La valle svizzera dell’Engadina è piena zeppa di arte contemporanea 

Una manciata di chilometri separa il confine italiano dal Passo del Maloja. Al Maloja, dove è sepolto, Giovanni Segantini aveva progettato un padiglione modello, oggi conosciuto come l’Atelier Segantini, per il grande “Panorama alpino engadinese” in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Lì accanto, nel borgo di Stampa, nel 1906 una piccola stalla viene trasformata in atelier diventando lo studio di Giovanni Giacometti. Il Maloja è di fatto la porta di ingresso dell’Engadina, la valle che comprende “villaggi” come Sils-Maria e St. Moritz, a cui seguono località come Zuoz, Susch, Ardez per terminare a Scuol. Si tratta di appena 60 km di un tragitto tra i più sorprendenti. Per almeno tre ragioni: lo stato di conservazione dell’ambiente, difficilmente riscontrabile altrove; la quantità di denaro che scorre dall’inizio del secolo scorso in questa valle divenuta un highlight del turismo internazionale; e più di recente la qualità e la quantità di offerte riguardati l’arte contemporanea presenti in ogni stagione. 

La stanza presa in affitto dalla famiglia Durisch dove Nietzsch soggiornava a Sils-Maria
La stanza presa in affitto dalla famiglia Durisch dove Nietzsch soggiornava a Sils-Maria

La casa di Friedrich Nietzsche – Sils-Maria 

Il “pellegrinaggio” in un luogo del genere è impossibile da evitare. Il Sancta Sanctorum sta lì al margine del paese di Sils-Maria, appena prima di una stradina che si inoltra nel bosco. Nietzsche in cerca di sollievo ai malanni che lo accompagnarono per tutto la vita ha trovato qui un rifugio amatissimo. ” Caro vecchio amico, sono di nuovo in Alta Engadina, e di nuovo ho la netta sensazione che questo luogo come nessun altro al modo sia la mia vera patria e il mio focolaio di ispirazione” (Nietzsche a Carl Von Gersdorff, 1883). In una minuscola stanza visitabile insieme a una quantità notevole di documenti, fotografie e pagine autografe il filosofo ha concepito tra il 1881 e il 1888 alcune tra le sue opere più importanti. Oggi l’abitazione oltre ad essere meta turistica è luogo di soggiorno per studi e ricerche: dalla metà degli Anni Ottanta la Fondazione che la gestisce offre inoltre ad artisti contemporanei che abbiano un legame con il pensiero del filosofo la possibilità di esporre le loro opere alla Nietzsche Haus. Consultando l’archivio delle mostre che si sono svolte qui si scopre, ad esempio, come Gerhard Richter sia di casa. 
 
Sils-Maria // permanente 
NIETZSCHE HAUS 
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Veduta dell'esposizione Light da Hauser&Wirth a St. Moritz
Veduta dell’esposizione Light da Hauser&Wirth a St. Moritz

Dal bar di Didier Roth alla collettiva “Light” da Hauser & Wirth – St. Moritz 

In una località tanto celebre le gallerie abbondano e sono piazzate lungo le arterie principali per gareggiare con le vetrine dei brand moda. La Galleria Hauser & Wirth, ad esempio, sta proprio in faccia al “famigerato” Badrutt’s Palace Hotel (ricordate Vacanze di Natale ’91 con Boldi e De Sica?) incastrato intorno a una vetrina Giorgio Armani. Lo spazio espositivo in realtà si sviluppa al piano superiore ma per accedervi è fortemente consigliato passare dal Bar Roth dove letteralmente si entra una gigantesca installazione concepita negli Anni Settanta da Didier Roth che costituisce l’arredo totale del locale. Da lì con un piccolo ascensore raggiunge lo spazio superiore attualmente occupato dalla mostra collettiva Light, che vede allineati Lerry Bell, Frank Bowling, Martin Creed, Jenny Holzer, Pipilotti Rist. Tutti con opere piacevoli e non troppo difficili nonostante il calibro dei nomi. Un’offerta adeguata alla fauna di ricconi che frequenta la località. 

