La Val Gardena è disseminata di artisti contemporanei da visitare e scoprire

  • Postato il 30 luglio 2025
  • Arti Visive
  • Di Artribune
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Ristla. Mai sentito questo termine vero? C’è in ladino gardenese una parola che sintetizza in sei lettere un evento assai fastidioso: quando una piccolissima scheggia di legno si conficca sotto al polpastrello e ti costringe ad una mini operazione chirurgica domestica. Serve un ago arroventato per cercare di estrarre il legnetto sottopelle. Tutto questo è “ristla”: in italiano servono quattro righe di spiegazione, in ladino sei lettere. La cosa racconta il rapporto viscerale della Val Gardena con la lavorazione, la scultura, l’intaglio del legno.

L’incredibile tradizione della lavorazione del legno in Gardena

La tradizione parte dal Seicento quando i mastri intagliatori della valle dimostravano già una grande abilità nel realizzare attrezzi utili all’agricoltura e all’allevamento. In seguito le capacità crebbero e si passò dall’utensileria all’artigianato e già nel Settecento i gardenesi esportavano in mezza Europa statue e giocattoli perfettamente scolpiti. Praticamente ogni casa in città o in valle aveva sotto un laboratorio di produzione di statue, di giocattoli, di arte sacra. E oggi le cose non sono così tanto cambiate sebbene a partire dall’Ottocento nell’economia locale sia prepotentemente subentrato il turismo. Un turismo però alimentato proprio dalle economie generatesi grazie ai proventi della scultura. Nei decenni le famiglie avevano costruito sulla scultura del legno il loro benessere e c’erano così risorse da investire per realizzare piccoli e grandi alberghi. 
Nel corso del Novecento la grande fama globale delle Dolomiti e, negli ultimi decenni, il contributo dei social, ha favorito l’arrivo di un turismo sempre più numeroso e non sempre attentissimo alle specificità locali. Oggi Ortisei, Santa Cristina e Selva – i tre comuni della valle assieme a parte del comune di Castelrotto – sono meta ambita da visitatori globali senza escludere orientali e arabi che affollano le boutique e le funivie che portano negli hot spot più panoramici (molto meno le piste da sci o i sentieri). La foto con le interminabili code alla funivia di Seceda ha fatto il giro d’Italia confermando ancora che esiste un problema di overtourism.
Si tratta di territori di una bellezza ormai conosciuta e riconosciuta in tutto il mondo, con un non indifferente successo in termini di instagrammabilità per fortuna o purtroppo. Si tratta anche di territorio le cui potenzialità di ‘intrattenimento turistico’ sono state raccontate e spremute a pieno e intelligentemente: sci, trekking, benessere, parapendio, mountain bike. 
Ma nonostante la vasta offerta, ci sono ancora altre alternative per completare le attività nel corso di una settimana bianca o di un soggiorno estivo. Alternative che hanno a che fare con l’arte, la più profonda cultura locale e che prendono abbrivio dalle tradizioni legate proprio al legno di cui dicevamo sopra. 

L’arte contemporanea in Val Gardena

Innanzitutto c’è da dire che in Val Gardena non mancano le occasioni per vedere una buona mostra o un evento espositivo di rilievo. Negli ultimi anni – ne abbiamo parlato varie volte – si è distinta la Biennale Ghardêina che da 2008 organizza negli anni pari una mostra d’arte diffusa nel territorio. Ma c’è anche un’altra istituzione che si chiama Unika e che si occupa di organizzare eventi espositivi pubblici per artisti e artigiani locali e di organizzare una grande fiera che si tiene tutti i settembre a Ortisei in un grande campo sportivo. Ci sono poi delle gallerie private come quella di Doris Ghetta o la Vijion e non mancano spazi espositivi pubblici: al di là degli storici musei (come quello Ladino o quello della Gardena) meritano una visita quando ci si trova in valle le mostre allestite nel Tublà da Nives, una piccola kunsthalle a Selva all’interno di un vecchio fienile finemente restaurato dal Comune. Sempre interessanti anche le esposizioni al Circolo, uno spazio espositivo situato proprio nel centro di Ortisei che spesso offre le primissime occasioni di fare mostre ai giovani artisti locali magari appena usciti dalla famosa Scuola d’Arte locale, oggi Liceo Artistico Statale ‘Cademia’.

Una giovane scoperta in Val Gardena: studio visit da Caroline Comploi

Proprio al Circolo ha tenuto una delle sue poche mostre l’artista Caroline Comploi. Poche perché Caroline ha 26 anni, ha appena finito l’Accademia a Venezia ed è tornata dentro la valle per allestire il suo studio in una panoramica stanza d’angolo della casa di famiglia. Al piano di sopra ci sono le abitazioni, al piano di sotto – va da sé – c’è l’atelier del padre intagliatore di statue in legno. 

