Le bugie di Elon Musk sulla Tesla a guida autonoma stanno finalmente venendo a galla

  • Postato il 22 agosto 2025
  • Innovation
  • Di Forbes Italia
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Un giudice federale di San Francisco ha appena dato il via libera a una class action intentata dai proprietari di Tesla contro la casa automobilistica per le affermazioni esagerate del ceo Elon Musk e della società sulla capacità di guida autonoma dei suoi veicoli elettrici, risalenti addirittura al 2016. È l’ultimo colpo ai piani dell’uomo più ricco del mondo, che vorrebbe riposizionare Tesla come leader nell’intelligenza artificiale e nella guida autonoma, in un momento di forte rallentamento delle vendite di auto elettriche.

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Il lungo cammino della guida autonoma

Nove anni fa, Elon Musk dichiarò ai giornalisti che Tesla stava compiendo un salto coraggioso verso il futuro dotando la sua gamma elettrica di tutta la tecnologia necessaria affinché, un giorno, potesse operare come veicoli pienamente autonomi.

“L’hardware per la piena autonomia sarà standard su tutte le auto Tesla prodotte da ora in avanti”, disse Musk. Una volta sfruttato appieno, con l’affinamento del software abilitato dall’IA, un insieme di telecamere digitali, sensori a ultrasuoni e radar avrebbe dovuto garantire alle Tesla la piena autonomia di “Livello 5” – una classificazione che indica la capacità di guidare in qualsiasi condizione senza intervento umano.

Non era vero allora e non lo è oggi.

Dai treni Hyperloop ai tetti solari, fino ai risparmi da trilioni di dollari derivanti da tagli al bilancio federale pagati con DOGE, Musk si è costruito una reputazione per i suoi vanti eccessivi e per affermazioni decisamente false. Per anni questa abitudine non è stata un problema serio né per le sue aziende, né per la sua immagine o ricchezza. Ma ora lo sta diventando per Tesla, già colpita da un calo del 13% delle vendite globali di EV nel primo semestre del 2025.

La class action segue un altro processo federale, celebrato questo mese a Miami, in cui una giuria ha stabilito che Tesla ha una parte di responsabilità per un incidente mortale del 2019 avvenuto mentre era attivo l’Autopilot, e ha ordinato all’azienda di pagare 243 milioni di dollari di risarcimento. Nel frattempo, l’azienda rischia di perdere temporaneamente la possibilità di vendere auto in California, il suo principale mercato statunitense, se un giudice – in un caso intentato dal Dipartimento dei Veicoli a Motore dello Stato – stabilirà che ha fuorviato i consumatori esagerando le capacità di guida autonoma dei suoi veicoli.

“La cosa fondamentale è che nulla di tutto ciò è nuovo. Era nell’aria da tempo”, ha dichiarato Phil Koopman, ricercatore di tecnologie per i veicoli autonomi e professore emerito alla Carnegie Mellon University. “Ora stiamo vedendo i pezzi andare al loro posto, ma non è affatto una sorpresa”.

Né Musk né Tesla hanno risposto a richieste di commento.

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La sfida con Waymo

Le battute d’arresto legali non rappresentano un enorme problema finanziario, almeno per ora, ma sono un problema reputazionale perché minano la narrativa di Musk secondo cui Tesla sarebbe leader nella guida autonoma, nonostante manchino prove solide a supporto. Waymo, di Alphabet, che gestisce robotaxi commerciali in cinque grandi città americane e sta testando in altre dieci, ha consolidato la propria posizione di leader del settore. Musk ha detto nella call sui risultati che Tesla alla fine supererà Waymo perché il suo sistema è molto più economico, ma il progetto pilota di robotaxi avviato da Tesla a giugno ad Austin – con conducenti di sicurezza seduti davanti – dimostra che la strada da fare è ancora lunga.

“Al momento ci sono veri robotaxi che trasportano persone reali su strade reali”, ha dichiarato Bryant Walker Smith, ricercatore di veicoli autonomi e professore all’Università della South Carolina. A luglio, Smith ha testimoniato come esperto per il DMV californiano nel suo caso contro Tesla. “E nessuno di questi è una Tesla”.

