Il tax credit a Kaufmann risveglia l’interesse della destra. Dietro l’assegnazione ‘facile’, un deficit di controlli

  • Postato il 20 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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La vicenda del presunto assassino della giovane donna e della infante, i cui corpi senza vita sono stati ritrovati a Roma nella centrale Villa Doria Pamphilj, ha provocato un’indiretta ricaduta mediatica nell’ambito del settore culturale, perché lo squilibrato killer avrebbe beneficiato del sempre più controverso “tax credit” a favore della produzione cinematografica: i giornali di destra hanno colto al balzo la vicenda per ri-denunciare usi ed abusi dello strumento del credito d’imposta, scaricando ogni responsabilità sull’ex ministro “dem” Dario Franceschini, cui si deve la legge di fine 2016 (la n. 220) di riforma del settore…

Premesso che non esiste una associazione meccanica (né psichica né legale) tra un presunto assassino ed un presunto truffatore, la vicenda evidenzia come i media “mainstream” si appassionino degli aspetti più “spettacolari” (in questo caso macabri) che delle dinamiche di sostanza della politica culturale.

Come commentare altrimenti il quotidiano La Verità, che spara un titolo in prima come “Abbiamo dato al killer di Roma un milione di euro per un film mai fatto”, denunciando un credito di imposta di 863mila euro per il film Stelle della notte, prodotto dalla società romana Coevolutions di Marco Perotti (budget teorico di 2,8 milioni di euro) e diretto da Francis Kaufmann alias Rexal Ford (il presunto omicida dai plurimi passaporti)… Tra l’altro, di questo film, non si comprende che fine abbia fatto.

Il ministro Alessandro Giuli ha subito rilanciato la vicenda per ri-denunciare la cattiva gestione dei fondi cinema da parte dei precedenti governi (il solito “scaricabarile”), senza citare peraltro che è stato il suo predecessore (e compagno di partito in Fratelli d’Italia) Gennaro Sangiuliano ad aver deciso di avviare una “stretta” nel flusso incontrollato di danaro pubblico…

Il Direttore Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero Nicola Borrelli ha segnalato che – ad una prima verifica – la pratica per la concessione del tax credit al film in questione parrebbe essere formalmente corretta, ricordando che questa agevolazione dello Stato viene concessa “in automatico”, sulla base del controllo di alcuni aspetti formali, e senza entrare nel merito della qualità dell’opera, anche per quanto riguarda i tanti produttori stranieri che vengono a girare in Italia. È proprio questa totale assenza di valutazione artistica (e meritocratica?!) che ha contribuito ad alimentare la grande “bolla”, assieme a deboli procedure di controllo tecnico da parte del Ministero.

D’altronde, il Ministero segue alla lettera quel che la legge prevede, e la Direzione Cinema e Audiovisivo non ha certo un organico adeguato per effettuare indagini tecniche approfondite, come quelle della Guardia di Finanza, che peraltro, da oltre un anno, sta seguendo genesi e nascita (e talvolta… scomparsa!) di oltre 200 titoli cinematografici, che hanno assorbito circa 300 milioni di euro di danaro pubblico…

Qual è il punto essenziale, sul quale i media (e la politica) non focalizza l’attenzione?! Che tutto il sistema culturale italiano è privo di un “sistema informativo” adeguato, che consenta la valutazione delle politiche pubbliche, che possa misurarne l’efficienza e l’efficacia. E vengono prodotte anche numerologie di comodo, fantasiose quanto infondate, sulle grandiose dimensioni del settore…

Basti pensare, passando dal “micro” al “macro”, che nessuno (o quasi) si è reso conto che, dal 2017 al 2024, il tax credit ha assorbito risorse pubbliche in quantità ben superiore a quanto previsto dallo stesso Fondo Cinema e Audiovisivo della Legge Franceschini: secondo le stime elaborate da IsICult, lo “splafonamento” è giunto al livello record di circa 1,5 miliardi di euro! La questione del “buco” di bilancio crescente è stata denunciata nel settembre 2024 dallo stesso Direttore Nicola Borrelli durante il festival del cinema di Venezia, ma anche il tentativo di “riforma” messo in atto dalla Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni (con lentezza esasperante e senza ascoltare tutte le anime del settore cine-audiovisivo) non sta producendo i risultati attesi.

Che il sistema informativo italico tutto faccia acqua da più fronti è evidente: il Ministero della Cultura non sa nemmeno quanti sono i cinematografi ed i teatri chiusi negli ultimi anni… nessuno sa esattamente quante sono le librerie e le edicole ancora attive in Italia… non si sapeva nemmeno quanti fossero i festival che pullulano nel nostro Paese, fino a quando l’Istituto italiano per l’Industria Culturale non ha attivato uno specifico progetto di ricerca (“Italia dei Festival”), svolgendo una funzione supplente (sussidiaria) rispetto al Mic…

La generosità dello Stato, la pochezza dei controlli, l’assenza di valutazioni di impatto hanno prodotto un’ubriacatura collettiva. La Legge Franceschini (geneticamente mal impostata e mal gestita amministrativamente) ha prodotto una inflazione di titoli di cui si è spesso persa traccia, ha determinato una overdose produttiva, ha arricchito produttori onesti ed artisti seri, ma anche una gran quantità di malandrini e truffatori professionisti ed anche qualche criminale incallito (il cinema come “lavatrice” diceva un camorrista, in un’intercettazione telefonica)…

Se domani – per ipotesi estrema – lo Stato staccasse la spina… tutto “il sistema” scoppierebbe come una bolla di sapone.

Lo Stato ha alimentato una produzione gonfiata, assistita, drogata. Nessuno (o quasi) si è lamentato di questo andazzo. Chi criticava veniva considerato un eretico. Fino a due anni fa, peraltro c’era “piena occupazione” (alimentata artificialmente), con la benedizione anche dei sindacati, che ora tacciono, allorquando movimenti di lavoratori di base (primo tra tutti #siamoaititolidicoda) denunciano lo stallo, con una crescente disoccupazione del settore, coincidente con il blocco del sistema.

“No data” è la caratteristica comune di (quasi) tutti i settori del sistema culturale nazionale. Anche i rari e apprezzabili tentativi di conoscenza, si scontrano con sedimentate carenze storiche e recenti: lunedì prossimo 23 giugno, la Direzione Generale Creatività Contemporanea del Mic organizza a Roma una giornata di studio sulle “imprese culturali e creative”.

Un esempio sintomatico: tra il 2022 ed il 2024, approfittando dei fondi Pnrr, il Ministero della Cultura (avvalendosi di Invitalia) ha accordato circa 150 milioni di euro di contributi ad oltre 2.300 imprese (ed enti del terzo settore ed associazioni culturali) di tutto il sistema culturale, ma, nel pubblicare le graduatorie dei vincitori dei bandi (cosiddetti “Tocc”, che sta per “Transizione Organismi Culturali e Creativi”), ha elencato il nome dei soggetti beneficiari, la Regione della sede legale (non la città!), il contributo assegnato, senza riportare nemmeno il titolo dei progetti approvati! IsICult ha chiesto al Mic questo elenco: è la risposta è stata che non c’era alcun obbligo di legge in tal senso. Ciò basti.

Nelle nebbie, s’alimenta il maligno.

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Il Fatto Quotidiano

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