La migliore risposta all’intimidazione di un giornalista è più giornalismo d’inchiesta
- Postato il 21 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Paolo Ghion
L’attentato a Sigfrido Ranucci interrompe per qualche giorno questo stanco j’accuse politico che si ripete a parti inverse senza soluzione di continuità e che lascia il fronte scoperto ad un sottobosco di dichiarazioni di condanna e vicinanza, alcune percettibilmente più sincere di altre. Nell’attesa e nella speranza che vengano trovati i colpevoli, vorrei tanto credere che questa tragedia scampata, possa interrompere le chiacchiere sull’odio per osmosi della politica, ma sono certo che non avverrà. Possiamo confidare in non più che una tregua e non c’è limite alle speculative campagne elettorali, nelle quali ci si è tuffati persino nell’etimologia del genocidio.
A prescindere dai colpevoli, è interessante che si parli di querele: lungi da me fare connessioni e considerata la lunga lista che lo stesso Ranucci ha menzionato, sarebbe irresponsabile fare asserzioni in tal senso.
Le querele è pur vero contribuiscono al clima, ed il clima è appunto un’alchimia eterogenea il cui nucleo è l’idiosincrasia nei confronti del giornalismo d’inchiesta e tout court del giornalismo libero. Quest’ultimo punto credo che in qualche modo veni d’imbarazzo il governo, il quale certamente farà il possibile e ciò che è suo dovere, ma la domanda è come si comporterà dovendo barcamenarsi tra lo stop (eventuale) alla campagna di condanna all’estremismo di sinistra da una parte e la politica delle querele di cui anche Ranucci è vittima?
Nondimeno le dichiarazioni passate (anche non serie) dei politici, alcuni oggi membri di governo, sulla possibilità di revocare la scorta al personaggio minacciato dalla mafia, ma non congeniale per le sue critiche, che lo si voglia o meno, fanno brodo nel pedigree.
E’ stato menzionato spesso il pericolo che segue l’isolamento di un soggetto e che sia un politico, un magistrato o un giornalista, non ha importanza; se è più facile prendere di mira chi è solo, è giusto considerare l’amara verità: chi è solo, certamente lo è perché così è stato lasciato, ma anche perché ce ne sono pochi a fare lo stesso mestiere. Così l’attentato è un circolo vigliacco: lo si fa a chi è isolato e genera il necessario terrore che allontani tutti coloro che vorrebbero avvicinarsi, al fine di perpetrarne l’isolamento.
La migliore risposta all’intimidazione di un giornalista è più giornalismo d’inchiesta, così come la migliore risposta all’intimidazione di un magistrato è garantire maggiormente l’indipendenza della magistratura. I vari governi che hanno dimostrato ampiamente di non gradire questi ultimi, non vedo come possano operare per migliorare le cose.
Questa bomba è un pettine a cui sono arrivati sin troppi nodi: dalla libertà di stampa alle leggi per reprimerla, dall’organizzazione della Rai alle responsabilità dei governi (tutti), dalle querele temerarie all’opportunità di ritirarle ipocritamente ora… Cosa partorirà questo monte di inadempienze? Per esperienza noi cittadini sappiamo che lo Stato promulga o rettifica leggi, come i produttori dei telefoni rilasciano gli aggiornamenti software: prima un’informativa ti avvisa gentilmente che sono stati risolti molti problemi e che ora tutto è più semplice, poi ti rendi conto che tutto è più complesso, quello che ti serve non c’è più o ha cambiato posizione e nome, ed in fine dalla disperazione non sai neanche come telefonare a qualcuno.
Credo sia giusto fare un passo indietro e partire dal presupposto che le bombe contraddistinguono un’epoca, richiamano la memoria, marchiano un luogo e se basta anche una sola persona per metterne una, ci vuole l’indifferenza di molti, per permettere che accada.
Una bomba fa molte più cose di quel che si dicono e ciò che deve spaventare non è solo il fatto che generi distruzione; quello è l’aspetto immediato e il più crudo, quello che schizza inchiostro sulle pagine dei giornali. Il primo scopo di una bomba e quello che più terrorizza: è dimostrare che si può raggiungere un qualunque luogo, un luogo dove magari siamo stati anche noi per caso.
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