Il Pd campano consegnato ai De Luca: Schlein si è arresa ai cacicchi
- Postato il 7 settembre 2025
- Blog
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
di Francesco Miragliuolo*
A mezzogiorno di giovedì si è chiusa la presentazione delle liste per la candidatura a segretario regionale del Partito Democratico della Campania. Alla fine, il nome è uno solo: Piero De Luca, figlio d’arte, scelto dal padre Vincenzo per proseguire la dinastia salernitana. Un accordo costruito senza reale discussione nella base, ma frutto di una resa incondizionata di Elly Schlein, che dopo due anni e mezzo di proclami contro i “cacicchi” ha deciso di affidarsi agli stessi, trasformando la promessa di rivoluzione in una restaurazione. Prima alle Europee, ora alle Regionali, i candidati sono sempre gli enfant prodige dell’era renziana.
Il compromesso è chiaro: Piero De Luca candidato unico, e dunque segretario di fatto; Roberto Fico riceve la benedizione di De Luca padre. Vincenzo De Luca ha del resto dichiarato al Corriere che senza continuità sul suo programma di governo non c’è accordo: una risposta indiretta ma inequivocabile a Sandro Ruotolo, che proprio su questo giornale aveva sostenuto che il “deluchismo” fosse ormai finito. La realtà è che De Luca controllerà le liste del Pd campano attraverso il figlio segretario, e può contare su numerosi fedelissimi inseriti nelle liste dei riformisti.
In Campania, negli ultimi anni, sono accaduti fatti gravi. Si è usciti dal commissariamento sacrificando i diritti dei cittadini in nome di una politica ordoliberale che preferisce tagliare piuttosto che trovare soluzioni, in aperta violazione della giurisprudenza costituzionale (Corte cost. n. 275/2016 e n. 195/2024, che sanciscono la prevalenza dei diritti sociali sui vincoli di bilancio).
L’acqua è avviata alla privatizzazione nonostante la delibera n. 162/2025 della Corte dei conti l’abbia bocciata. Le spiagge vengono consegnate ai privati, con stabilimenti che arrivano a vietare perfino di portare cibo da casa o di accedere liberamente alla battigia, che resta un bene comune. La legge urbanistica, infine, spalanca le porte a speculazioni senza controllo. Non va dimenticato, inoltre, che il Consiglio regionale ha deliberatamente affossato la proposta di legge di iniziativa popolare sottoscritta da 13.000 cittadini, violando lo statuto che obbliga a discuterla.
Elly Schlein aveva promesso pugno duro e discontinuità, ma il risultato è stato il contrario: la ricandidatura di tutti gli uscenti, compresi quelli che hanno votato il terzo mandato poi bocciato dalla Consulta, andando contro il principio costituzionale della disciplina e dell’onore, che impone di chiedersi se una legge serva davvero agli abitanti o soltanto ai governanti. Tra questi spicca Massimiliano Manfredi, fratello del sindaco di Napoli, al centro delle cronache per non essere riuscito a presentare neppure una lista a Nola: un episodio che ha messo in luce le logiche di spartizione del potere nel Pd campano.
Non c’è nessun “interesse superiore” nel voler battere la destra se questo significa ridursi a giochi di palazzo. In politica la somma non è mai semplice addizione: spesso è sottrazione e divisione. Ed è per questo che la destra governa, mentre in Campania la partita appare già segnata. Si dirà che sono tutti soddisfatti, tranne i cittadini campani, che infatti hanno smesso di votare. E come dar loro torto? Perché recarsi alle urne, se la partecipazione è svuotata, se contano solo le candidature e non i programmi, se manca la dignità politica di dire la verità e di costruire una visione collettiva, riducendo tutto a puro elezionismo e a carriere personali?
In questo scenario, Roberto Fico appare poco più che una foglia di fico: la garanzia che Gaetano Manfredi potrà contare sulla piena copertura regionale per proseguire il programma di De Luca, fatto di privatizzazioni e svendite di beni comuni.
* Studente di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli e attivista politico
L'articolo Il Pd campano consegnato ai De Luca: Schlein si è arresa ai cacicchi proviene da Il Fatto Quotidiano.