La Spagna paga un prezzo altissimo per la corruzione: ora la sfida più ardua attende Pedro Sánchez
- Postato il 24 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La Spagna paga un prezzo altissimo per la corruzione. Instabilità e perdita di credibilità avanzano, nonostante il premier socialista Pedro Sánchez, con non poche contorsioni, provi a rassicurare per evitare una crisi politica che sarebbe un salto nel buio. Sánchez, con voce fioca, ha chiesto scusa agli spagnoli e ai votanti del Psoe per aver scelto stretti collaboratori (l’ex ministro José Luis Ábalos, plenipotenziario di Valencia, e Santos Cerdán, al vertice dell’organizzazione del partito) protagonisti – secondo le indagini della Procura Anticorruzione – di un’articolata rete corruttiva in appalti pubblici, manifestando peraltro nelle conversazioni intercettate uno spiccato ‘machismo’ che imbarazza un partito dichiaratamente femminista.
Il premier non è direttamente coinvolto, ma gli viene unanimemente riconosciuta la colpa di affidare i posti chiave alle persone sbagliate. Se fosse a capo di un dipartimento aziendale sulle risorse umane sarebbe un pessimo dirigente.
La corruzione ha riflessi politici – con la destra che già assapora il gusto del ribaltone elettorale nelle consultazioni del 2027 -, ma prim’ancora economici. Negli ultimi cinque anni la Spagna ha goduto di ampia fiducia internazionale, figurando nella classifica dei primi dieci paesi dell’Unione europea sul potenziale in investimenti stranieri diretti. E proprio l’aumento degli investimenti stranieri, accompagnato dall’esplosione delle presenze turistiche e dall’incremento delle esportazioni, hanno portato ad una crescita pari al doppio di quella registrata nell’Eurozona, con previsioni del 2,3% per il 2025 secondo l’agenzia JP Morgan e dell’1,7% per il prossimo anno.
Dati invidiabili che i casi di corruzione portati alla luce nel primo semestre del 2025 stanno pian piano sgonfiando, il paese è passato dal nono posto all’undicesimo nella classifica sugli investimenti stranieri. In un rapporto dell’accreditato Istituto degli Studi Economici si segnala come l’arretramento, determinato da una caduta del 13% dell’indice Kearney di fiducia, è l’effetto di quattro fattori: la corruzione dilagante in primo luogo, seguita dall’elevata tassazione, dalla burocrazia paludosa e dall’incidenza di un contenzioso tributario sempre più cospicuo.
La corruzione fa traballare l’esecutivo di sinistra e gli scossoni politici che ne conseguono sono visti con sospetto dai mercati finanziari. Tuttavia non tutto è perduto, punti forti di attrazione per gli investitori rimangono stabili, quali il boom inarrestabile del settore turistico, la qualità delle infrastrutture e l’innovazione tecnologica. Dovrà partire da questi capisaldi un’agenda politica oggi dominata dagli scandali, dalle polemiche tra gli alleati di governo, dall’incertezza per i rumors su possibili elezioni anticipate.
Pedro Sánchez ha dimostrato di sapersi muovere tra acque agitate, nel 2018 prese il potere dopo una moción de censura contro il governo del conservatore Mariano Rajoy, sfiduciato sempre per una trama corruttiva all’interno del Partido Popular. Nel luglio del 2023 riuscì ad evitare un tonfo elettorale, previsto dai principali istituti demoscopi, e pur avendo ottenuto meno voti del conservatore Alberto Núñez Feijóo, con abile mediazione politica ricostruì un’alleanza tra le varie anime della sinistra e i partiti regionali autonomisti. Ora, però, lo aspetta la sfida più ardua.
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