Il Sentiero degli Appalachi non è per tutti: ecco perché vale la pena

  • Postato il 21 giugno 2025
  • Cammini
  • Di SiViaggia.it
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Lo spirito di un cammino di questa portata è fatto di sfida, solitudine, immersione totale nella natura e rinascita interiore: siamo lungo il Sentiero degli Appalachi. Un percorso che attraversa per intero l’anima verde e antica della costa orientale degli Stati Uniti e che regala a chi lo percorre qualcosa che va ben oltre i chilometri macinati.

Questo è il potere del Sentiero degli Appalachi (o Appalachian Trail, abbreviato in A.T.), uno dei trekking più celebri e lunghi al mondo.

Dove si trova e origini del cammino

Creato negli anni ’20 e completato nel 1937 grazie all’opera di appassionati volontari e di numerosi club escursionistici, il Sentiero degli Appalachi è oggi considerato il più lungo sentiero escursionistico al mondo. Ogni anno attira migliaia di escursionisti da tutto il globo, tra cui i cosiddetti thru-hikers – coloro che percorrono l’intero tragitto in una sola stagione – e i section-hikers, che affrontano il sentiero a tappe nell’arco di più anni.

È lungo quasi 3.540 km, si snoda tra le vette ondulate degli Appalachi dal Georgia fino al remoto Maine, attraversando 13 Stati e una moltitudine di paesaggi e climi diversi. Non è una semplice passeggiata, ovviamente: è un’avventura autentica che richiede preparazione, resistenza e spirito di adattamento. E per questo, ripaga con paesaggi mozzafiato, incontri inaspettati, amicizie nate sul sentiero e la consapevolezza di essere capaci di più di quanto si immaginava.

13 Stati per completare l’intero Appalachian Trail

Le tappe principali del Sentiero degli Appalachi vanno suddivise sui 13 Stati, sapendo che ciascuno può pianificare il proprio percorso a seconda del tempo e della disponibilità: chi si lancia nel thru-hike completo deve calcolare almeno 5-7 mesi… per non dire che serve prendersi un anno sabbatico!

Per chi ha meno tempo, percorrere solo alcune sezioni iconiche dell’A.T. è un’ottima opzione: ad esempio, la Hundred-Mile Wilderness o il tratto delle White Mountains offrono esperienze memorabili.

  • Georgia (125 km): da Springer Mountain inizia ufficialmente il sentiero, tra foreste fitte e crinali bassi. I dislivelli sono importanti, come quelli che si affrontano attraversando le Blood Mountain.
  • Carolina del Nord/Tennessee (366 km): le Great Smoky Mountains regalano panorami indimenticabili, salite dure e l’altitudine più alta dell’intero A.T., il Clingmans Dome.
  • Virginia (866 km): è il tratto di sentiero più lungo all’interno di un solo Stato, con boschi antichi e la suggestiva sezione di McAfee Knob, uno dei punti panoramici più fotografati.
  • Virginia Occidentale (7 km): breve ma affascinante passaggio nella cittadina storica di Harpers Ferry, sede dell’Appalachian Trail Conservancy.
  • Maryland (64 km): tratto collinare e scorrevole, piuttosto breve rispetto agli altri, adatto ai principianti o per una sezione “veloce”.
  • Pennsylvania (376 km): la sezione più temuta dai thru-hikers per il fondo roccioso che mette alla prova scarpe e caviglie: non a caso, la chiamano “Rocksylvania”.
  • New Jersey (116 km): qui l’A.T. scorre lungo crinali con viste spettacolari, attraversando zone umide e riserve naturali.
  • New York (145 km): include il tratto più antico del sentiero. Passaggio panoramico su Bear Mountain e nel parco di Harriman.
  • Connecticut (82 km): le foreste mature e le gole come Sages Ravine offrono un’immersione nel verde più spettacolare.
  • Massachusetts (144 km): salite e discese tra montagne di media altezza, con la suggestiva Greylock Mountain e distese di valli boscose.
  • Vermont (241 km): verdi colline e i celebri ponti coperti, con salite progressivamente più dure.
  • New Hampshire (253 km): una delle sezioni più dure: le White Mountains, terreno alpino con meteo instabile e dislivelli impegnativi.
  • Maine (452 km): il tratto finale è il più selvaggio, con la leggendaria Hundred-Mile Wilderness e la salita conclusiva al Monte Katahdin, una vera prova di resistenza e volontà.

Come prepararsi al cammino

Il Sentiero degli Appalachi è una sfida vera. Non tanto per le altitudini estreme – il punto più alto è Clingmans Dome (oggi chiamato Mount Kuwohi) a 2.025 metri, sulle Smokey Mountains – ma per la lunghezza, la solitudine e la ripetitività del gesto, che diventa quasi meditativo.

Quando partire e come allenarsi

I thru-hikers tradizionali partono in primavera, tra marzo e aprile, da Sud per evitare le nevi del Maine. Alcuni scelgono invece di partire da Nord in estate per poi ridiscendere lungo il percorso.

