Legge di bilancio, la Cei stronca la manovra del Governo Meloni: “A cosa serve la politica se non riduce le diseguaglianze”
- Postato il 28 ottobre 2025
- Speciale Legge Di Bilancio
- Di Il Fatto Quotidiano
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La Cei boccia la manovra del Governo Meloni. È quello che emerge da un durissimo editoriale su Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, intitolato La politica delle scelte e firmato da Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle entrate, intenzionato a scendere in politica nel centrosinistra, fratello minore del prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo. Nel suo editoriale, Ruffini legge in modo sinottico due notizie, a suo giudizio, soltanto “in apparenza lontane”, ma che “raccontano, in realtà, la stessa storia: la legge di bilancio che il governo ha presentato al Parlamento e il crollo della affluenza alle elezioni regionali. Due vicende che sembrano appartenere a mondi diversi, ma che si specchiano una nell’altra. Perché la legge di bilancio è l’atto politico più importante di un governo, mentre il voto è il modo in cui i cittadini fanno sentire la propria voce. E oggi quella voce, sempre più spesso, è un silenzio assordante”. Più che un editoriale e un attacco al governo, un vero e proprio manifesto politico.
Ruffini è convinto che “questa legge di bilancio poteva scegliere se tagliare un po’ di tasse o costruire un Paese che investe su sé stesso. E finché la politica non dirà con chiarezza ‘questo sì, questo no’, i cittadini continueranno a pensare che tutto si equivalga, e che nulla cambi davvero. Ecco perché la legge di bilancio e l’astensione non sono due temi separati, ma due capitoli della stessa storia: quando la politica rinuncia a ridurre le disuguaglianze, a costruire un progresso condiviso, a prendersi la responsabilità del futuro, a fare scelte chiare e coraggiose, anche i cittadini smettono di sentirsi parte del progetto. Del resto, se la politica non serve a ridurre le diseguaglianze mi domando a cosa serva”.
Non è la prima volta che Avvenire si occupa della legge di bilancio del Governo Meloni. In precedenza, il quotidiano della Cei si è schierato a favore dell’aumento della tassazione per le prime abitazioni locate a uso turistico, dal 21 al 26%. La tesi del quotidiano della Cei è che le case vacanza stravolgono il mercato immobiliare, sottraendo appartamenti per gli affitti tradizionali. Sarebbero, quindi, le principali responsabili della crisi degli alloggi. La bocciatura alla manovra arriva da una Chiesa italiana a cui è stato riaffidato il rapporto con la politica prima da Papa Francesco e ora da Leone XIV. I lunghi anni del ruinismo, infatti, quelli dell’interventismo costante nella politica italiana da parte del cardinale Camillo Ruini, che è stato presidente della Cei e vicario generale per la diocesi di Roma, erano stati archiviati, durante il pontificato di Benedetto XVI, dall’allora cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che aveva voluto avocare a sé il dialogo con i governi che si erano succeduti.
Ora sarà interessante vedere, dopo l’editoriale di Avvenire, quali saranno i rapporti tra la Cei e il Governo Meloni. Una Chiesa italiana reduce dalla conclusione della sua terza assemblea sinodale che ha visto l’approvazione di un documento anacronistico, soprattutto sul ruolo delle donne nella Chiesa e sui gay. Un testo che rispecchia le aperture pastorali, ma non dottrinali, che c’erano state nel pontificato di Francesco, ma non le nette chiusure, in particolare sul diaconato femminile, già espresse con estrema chiarezza da Leone XIV. Ma soprattutto che ha prestato il fianco all’interpretazione errata che la Cei in futuro avrebbe sostenuto il gay pride. Un equivoco che ha scontentato tutti, favorevoli e contrari.
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