In Emilia c’è il museo d’arte contemporanea più vicino alla spiaggia d’Italia

Nel 1970, alla presenza dell’allora ministro Ripamonti, Remo Brindisi (Roma, 1918 – Lido di Spina, 1996) inaugurava la sua Casa Museo a Lido di Spina, dove il Po incontra il mare Adriatico dando vita a uno dei più suggestivi ecosistemi acquatici d’Italia.

All’origine della Casa Museo di Remo Brindisi a Lido di Spina

L’artista e collezionista romano – che fu anche presidente della Triennale Milano nel 1972 e abitava stabilmente a Milano – desiderava realizzare un luogo che fosse insieme residenza immersa nel verde e spazio espositivo per le sue opere e la sua collezione d’arte; tra la pineta e la spiaggia di Lido di Spina trovò il contesto ideale e con la collaborazione della designer milanese Nanda Vigo (Milano, 1936 – 2020), che progettò l’edificio, concretizzò il suo desiderio.
La dimora doveva essere casa per le vacanze della numerosa famiglia di Brindisi, ottavo di undici figli, e al contempo ospitare una raccolta che nel tempo sarebbe arrivata a sfiorare le duemila opere, documentando le principali correnti artistiche del Novecento.

Casa Museo Remo Brindisi, Lido di Spina
Casa Museo Remo Brindisi, Lido di Spina

L’integrazione tra le vita e le arti. Uno spazio per abitare e rappresentare la contemporaneità

L’artista l’aveva immaginata, già a partire dal 1967, come un Museo Alternativo, dove arte e vita potessero intrecciarsi e integrarsi all’insegna di un approccio libero e democratico alla creatività. Una concezione culturale, artistica e museografica che accomunava Brindisi e Vigo, entrambi animati da un’idea della collezione come “fatto totale”, come visione della contemporaneità, che prende forma in uno spazio dove senza soluzione di continuità coesistono l’ambiente, l’architettura, l’arte, il design e la vita degli abitanti e dei visitatori.
Dunque il museo doveva essere un museo vivo, conviviale, aperto alla discussione e alla produzione del nuovo. E anche a livello progettuale, le diverse arti avrebbero contribuito a comporre insieme lo spazio costruito, per un ritorno alle origini dell’abitare, secondo Vigo alterato dall’avvento della società industriale, responsabile di aver artificialmente scomposto l’armonia dell’insieme.

L’edificio progettato da Nanda Vigo a Lido di Spina

I lavori iniziarono nel 1968 e la casa, ricoperta di piastrelle in klinker bianco resistenti a sabbia e vento marino, fu effettivamente completata solo nel 1973, tre anni dopo l’inaugurazione ufficiale. Gli arredi, sempre concepiti dalla designer milanese, sarebbero stati parte essenziale del progetto, dalla Conversation pool che sembra emergere dal pavimento al centro della grande sala cilindrica che è il cuore dell’abitazione – l’edificio è caratterizzato da un grande cilindro centrale sul quale si aprono i diversi spazi pubblici, per l’accoglienza ed espositivi, fino alla tavernetta del seminterrato, dov’era la cucina e Brindisi riceveva i suoi ospiti – al corrimano in acciaio della scala elicoidale che collega i piani sul modello museografico del Guggenheim, alle grandi vetrate interne. Tutti elementi che Nanda Vigo definiva, non a caso, “cronotipi” e “stimolatori di spazio”. Alcuni degli arredi furono realizzati su misura per la casa di Lido di Spina, altri scelti dalla serie Top progettata da Vigo nel 1970 per FAI International e dalla serie Essential, realizzata invece per Driade nel 1973. Elaborato fu anche il lavoro di ricerca sull’illuminazione, garantita da lampade firmate sempre da Vigo (come la Diaframma del 1971 o la Linea del 1970) e da altri designer come Cesare Fiorese, Bruno di Bello, Bruno Contenotte. Produzioni di design industriale sono invece le versioni originali della lampada Parentesi di Pio Manzù e Achille Castiglioni che Remo Brindisi utilizzava nel suo studio per dipingere, della Toio di Achille e Piergiacomo Castiglioni, della Eclissi di Vico Magistretti da tavolo, collocata sul comodino accanto al letto dell’artista, e da parete, utilizzata nei bagni, della Cobra di Elio Martinelli per il bar in muratura della tavernetta.