Prima dell’avvio del programma pilota ad Austin, dove Tesla ha la sua sede, gli ingegneri dell’azienda avevano comunicato ai regolatori che, nonostante i nomi Autopilot e Full Self-Driving, il sistema fosse tecnicamente classificato come autonomia di Livello 2: assistenza alla guida, con il conducente sempre pronto a intervenire. Nell’attuale progetto robotaxi, oltre a un tecnico di sicurezza seduto davanti, Tesla si affida anche a operatori remoti per monitorare la flotta e fornire assistenza alla guida in caso di problemi – come quando un veicolo ha rischiato di scontrarsi con un treno in arrivo.

Smith, che ha recentemente pubblicato uno studio comparando le performance dei robotaxi di Waymo negli Stati Uniti con quelli del colosso tech Baidu in Cina, ha sottolineato come la persistenza degli obiettivi mancati di Musk sulla guida autonoma sia piuttosto unica. “Negli anni 2010 ci sono state molte dichiarazioni troppo ottimistiche”, ha detto. “Ma le altre aziende hanno o mantenuto le promesse o ridimensionato le aspettative”.

Nel 2019, durante il “Tesla Autonomy Day”, Musk dichiarò con sicurezza che l’azienda avrebbe avuto un milione di robotaxi sulle strade entro il 2020. Non è successo. Né si è avverata la sua promessa, nello stesso evento, che le Tesla dotate di FSD sarebbero diventate più preziose nel tempo, generando fino a 30.000 dollari di reddito annuo per i proprietari che le avessero inserite in una rete di robotaxi gestita da Tesla. Secondo i report più recenti del sito di compravendita auto iSeeCars, nel 2025 le Tesla usate hanno perso più valore di qualsiasi altro marchio, con un calo del 5,3% a luglio.

Gonfiare la realtà

Nei processi, gli avvocati di Tesla hanno sostenuto che le dichiarazioni di Musk fossero “puffery”, esagerazioni da non prendere alla lettera. Ma si tratta di una pratica inusuale nel settore auto, dove la scarsa attenzione alla sicurezza dei clienti può tradursi in cause legali costosissime. Tesla ne è rimasta in gran parte indenne fino a poco tempo fa, nonostante siano stati collegati a Autopilot e FSD circa 59 incidenti mortali, secondo i dati raccolti da Tesladeaths.com.

Nel caso di Miami, i giurati hanno stabilito che la responsabilità principale per l’incidente che ha ucciso Naibel Benavides Leon fosse del conducente umano, George McGee, ma hanno attribuito a Tesla il 33% della colpa, data l’attivazione di Autopilot. L’azienda ha fatto ricorso, ma la sentenza apre la strada a nuove azioni legali.

“Tesla vuole avere la botte piena e la moglie ubriaca”, ha dichiarato Missy Cummings, professoressa alla George Mason University ed esperta di IA, che ha collaborato con la NHTSA sui veicoli autonomi. Cummings è stata testimone o consulente nei casi di Miami, San Francisco e per il DMV californiano. “Vuole vendere auto dicendo che si possono guidare in Autopilot e Full Self-Driving, ma quando qualcuno muore sostiene che la colpa è solo del conducente e che Tesla ha sempre parlato solo di tecnologia di assistenza alla guida”, ha detto.

La sentenza di Miami “è stata una bocciatura di questo approccio privo di senso”, ha aggiunto. “La giuria ha visto e ascoltato prove sul programma di test di Tesla che dimostravano chiaramente la mancanza di dovuta diligenza. Se sostieni che la tua auto possa guidarsi da sola, devi anche fornire risultati di test che dimostrino solidamente questa capacità”.

Martedì le azioni Tesla sono scese di circa l’1,8%, a 329,31 dollari. Da inizio anno sono in calo del 18%.

L’articolo Le bugie di Elon Musk sulla Tesla a guida autonoma stanno finalmente venendo a galla è tratto da Forbes Italia.

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Forbes Italia

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