St. Moritz // fino al 30 agosto  
Light 
HAUSER & WIRTH ST. MORITZ 
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Michel Grillet, Here comes the moon, installation view at Galleria Monica De Cardenas, Zuoz, 2025
Michel Grillet, Here comes the moon, installation view at Galleria Monica De Cardenas, Zuoz, 2025

Eun Mo, Emilio Gola e Michel Grillet da Monica De Cardenas – Zuoz 

Zuoz non ha niente a che vedere con St. Moritz. Niente alberghi 5 stelle lusso ma lo chic rarefatto dell’Engadina si fa sentire davvero. L’affascinante Galleria di Monica De Cardenas, ricavata da una tipica residenza engadinese, propone tre piccole ma ricche personali. Lo spazio voltato e l’ex-fienile retrostante sono dedicati ai lavori del coreano Chung Eun-Mo (Seoul,1946). Per la mostra Shape of Light, Chung ha selezionato un nucleo di opere sagomate, realizzate tra gli Anni Ottanta e l’inizio dei Duemila. Si tratta dipinti, definiti da forme geometriche asimmetriche e da campiture cromatiche pure, che si relazionano in modo diretto con l’architettura circostante. Emilio Gola (Milano,1994) occupa per intero il piano inferiore della galleria: Gola sta riscuotendo parecchi consensi in patria, ma ora con Dear friends, what’s the time si affaccia all’estero. In uno spazio un po’ defilato si allineano gli acquarelli della mostra Here come the Moon di Michel Grillet (Ginevra, 1956) dove appaiono profili montuosi immaginati e stilizzati a partire da studi dal vero. Per realizzarli l’artista sovrappone strati di pigmenti sciolti in acqua con un pennello su carta. L’illusione della profondità si sviluppa da un’applicazione di colore inizialmente quasi invisibile è stupefacente.  
 
Zuoz // fino al 30 agosto 
Eun Mo, Shape of Light  
Michel Grillet, Here comes the moon  
Emilio Gola, Dear friends, what’s the time 
GALLERIA MONICA DE CARDENAS 
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Gabriele Stötzer, Bacchetta da rabdomante – Occhi, Lingua, 1995. Credits Collezione Grażyna Kulczyk
Gabriele Stötzer, Bacchetta da rabdomante – Occhi, Lingua, 1995. Credits Collezione Grażyna Kulczyk

Jadvinga Maziarska e Gabriele Stötzer al Muzeum Susch – Susch 

Forse il più sorprendente tra gli istituiti dedicati all’arte contemporanea in Engadina, il Muzeum Susch è stato ricavato da edifici che facevano parte di un monastero fondato nel XII Secolo. Il progetto è stato reso possibile grazie all’imprenditrice e collezionista d’arte polacca Grażyna Kulczyk. Il museo punta a promuovere il lavoro di artiste esplorando il concetto di matrilinearità e ampliando la visibilità di voci marginalizzate nel panorama artistico europeo. Pregevole è qui la collezione di opere site specific. Ma due esposizioni sono al centro della programmazione di questa estate 2025. Assembly è la prima ampia rassegna dell’artista polacca Jadwiga Maziarska (Sosnowiec 1913 – Cracovia, 2003) presentata al di fuori del suo paese natale. Per la mostra, il Muzeum Susch ha raccolto le opere più significative del suo variegato corpus artistico. Il titolo della mostra riflette un approccio dichiarato come “ingegnere e bricoleur” di materiali e metodi, che sfida ogni categorizzazione all’interno della scena artistica polacca del dopoguerra.  
Mit Hand & Fuss, Haut & Haar è un’espressione idiomatica tedesca che denota un impegno sincero. Questa seconda esposizione si concentra su una selezione di opere fotografiche dell’artista tedesca Gabriele Stötzer (Emleben, 1953) risalenti ai primi Anni Ottanta. Stölzer fu incarcerata nel 1977 e sottoposta a continua sorveglianza da parte della Stasi e le fu impedito di accedere alle istituzioni artistiche ufficiali. L’esposizione invita gli spettatori a immergersi nel suo linguaggio visivo che fa uso del corpo in una pratica incentrata sulla performance.  
 
