‘La trama fenicia’: così Wes Anderson si diverte a depistarci

  • Postato il 25 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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La trama fenicia di Wes Anderson è un film che sfida lo spettatore a trovare un senso definitivo dietro la sua impeccabile superficie formale. Come sempre, Anderson costruisce un universo visivo inconfondibile: colori pastello, simmetrie ossessive, scenografie millimetriche e un cast corale che sembra uscito da una graphic novel più che da Hollywood.

Benicio del Toro, nei panni del magnate Zsa-zsa Korda, incarna perfettamente questa estetica: il suo personaggio, sopravvissuto a sei incidenti aerei e circondato da un passato di traffici e scandali, è più un’icona disegnata che un uomo reale, immerso in una narrazione che alterna satira, dramma e ironia surreale.

Il film è un caleidoscopio di stimoli, riferimenti e citazioni: dalla parodia del potere e delle sue derive, alla riflessione sulla famiglia disfunzionale, fino alla critica sottile del capitalismo terminale. Ogni scena è sovraccarica di dettagli, ogni dialogo è un esercizio di stile, ogni personaggio – star di prima grandezza come Cumberbatch, Johansson, Hanks – è una maschera che si muove su un palcoscenico di carta colorata, spesso più vicino alla caricatura che alla psicologia.

Questa abbondanza di spunti, però, è anche il limite e il fascino del film: la trama si frammenta, le idee si moltiplicano, i significati sfuggono. Anderson sembra divertirsi a depistare il pubblico, offrendo una storia che dietro la perfezione cromatica e la malinconia di fondo non si lascia mai decifrare fino in fondo. La trama fenicia è così un’opera che si gode con gli occhi, si ascolta con la mente, ma che lascia il critico – e forse anche lo spettatore – in una piacevole incertezza, sospesi tra la bellezza della forma e l’enigma del senso.

Senz’altro da rivedere più volte, magari in compagnia di qualche altro parente dei Coppola.

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Il Fatto Quotidiano

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