L’allenamento è fondamentale: si cammina giorno dopo giorno, sotto la pioggia o nel sole cocente, attraversando foreste infinite, pietraie scivolose, torrenti gelidi, salite spacca-gambe e discese che mettono a dura prova ginocchia e caviglie.

Dunque, è fondamentale prepararsi fisicamente e mentalmente: allenare gambe e schiena, testare l’equipaggiamento e pianificare con cura le tappe.

Fare pace con il peso dello zaino è uno degli allenamenti più importanti: non saranno solo le gambe a farsi sentire per la fatica, ma saranno soprattutto la schiena e le spalle a dolere per il carico! Nel prossimo paragrafo qualche consiglio su come ovviare a questo problema.

Zaino, equipaggiamento e sicurezza

Un elemento essenziale della preparazione è ottimizzare il proprio zaino: ogni grammo conta, soprattutto nei tratti più isolati. È fondamentale imparare a viaggiare leggeri, portando solo ciò che è strettamente necessario per sopravvivere e camminare in sicurezza. Tra gli elementi imprescindibili ci sono:

  • una scorta adeguata di cibo e acqua;
  • pastiglie per purificare l’acqua o un filtro portatile, poiché lungo il sentiero spesso ci si troverà a dover bere da ruscelli o fiumi;
  • kit di pronto soccorso, con tutto ciò che potrebbe servirvi, dagli antibiotico agli antidolorifici, ma anche cerotti e bende, e un buon disinfettante;
  • mappe dettagliate o un dispositivo GPS affidabile: benché il sentiero sia ben segnato da bande bianche dipinte su tronchi e rocce, in alcune aree la segnaletica può risultare carente o ambigua, e smarrirsi è un rischio concreto.

Nel tratto più remoto, il celebre Hundred-Mile Wilderness del Maine, l’isolamento è quasi totale: niente strade, zero centri abitati per giorni. Qui è necessario essere completamente autosufficienti, portando viveri per dieci giorni e affrontando con determinazione un ambiente tanto affascinante quanto inospitale.

Infatti, è bene ricordare che la meravigliosa Madre Natura può anche essere ostile. Le principali difficoltà non sono tanto gli animali – sebbene si attraversino tratti popolati da orsi neri, serpenti velenosi e occasionali alci – quanto le condizioni meteorologiche. Temporali improvvisi, freddo pungente anche in piena estate, zanzare, mosche nere e zecche (portatrici di malattie come la sindrome di Lyme, attenzione a portarsi repellente e pinzette per rimuoverle subito e nel modo più corretto in caso di morso) sono compagni di viaggio inevitabili.

Per affrontare l’A.T. servono, quindi, una buona preparazione fisica, un robusto spirito di adattamento e la capacità di gestire imprevisti e autonomia totale. Nonostante i pericoli, l’esperienza che si porta a casa è unica e profondamente trasformativa.

Dove dormire e cosa mangiare lungo il percorso

Lungo l’A.T. si trovano più di 250 rifugi e numerose aree per campeggiare. I rifugi sono spesso semplici strutture aperte su un lato, con pavimenti in legno, situate vicino a una fonte d’acqua e a una latrina rudimentale. Sono disponibili in modalità “primo arrivato, primo servito”, come i nostri bivacchi alpini, perciò portare con sé una tenda leggera è sempre una scelta saggia in caso si resti fuori.

In alcune sezioni, come le White Mountains nel New Hampshire, l’Appalachian Mountain Club gestisce capanne con servizi più completi (alloggio e pasti), ma altrove l’autosufficienza è la norma. Molte cittadine lungo il percorso offrono anche soluzioni per un pernottamento comodo, magari per una meritata pausa tra un tratto e l’altro.

Quando scegliere questo cammino

Alla fine, il vero significato di un’esperienza come quella sul Sentiero degli Appalachi non è solo nei chilometri percorsi. È la trasformazione che avviene dentro: la natura sa rimettere ordine nei pensieri, spogliare l’essere umano delle maschere e delle abitudini, riportandolo a una dimensione più autentica.

Camminare per settimane nella solitudine delle foreste, sotto la pioggia o tra le vette spazzate dal vento, insegna l’essenzialità, la pazienza e la gratitudine. Ti mostra quanto sei piccolo di fronte alla grandezza del creato e, al contempo, quanto sei forte perché riesci a vivere in comunione con esso.

Per chi cerca una grande sfida, un’avventura indimenticabile e un’occasione per ritrovare se stessi, il Sentiero degli Appalachi rimane una delle esperienze outdoor più affascinanti e appaganti che esistano, insieme a percorsi simili come il Pacific Crest Trail – sempre in USA ma sulla Costa Ovest – oppure cammini nel cuore dell’Asia come il Great Himalaya Trail.

Autore
SiViaggia.it

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