferenza mondiale su Bitcoin di quest’anno si sia tenuta proprio a Las Vegas, con l’ex presidente Trump tra gli ospiti d’onore e la sua famiglia a curare le relazioni pubbliche.

Nel frattempo, mentre Wall Street si prepara e le autorità monetarie internazionali tacciono, il disegno di legge americano promette di rivedere completamente le regole del gioco. Se sarà approvato, potremmo assistere a una deregulation su scala globale. Con tutte le conseguenze del caso.

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