Il mito di Marlene, l’Angelo Azzurro e la fine della Weimar

  • Postato il 29 luglio 2025
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Il mito di Marlene, l’Angelo Azzurro e la fine della Weimar

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CAPOLAVORO indiscusso del primo cinema sonoro tedesco, L’angelo azzurro è un film del 1930 di Josef von Sternberg, adattamento dell’omonimo romanzo di Heinrich Mann del 1905. Siamo in piena Repubblica di Weimar, una sorta di Rinascimento del diciannovesimo secolo. Letteratura, teatro, pittura, cinema: Weimar detta nuove regole al mondo. Una delle parole chiave è “espressionismo”. Un gruppo di autori di lingua tedesca tra cui Fritz Lang, Friedrich Murnau e lo stesso von Sternberg trova questa nuova forma, mediata dalle arti figurative, decisiva per il futuro cinema tedesco. Molti di loro con l’avvento di Hitler, abbandoneranno la Germania portando la loro visione in tutto il mondo, soprattutto in America.

Al centro de L’angelo azzurro c’è il severo e anziano professor Rath che insegna nel ginnasio della cittadina in cui vive. Venuto a sapere che alcuni suoi studenti frequentano un cabaret malfamato, L’Angelo azzurro dove si esibisce la cantante Lola Lola, decide di andare di persona per sorprenderli e impartire loro una meritata lezione. Il professore, però, finisce con l’innamorarsi della soubrette. Lasciata la scuola e chiesta la sua mano, la segue di città in città, conducendo una vita sempre più umiliante e degradata che lo porta a vendere ai clienti dei locali, in cui Lola si esibisce, le foto della cantante seminuda. Quando la troupe della donna fa ritorno all’Angelo azzurro, l’uomo finisce per esibirsi lui stesso sul palcoscenico del cabaret, in costume da clown, urlando “chicchirichì”, davanti ai suoi ex colleghi e alle autorità. Scoperto che la donna lo tradisce, Rath esce di senno e tenta quasi di strangolarla, finendo per tornare di notte nel suo ginnasio e lasciarsi morire aggrappato a quella che fu la sua cattedra.

Quando Josef von Sternberg viene chiamato dalla Paramount a dirigere questo film non ha alle spalle successi al botteghino. Ha però una collaborazione già avviata con l’attore tedesco di origine svizzera Emil Jennings con il quale ha già lavorato per Crepuscolo di gloria. Per portare sullo schermo il romanzo di Heinrich Mann serve una protagonista che abbia le caratteristiche necessarie e sia in grado di bucare lo schermo. Le candidate sono diverse ma alla fine la scelta cade sulla ventinovenne Marie Magdalene “Marlene” Dietrich che il regista vede in scena nella rivista musicale “Zwei Krawatten”. L’attrice arriva al momento giusto a rappresentare qualcosa di più vasto di un ruolo in un film. Sarà lei infatti, a raffigurare, anche fisicamente, la nuova tendenza del cinema tedesco. L’attrice viene da ruoli non significativi e si ritrova, improvvisamente, a vestire i panni di un personaggio, Lola Lola, che incarnerà un nuovo modello femminile influenzando la storia, non solo del cinema. Cappello a cilindro, calze e giarrettiere nere, boa di piume, una voce roca e profonda, una carnagione bianchissima, gambe notevoli: l’ambigua, sensuale, cinica cantante di cabaret diventa ben presto un personaggio iconico; il primo che Marlene Dietrich interpreta nel suo lungo sodalizio con von Sternberg che ne plasma l’immagine di donna fatale, libera ed emancipata.

Dotata di una bellezza, di un fascino, di qualità attoriali fuori scala, Marlene Dietrich è molto più di una diva, è una delle grandi figure femminili del Ventesimo secolo, capace di sfidare e modificare le norme della società. Emigrata in America, insieme al suo scopritore, diventa una delle più acclamate e perturbanti dive della storia del cinema. Ma L’angelo azzurro non sarebbe il film che è senza l’interpretazione del protagonista maschile Emil Jannings, simbolo di una borghesia che sta perdendo i propri valori, che non si accorge della sua marginalità all’interno di un mondo in mutamento – sempre più cinico e feroce – e destinata all’autodistruzione.

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