Susch // fino al 2 novembre 
Jadvinga Maziarska, Assembly  
Gabriele Stötzer, Mit Hand & Fuss, Haut & Haar  
MUZEUM SUCHS 
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Domenic Fuerestein, Senza titolo. Credits Fundaziun Fotografia Feuerstein
Domenic Fuerestein, Senza titolo. Credits Fundaziun Fotografia Feuerstein

I Feuerestein, Roni Horn, Martin Creed e Nattō – Ardez 

Ardez, località che conta poco più di quattrocento abitanti, possiede un numero di gallerie sorprendente. Ne citiamo qui solo due. Curuna Ardez, ex-fattoria trasformata in palazzetto, ora presenta Feuerestein. Dinastia di fotografi. L’esposizione raccoglie centinaia di stampe provenienti dall’archivio di una dinastia di fotografi svizzeri (quattro per l’esattezza) che per tutto il Novecento hanno documentano come nessun altro persone, spazi e animali (scioccanti le scene di caccia) dell’Engadina. Poche decine di metri più in là la galleria Projectoamil, in un fienile ristrutturato senza interventi devastanti, offre una collettiva che vede allinearsi opere Roni Horn, Martin Creed e Nattō. La selezione operata qui che abbraccia diversi decenni, offrendo ai visitatori l’opportunità di esplorare le pratiche in evoluzione di ciascun artista.  
 
Ardez // fino al 28 ottobre  
Feuerestein. Dinastia di fotografi 
CURUNA ARDEZ 
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Ardez // fino al 30 agosto 
Roni Horn, Marten Creed, Nattō 
CHASA SPERLAVIA 
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Un frame della performance Beats Below the Caprine Curve di Eva Susova. Credits Funfation Nairs
Un frame della performance Beats Below the Caprine Curve di Eva Susova. Credits Funfation Nairs

Eva Susova in residenza alla Fundation Nairs – Scuol 

“Si dice che donne con i piedi di capra vaghino per le montagne. Danzano sulle rocce e scolpiscono rilievi artistici nella pietra con i loro zoccoli”. Eva Susova (Cecoslovacchia, 1986, vive ad Amsterdam) è un’artista che lavora principalmente con performance, suono e scultura. Il suo lavoro si avvicina a installazioni performative che mirano a supportare il queering di spazio, tempo e metodi di rappresentazione. La ricerca di Eva Susova si concentra sulla storia delle voci femminili e sulla loro intersezione con l’ambiente (naturale). Durante la sua residenza alla Fundaziun Nairs l’artista ha esplorato il mito delle Dials, una sorta di diavolesse boschive con piedi di capra. Si tratta di un viaggio audiovisivo che sfuma i confini tra miti locali e interpretazione artistica contemporanea. Fondata nel 2005 questa Fondazione, che ha sede in un magnifico Palazzo già parte di un complesso termale affacciato su fiume Inn, è una sintesi tra residenza artistica, galleria d’arte e laboratorio culturale. Collega l’Engadina con altre culture del mondo.  
 
Scuol // fino al 13 settembre 
Beats Below the Caprine Curve 
FUNDAZIUN NAIRS 
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Avviso ai naviganti 

Una precisazione in fine va fatta. St.Moritz è certamente la località più celebre di questa valle ma attualmente anche il luogo più stonato dell’intera Engadina. Dei tre assi portanti (conservazione del territorio, possibilità economiche e cultura) che fanno dell’Engadina un unicum, il primo è in via di estinzione a causa di costruzioni insensate e inarrestabili. Il secondo non maca, ma è di quel tipo che finisce inevitabilmente per piegare sempre più l’offerta (nel caso sopra indicato alcune volte ancora valida) al livello livellato richiesto dal turismo da film di Vanzina (ricordate Vacanze di Natale ’91 con Boldi e De Sica?). 

Aldo Premoli 
 
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L’articolo "La valle svizzera dell’Engadina è piena zeppa di arte contemporanea " è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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