Il Kazakistan ha un nuovo centro culturale contemporaneo indipendente

Fare da piattaforma di lancio internazionale per gli artisti del Kazakistan e dell’intera regione dell’Asia centrale: non cambia l’ambizioso obiettivo del Tselinny Center of Contemporary Culture di Almaty, la più grande città kazaka, all’ingresso nella sua nuova sede il 5 settembre 2025. Lo spazio, un grande ex cinema sovietico a cui l’istituzione deve il proprio nome, ha subito un’importante trasformazione negli ultimi sette anni sotto la direzione dell’archistar britannico Asif Khan, ed è ora pronto per ospitare la prima istituzione culturale e artistica indipendente della grande repubblica centroasiatica.

Credit Asif Khan, 2025
Credit Asif Khan, 2025

Il Tselinny Center of Contemporary Culture

Fondato nel 2018 dall’oligarca kazako Kairat Boranbayev, il Tselinny Center of Contemporary Culture nasce per sostenere e rafforzare la comunità intellettuale locale attraverso la costruzione di un dialogo tra artisti, ricercatori e scienziati contemporanei. In quest’ottica le mostre e installazioni del Centro sono integrate da un programma di conferenze, dibattiti, presentazioni di libri, workshop per famiglie e tavole rotonde, il primo laboratorio teatrale inclusivo dell’Asia centrale e un programma cinematografico. Da maggio ci sarà quindi la Korkut Sonic Arts Triennale: Rites of Eternal Wind, dedicata alle forme contemporanee di arte sonora, alle pratiche di ascolto performative, alla musica sperimentale e d’avanguardia.

Concert of Hongshuo Fan and Daulet Zhanshin at Museum of Folk Music Instruments named after Yhlas, Tselinny Center. Korkut Sonic Arts Triennale, 2022. Credit Tselinny center
Concert of Hongshuo Fan and Daulet Zhanshin at Museum of Folk Music Instruments named after Yhlas, Tselinny Center. Korkut Sonic Arts Triennale, 2022. Credit Tselinny center

Il programma degli eventi “Barsakelmes” del Tselinny Center of Contemporary Culture

Punto più alto di questo programma artistico è il ciclo di opere e di incontri Barsakelmes, basati sulle tradizioni, storie e caratteristiche della cultura kazaka. “Barsakelmes” è il nome di un’isoletta nel vicino Lago d’Aral il cui nome (letteralmente “se uno va lì, non torna”) evoca la difficile memoria coloniale che i kazaki hanno nei riguardi del loro “mare” interno: il graduale prosciugamento del lago salato sotto il dominio sovietico ha portato alla distruzione di un intero ecosistema e cancellato i mezzi di sussistenza delle comunità vicine. Il programma di apertura del Centro si concentra su questo tema, e su quello della guarigione dai traumi coloniali, attraverso diversi interventi: una serie di performance in collaborazione l’etichetta musicale indipendente qazaq indie collective, che reinterpretano una leggenda locale in cui il potere divino della musica scaccia il male e salva dalle calamità; un’installazione site specific di Gulnur Mukazhanova – artista classe 1984 già partecipante alla Biennale di Venezia 2024 -, che affronta l’identità e la trasformazione dei valori tradizionali kazaki nell’era della globalizzazione attraverso il tema spirituale dei portali; e l’opera video Who guards your dreams di Dariya Temirkhan (nata nel 2000), basata su una serie di acquerelli con storie di serpenti e draghi, che sarà proiettata sullo sgraffito creato sui muri del palazzo dall’artista Evgeny Sidorkin e appena restaurato.

Photo Documentation of Film Negatives in the SCCA Archive Digital dataset Documentation, Tselinny Center
Photo Documentation of Film Negatives in the SCCA Archive Digital dataset Documentation, Tselinny Center

Le mostre di apertura del Tselinny Center of Contemporary Culture

Due le mostre che apriranno il programma espositivo del Centro, entrambe dedicate alla sua storia ed evoluzione nel panorama locale: la prima, Documentation: Imagination of Central Asia on the Map of Contemporary Art, è una mostra d’archivio interattiva curata da Asel Rashidova e incentrata sul progetto Tselinny Documentation, un dataset che raccoglie e rende accessibili al pubblico gli archivi artistici dell’Asia Centrale a partire dal 1985.
La seconda, curata da Markus Lähteenmäki, è intitolata From Sky to Earth: Tselinny by Asif Khan ed esplora la trasformazione architettonica di Tselinny da cinema – il più grande del Paese, per quella che al tempo era la capitale della repubblica sovietica kazaka – a spazio artistico multifunzionale. Nato negli Anni Sessanta e caratterizzato da una struttura brutalista in cemento, il grande cinema ha visto la ricostruzione del foyer e delle ali, l’implementazione di una facciata di lamelle in acciaio affiancate da pannelli in cemento (animati da motivi simili a petroglifi), un ristorante e una terrazza affacciata sul quartiere di parchi e piazze un tempo noto come Broadway. “Il mio obiettivo non è semplicemente rinnovare i resti sovietici”, aveva detto Khan qualche mese fa, “ma scoprire uno Tselinny che non è mai esistito, aprendo a un futuro definito dalla prossima generazione di artisti e di pubblico”.

Giulia Giaume

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Autore
Artribune

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