Intelligenza artificiale: i rischi e le opportunità che cambieranno le nostre vite
- Postato il 27 ottobre 2025
- Blog
- Di Il Fatto Quotidiano
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di Giorgio Boratto
L’intelligenza artificiale è sempre più presente nelle nostre vite. Dal 2005, quando John McCarty – scienziato americano – coniò questo nome, iniziammo a domandarci come fanno le macchine a imparare cosa fare e soprattutto a diventare intelligenti. Abbiamo capito che queste macchine, implementate in primo piano dalla società OpenAI, hanno avuto origine da videogiochi per poi essere applicate a strategie di vendite fino ad assistenti vocali e operazioni di domotica come eseguire tramite comandi vocali ad accendere o spegnere le luci, avviare una canzone, fare una chiamata o cercare una via… fino alla sicurezza con il riconoscimento facciale e modelli di protezione contro attacchi informatici a infrastrutture tecnologiche. Poi non dimentichiamo le armi che muovono droni e bombe fino a fare diventare la guerra un videogioco dalle conseguenze drammatiche.
Per arrivare a questi risultati sono stati immessi in questi macchinari innumerevoli dati che sono cresciuti a pari passo con gli investimenti sempre più consistenti: miliardi di dollari che non hanno fine. I primi investitori sono stati OpenAI, Microsoft e Google, ma oggi non c’è azienda a iniziare dai social network che non faccia uso di questa tecnologia. Per questo allo stato attuale non c’è limite ai miliardi di dollari investiti.
I primi investitori hanno creato con l’acronimo GPT (Generative Pretrained Transformer ovvero Trasformatore Preaddestrato Generativo) un modello di rete neuronale in grado di riprodurre testo ed immagini in modo umanizzato. Risultati che hanno messo tutti in difficoltà per non sapere più distinguere immagini finte da quelle reali. Questa rivoluzione delle reti neuronali è in atto e questo fa presagire che entrerà sempre più nelle nostre vite quotidiane e si spera con molti vantaggi… ma anche molti pericoli: le fake news (le notizie false) oggi girano con molta facilità e quello che preoccupa è che spesso chi detiene il potere che le fa girare.
Una volta si diceva che se non avessi saputo come gestire la tecnologia, questa stessa avrebbe gestito noi. Si potrebbe dire anche dell’Ai; ma di quest’ultima il cittadino non conosce abbastanza per gestirla e allora pensa che questa originerà cervelli come quello del film 2001 Odissea nello Spazio, che si chiamava Hal 9000 (Heuristic Algorithmic), e che diventava geloso dell’astronauta. Questo genera paura, ma non è così e bisogna dire che l’Ue ha approvato nel 2024 un regolamento che promuove lo sviluppo e la diffusione responsabile dell’intelligenza artificiale. Questo codice di condotta per i modelli di intelligenza artificiale di uso generale (Gpai, ossia General Purpose Artificial intelligence, citato anche da Marina Berlusconi nella lettera al Corsera per denunciare le Big Tech) dovrebbe garantirci un uso corretto. Speriamo bene. Negli Usa intanto cresce la protesta sull’uso dell’Ai.
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