Il prezzo del diesel torna a salire, mentre la benzina scende: l’effetto delle accise
- Postato il 20 ottobre 2025
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- Di Virgilio.it
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Cambiano l’imposta e il prezzo, ma non muta il risultato: a pagare, ancora una volta, saranno gli automobilisti. Da oggi, 20 ottobre, fare rifornimento costerà di più per chi guida un’auto diesel, e un po’ di meno per chi invece ha scelto la benzina. Il motivo? Un nuovo “riallineamento” delle accise voluto dal governo, una mossa che nei numeri sembra piccola – appena 1,5 centesimi in più o in meno al litro – ma che, vista su scala nazionale, diventa una montagna di soldi. Il diesel, usato come carburante, sale così a 63,24 centesimi di accisa al litro. La benzina, invece, scende da 72,80 a 71,34.
Una firma nella notte
Tutto ha preso forma nel silenzio notturno tra il 14 e il 15 maggio, quando il decreto interministeriale è comparso sulla Gazzetta Ufficiale. Firmato da quattro ministri – Ambiente, Economia, Infrastrutture e Agricoltura – il provvedimento prevede un progressivo allineamento delle accise su diesel e benzina nell’arco di cinque anni, dal 2025 al 2030. Ogni anno, l’accisa sul gasolio salirà di 1-1,5 centesimi, mentre quella sulla benzina scenderà dello stesso importo. Tutto questo con l’eccezione del settore dell’autotrasporto, che resta fuori dal gioco delle rideterminazioni.
E i soldi raccolti? Andranno a finanziare il Fondo per il trasporto pubblico locale e a coprire, almeno in teoria, i rinnovi contrattuali dei lavoratori del settore. Una buona intenzione, senza dubbio. Ma il punto è un altro.
Quanto costa davvero
Secondo i calcoli del Codacons, questa modifica costerà 364 milioni di euro l’anno agli automobilisti con vetture diesel. Un pieno, tradotto, costerà in media 91 centesimi in più. Sul fronte opposto, chi usa la benzina vedrà un risparmio analogo, con una riduzione stimata in 374,5 milioni di euro l’anno complessivi. Ma la bilancia dei numeri non consola tutti quanti.
Assoutenti, l’associazione dei consumatori, denuncia un altro dato inquietante: in Italia, le tasse rappresentano oltre il 60% del prezzo di benzina e gasolio. Solo nel 2023, su 70,9 miliardi di euro spesi in carburanti, 38,1 miliardi sono finiti allo Stato sotto forma di accise e IVA. Ed è anche per questo che i listini alla pompa in Italia restano tra i più alti d’Europa.
Prezzi alla pompa: già si sente la stretta
Anche se l’effetto delle nuove accise non è ancora pienamente incorporato nei prezzi, i segnali sono già evidenti. Secondo Staffetta Quotidiana, il prezzo medio della benzina self supera di nuovo 1,70 €/l, mentre il diesel si attesta a 1,586 €/l. In modalità servito, si toccano rispettivamente 1,845 €/l per la benzina e 1,729 €/l per il diesel. Numeri che tornano a pesare soprattutto sui pendolari, sui lavoratori e su chi vive nelle aree interne, dove l’auto è spesso l’unico mezzo di spostamento.
Alla fine, nulla cambia
Che si chiami riforma, allineamento o rideterminazione, la sostanza resta invariata: le accise sono ancora lì, e con esse il fardello fiscale che ogni automobilista porta con sé a ogni rifornimento. Solo che ora è più pesante per chi ha scelto il diesel, magari proprio seguendo le indicazioni di un mercato che fino a ieri premiava l’efficienza e la resa di quel motore. E la pompa, come sempre, presenta il conto (salato).