L’anima creativa di Delft. Un viaggio alla scoperta della città olandese più pittoresca

  • Postato il 27 luglio 2025
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Il viaggio nella Delft di Vermeer non può che iniziare al Vermeer Centrum, un’esperienza immersiva che va oltre il tradizionale concetto di museo. Attraverso installazioni multimediali e una quarantina di riproduzioni fedeli alle dimensioni originali, si entra nell’universo creativo del pittore, scoprendo i segreti della sua tecnica e le storie nascoste dietro ogni opera. Come, per esempio, la meticolosità che lo portava a dedicare mesi a ogni singolo dipinto; la tecnica della camera oscura per ottenere una precisione geometrica unica; l’uso dei pigmenti più preziosi dell’epoca, come l’oltremare costituito da lazurite, presente anche nel turbante della famosa Ragazza con l’orecchino di perla

L’umile tomba di Vermeer a Delft 

A pochi passi, nella Oude Kerk (la Chiesa Vecchia), si trova la tomba del maestro Jan Vermeer (Paesi Bassi 1632 – 1675), contraddistinta da una lapide di marmo sempre adorna di fiori freschi. La semplicità di questa sepoltura racconta meglio di qualsiasi biografia la vita di un artista che morì in povertà nel 1675, ignaro che i posteri lo avrebbero celebrato come uno dei più grandi pittori di tutti i tempi. La chiesa custodisce anche le tombe di Maarten Tromp e Piet Hein, eroi navali del Secolo d’Oro olandese. L’edificio religioso è inoltre celebre per il campanile “storto”: i suoi 75 metri d’altezza si ergono con una pendenza ben visibile dovuta al cedimento del terreno sabbioso e all’antico canale su cui fu costruito. Questa torre, da molti paragonata alla Torre di Pisa, è stata poi stabilizzata ed è uno dei simboli più riconoscibili di Delft.

L’arte del Blu 

Ma il blu di Vermeer non è l’unico legato alla città. Lo si ritrova anche nell’arte della ceramica che affonda le radici nel 1653, quando nacque la Royal Delft, oggi unica superstite delle antiche manifatture che producevano il famoso Blu di Delft. La tecnica richiede una maestria particolare: ogni pezzo viene dipinto a mano con cobalto su smalto bianco, poi cotto a temperature elevatissime che fissano il colore in quella tonalità inconfondibile. L’ispirazione originaria proveniva dalle porcellane ming importate dalla Compagnia delle Indie Orientali, ma gli artigiani locali seppero reinterpretarle con motivi tipicamente olandesi, come mulini a vento, tulipani, scene bibliche, creando un perfetto equilibrio tra influenze orientali e identità nazionale.

Il museo della manifattura di Delft

Il museo della manifattura espone collezioni storiche e contemporanee, offrendo anche workshop dove cimentarsi nella decorazione di piatti e piastrelle che poi vengono spediti a casa, come ricordo dell’esperienza. Le ceramiche si possono, però, comprare praticamente ovunque, soprattutto nei negozietti della Markt, la piazza centrale, dominata dal Municipio rinascimentale, i caffè storici, le eleganti dimore e la Nieuwe Kerk (la Chiesa Nuova), la cui torre richiede una salita di 376 gradini per raggiungere la sommità e ammirare il panorama. All’interno dell’edificio si trovano il mausoleo di Guglielmo d’Orange, padre della patria, e la cripta reale della dinastia Orange-Nassau, oltre alla tomba del filosofo e giurista Hugo Grotius. La sua opera più importante, De iure belli ac pacis (Sul diritto di guerra e di pace), ha ispirato le Convenzioni di Ginevra ed è ancora oggi più che mai attuale nonostante la prima edizione sia stata pubblicata nel 1625.

Nieuwe Kerk, lla Chiesa Nuova, crediti R. Smanio
Nieuwe Kerk, lla Chiesa Nuova, crediti R. Smanio

Vivere Delft come un locale

Muoversi in città è un piacere: a piedi lungo i canali, in bicicletta sulle numerose piste ciclabili (dove l’affollamento e il pericolo non è come quello di Amsterdam) oppure con una crociera fluviale che fa scivolare dolcemente sotto i ponticelli storici. La presenza della TU Delft, Technische Universiteit Delft, fondata nel 1842 e considerata tra le migliori università tecniche al mondo, porta in città più di 25 mila studenti da tutto il mondo per seguire corsi di ingegneria aerospaziale, robotica, architettura sostenibile e design industriale. Il campus stesso, il Mekel Park, è un’opera d’arte: la biblioteca centrale, progettata dallo studio di architettura Mecanoo, è un esempio di sostenibilità ambientale e innovazione, con un tetto erboso a forma di cono, le facciate climatizzate e la possibilità di accumulare energia termica calda e fredda per il risparmio energetico. 

La vita universitaria e la scena contemporanea a Delft

Vale la pena visitare la biblioteca dell’università in compagnia dei bibliotecari stessi per scoprire le sale, tra cui quella centrale, una delle più grandi in Europa con oltre 4000 posti, e la nuova Collection Wall, con schermi digitali tra gli scaffali che permettono la ricerca in tempo reale di testi e volumi da archivi online, colmando il divario tra collezioni fisiche e digitali, oltre che di ricevere consigli personalizzati attraverso l’AI. Gli studenti sono poi parte attiva della scena artistica locale. Molti progetti di design e installazioni temporanee nascono infatti proprio dalla collaborazione tra facoltà creative e spazi espositivi cittadini. La loro presenza si avverte nelle gallerie alternative e nei festival di arte digitale. Fino a settembre si svolge inoltre la Delftse Festivalzomer, l’Estate dei festival di Delft, con musica e performance dal vivo, senza dimenticare che la città vanta una posizione strategica: a 40 minuti di treno da Amsterdam, 20 minuti da Rotterdam, e solo 10 minuti dall’Aja, ideale per visitare musei, mostre e moderne architetture. E poi tornare a casa di Vermeer.

Luisa Taliento

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Artribune

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