Caroline è la prima tappa di un ipotetico tour di artisti gardenesi che sono nati, vivono e lavorano nella valle. I loro studi non sono aperti, ma potete provare a contattarli, scrivere loro tramite Instagram o via mail e costruirvi un percorso di laboratorio in laboratorio scoprendo qualcosa di diverso e di inatteso rispetto alle famose piste da sci e agli affollati rifugi. Il panorama, quello, rimarrà uguale perché quasi tutti gli studi che abbiamo visitato godono di visuali mozzafiato a seconda dei casi sul Monte Sella, sul Sassolungo, sulla valle e le sue cittadine.

Ma torniamo agli artisti che abbiamo scoperto percorrendo in su e in giù la Strada Statale 242. Caroline Comploi è l’unica tra quelli incontrati a non avere a che fare con il legno: nessun rischio di “ristla” per lei. Come quasi tutti i ragazzi gardenesi l’arte dell’intaglio la vista in famiglia (papà, nonno e chissà quanti altri parenti), ma l’ha messa da parte puntando, dice lei “più sul segno e sul pennello”. Grazie a molti viaggi tra cui un soggiorno di studio in Francia a Nîmes, Comploi ha messo a punto una ricerca rigorosa, molto limpida dedita alla scrittura, al disegno, al rapporto con la natura e, nei suoi dipinti ad olio, in particolare con la montagna, con la neve. Non solo quella altoatesina, ma anche quella del grande nord, delle popolazioni Inuit ad esempio. La maturità di Caroline è certificata da un’impeccabile produzione editoriale di libri, cataloghi e volumi finemente rilegati con grande perizia tipografica. Una giovane artista assai promettente, non solo nel panorama gardenese naturalmente. 

Stuflesser e Kostner. Una famiglia che racchiude tutto il sistema dell’arte

Dalla parte opposta dell’abitato di Ortisei (ma dentro al Comune di Castelrotto) ecco invece lo studio di Valeria Stuflesser, classe 1996. “Capisco chi si fa fare le sculture dalle stampanti 3D, ma non fa proprio per me questa cosa” ci racconta nel suo studio tra almeno un centinaio di sgorbi e scalpelli. Anche Valeria sta facendo un po’ di esperienze internazionali ma come la sua collega sembra essere profondamente richiamata da queste montagne: “qui si vive bene” esclama appena tornata da un viaggio in Ecuador. I suoi studi si sono svolti a Norimberga e la grande scultura blu che è stata la sua prova finale di laura è ancora allestita nell’atelier in questa bella casa della prima campagna tra orto e verde. La ricerca di Stuflesser mescola ancora figurativo e astratto ma non abbandona il legno (anche se alcune sue riuscite installazioni sono in gesso) e i temi preferiti che sono quelli relativi alla figura femminile. Andare a trovare Valeria però significa inevitabilmente immergersi in una dinasty familiare sorprendente: il papà Egon è un ebanista, scultore ma anche collezionista di arte antica, di quadri a tema montagna, di giocattoli storici e la sua galleria, la Dig Art, si distingue alle più importanti rassegne di antiquariato come il Mercante in Fiera di Parma. Poi c’è la mamma, Valentine Kostner, anche lei collezionista e gallerista titolare della Vijion, una delle gallerie d’arte contemporanea della zona. Valentine poi è la figlia dell’artista Josef Kostner (1933 – 2017), forse il primo grande personaggio ad aver portato l’artigianato gardenese ad un livello artistico più intellettuale, scevro dal folklore locale. Inoltre Kostner ha insegnato per decenni nella scuola d’arte locale influenzando generazioni di artisti più giovani, fino ad oggi. Le sue sorprendenti sculture in cemento degli Anni Sessanta e Settanta sono stipate in un piccolo storage nella casa degli Stuflesser. Insomma Valeria dovrà crescere confrontandosi con una ingombrante eredità e con una presenza dell’arte pervasiva e capillare in ogni angolo della casa e della memoria familiare. 
La Valle ha cognomi ricorrenti: come avviene spesso nelle valli di montagna le famiglie si incrociano e l’entropia è alta. Troverete tantissimi Runggaldier o Perathoner che vi sbloccheranon i ricordi di antichi campioni di sci, oppure Kostner o ancora parecchi Moroder (anche il mitico musicista Giorgio è di Ortisei) e poi ci sono loro: i Demetz. Un’autentica dinastia con molti molti artisti a portare questo cognome. 