Casa Museo Remo Brindisi, Lido di Spina
Casa Museo Remo Brindisi, Lido di Spina

La collezione della Casa Museo Remo Brindisi

C’è poi la collezione, che muovendosi tra le diverse correnti artistiche del Novecento a livello internazionale pone un particolare accento sulla Milano tra gli Anni Cinquanta e Settanta, includendo anche i lavori di Brindisi, che trasferitosi a Firenze alla fine della guerra era entrato in contatto con l’ambiente artistico di Carena, Soffici e Rosai, per poi avviare a Venezia un proficuo sodalizio con il gallerista Carlo Cardazzo e partecipare a diverse Biennali, ed entrare a far parte del gruppo Linea negli anni milanesi (tra i lavori più celebri, i due cicli La via Crucis e la Storia del Fascismo, realizzati a cavallo tra gli Anni Cinquanta e Sessanta).
Una volta terminata la costruzione architettonica si è affrontata una nuova difficoltà, vale a dire la collocazione delle opere”, spiegava Brindisi nel 1978 “Ciò è stato fatto senza seguire criteri cronologici o gerarchici, ma secondo una concezione estremamente democratica che non ha tenuto conto di graduatorie di valori, ma si è basata sull’inserimento delle singole opere nel loro contesto estetico-architettonico più congeniale, per offrire una visione globale della nostra epoca”.
Nel Museo Alternativo di Lido di Spina, dunque, alcune grandi opere sono decisamente integrate all’architettura. È il caso del graffito Cavallo di Lucio Fontana, monumentale lavoro di sei metri per quattro collocato dietro al desk d’ingresso, delle sculture di Arturo Martini e del Radiale di Giò Pomodoro, degli alberi verdi in metacrilato di Gino Marotta, della parete con scrittura cancellata “per camera da letto” di Emilio Isgrò, delle sculture cinetiche di Carmelo Cappello. Ma il novero degli artisti rappresentati nel museo oggi diretto da Laura Ruffoni è molto vasto e di assoluto rilievo con alcune chicche assolute, dai maestri del primo Novecento come Medardo Rosso, Alberto Savinio, Mario Sironi, Felice Carena, Tullio Crali, Giacomo Balla, Arturo Martini, Fausto Melotti, Filippo De Pisis, ai principali esponenti delle correnti della seconda metà del secolo. Spazialismo e Movimento Nucleare con Fontana, Crippa, Dova, Tancredi, Baj; Movimento internazionale Zero, Gruppo Azimuth, arte cinetica e programmata con Vigo, Manzoni, Bonalumi, Schegghi, Nicolotti, Alviani, Colombo, Boriani; Nouveau Réalisme e Pop con Arman, Cèsar, Rotella, Hains, Schifano (alcuni lavori davvero rimarchevoli), Warhol. E ancora astrattisti, informali, esistenzialisti, Nuova Figurazione, CoBrA, e molti altri.

Casa Museo Remo Brindisi, Lido di Spina
Casa Museo Remo Brindisi, Lido di Spina

Quando visitare la Casa Museo di Remo Brindisi

Dopo la scomparsa di Brindisi, la cui tomba si trova dal 2004 nel giardino del museo, la residenza di Lido di Spina e l’intero patrimonio in essa conservato sono stati acquisiti dal Comune di Comacchio, per volontà testamentaria dello stesso artista. Alla fine del percorso museale si è scelto di ricostruire fedelmente lo studio dell’artista con tanto di cavalletto: qui Brindisi trascorreva gran parte delle sue giornate di lavoro a Lido di Spina. Con i mobili e gli arredi originali si ripropone il tipico allestimento delle opere a “quadreria”, che caratterizzava lo studio. Dipinti e disegni si riferiscono a diversi periodi artistici di Brindisi; tra questi anche uno dei tre grandi dipinti eseguiti proprio per la casa museo: la grande tela intitolata Progressista contro conservatore.
Aperto con orario diurno in primavera e autunno (su prenotazione in inverno), in estate – fino a tutto il mese di agosto – il museo si visita nelle ore serali, e ospita anche diverse rassegne ed eventi culturali, a pochi passi dal mare.

Livia Montagnoli

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Autore
Artribune

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