Aron Demetz, il sindaco degli artisti della Val Gardena

Il cinquantatreenne Aron Demetz è il sindaco degli artisti della Val Gardena. Coordina, organizza, conosce, presenzia, promuove, sostiene i giovani e ne ospita volentieri nel suo studio che è un enorme hangar dove un tempo si producevano gatti delle nevi. E poi, naturalmente, porta avanti il suo lavoro quasi del tutto dedicato al legno facendosi largo tra pezzi di cirmolo, pero, larice e enormi tronchi rossi di sequoia. Le sue sculture sono diventate sempre più famose negli Anni Duemila fino a culminare con mostre importanti come quella al PAC di Milano o al MAN di Napoli e soprattutto con la partecipazione al Padiglione Italia della Biennale di Venezia: “dopo il 2009” ci racconta Aron “la notorietà è cresciuta a tal punto che non ho avuto più bisogno di spiegare il lavoro“. Dopo aver studiato a Norimberga, Demetz ha anche iniziato ad insegnare sia a Venezia che a Carrara ma poi ha mollato l’insegnamento per concentrarsi sul suo lavoro (“o fai una cosa o fai l’altra perché sono entrambe totalizzanti“) anche se la sua connessione con gli artisti giovani e giovanissimi non viene mai meno. Sia tenendo sempre dei ragazzi a studio, sia organizzando delle Summer School in atelier sia nel suo impegno civico in valle con una associazione che si chiama che si chiama La Vëta dotata di un attrezzato studio visibile anche dalla strada in paese a Ortisei.

Lo studio di Gehard Demetz. L’artista più conosciuto all’estero che in Italia

Sempre lo stesso cognome, ma questa volta ci spostiamo di paese e parliamo di Gehard Demetz scendendo la rampa del garage della sua deliziosa casa a Selva di Val Gardena. Dietro il garage c’è il suo studio che sembra nascosto ma poi si apre con una vetrata che inquadra tutta la vallata verso occidente e dunque verso il tramonto. Gehard (cugino di Aron e anche lui del 1972) ha lavorato in Italia con la galleria Rubin ma ormai da molti anni collabora con la importante galleria di New York Jack Shainman, questo fa sì che le sue opere (sempre presenti alle grandi fiere internazionali) siano più popolari all’estero che in Italia. Sono sculture in legno di medie dimensioni a volte anche molto laboriose, con due soggetti complessi che si compenetrano come fossero fluidi oppure sono realizzate con una particolare tecnica che parte da tavole e blocchetti di legno. “Ho fatto anche io l’insegnante, ma poi ho deciso di concentrarmi sul lavoro di artista anche perché alcune opere richiedono mesi” ci racconta Demetz. Anche perché i suoi lavori sono probabilmente tra i più quotati in assoluto tra quelli realizzati nella valle.

la casa di gregor prugger e sullo sfondo il fienile con le opere La Val Gardena è disseminata di artisti contemporanei da visitare e scoprire
La casa di Gregor Prugger e sullo sfondo il fienile con le opere

Nel fienile di Gregor Prugger in Val Gardena

Dalla vallata bisogna salire sui primi declivi per arrivare nell’alpeggio dove lavora Gregor Prugger. D’inverno si lavora a Ortisei, ma appena la stagione migliora Gregor e la moglie salgono a lavorare in questa casa vicina al fienile con una vista panoramica sul Sella. Ci sono tanti pascoli e arriviamo proprio mentre un gruppo di amici della famiglia Prugger sta lavorando il fieno per consegnarlo ad un allevatore che lo verrà a ritirare: “non ci guadagnamo niente, è solo per rendere tutto più bello e curato“. Gregor, che oggi ha 71 anni, ha fatto l’accademia a Firenze ma poi il grosso di quello che ha imparato lo deve al papà artigiano (del legno, ovviamente). Oggi la sua produzione è molto vasta, eterogenea e spazia tra cicli di progetti più minimali a opere ironiche e anche politiche. Moltissime opere sono stipate dentro ad un grande fienile che sta come sospeso sulla vallata. Non è estraneo a confrontarsi con l’arte pubblica con progetti di grandi dimensioni come il grande albero collocato nella chiesa dello Spasimo a Palermo e dedicato alle vittime della mafia. Il trasporto altoatesino nell’accogliere e la casa collocata in questo luogo magico trasforma la dimora dei Prugger in un punto di riferimento per artisti, galleristi, amici, artigiani della valle. Tutti raccontano gli aneddoti sulle leggendarie serate da Gregor. E questo ci conferma la sensazione di una comunità artistica coesa e festaiola che abita questa valle e queste montagne.

Massimiliano Tonelli

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Autore
Artribune

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