L’inciucio Schlein-De Luca dimostra che non è possibile alcun cambiamento nel centrosinistra
- Postato il 2 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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L’inciucio Schlein-De Luca è il sipario che cala sulle speranze di chi aveva creduto che le prossime elezioni regionali in Campania potessero significare la fine del deluchismo. Il cacicco è ancora in sella. I capibastone danno ancora le carte. Nemmeno si sente più l’eco dei “basta” della segretaria del Pd del febbraio 2023. Il Deluchistan è vivo e vegeto.
L’accordo di potere siglato sulle teste di sei milioni di campani – e con sviluppi nazionali verso il 2027 – è l’ultimo chiodo su una bara: non c’è possibilità di trasformazione nel centrosinistra. Non è campo largo o larghissimo: è il campo del gattopardismo, cambiare i volti affinché nulla cambi.
Ho letto diversi appelli di queste settimane che coglievano questi rischi, provavano a scongiurarli, ad attivare forze della società civile e politica per impedire questo scempio. Le parole di Isaia Sales, Gianfranco Nappi, Massimiliano Amato e tante e tanti altri; per ultime quelle durissime di Antonio Marfella. Le segreterie e le burocrazie dei partiti politici del centrosinistra li hanno bellamente ignorati e hanno fatto la loro scelta: la continuità e non la discontinuità, la conservazione e non la rottura, la propagazione di un sistema feudale anziché la rivolta contro cacicchi, sultani e feudatari.
De Luca avrà assessorati di peso, in primis quello alla Sanità, che pesa per i due terzi del bilancio regionale. Avrà in mano il partito regionale, consegnato al figlio Piero. Che significa che disporrà del potere di comporre le liste elettorali per Regionali e Politiche (se vi siete chiesti perché l’unica a scrivere apertamente contro l’accordo sia stata la compagna Pina Picierno qui abbiamo un indizio).
Avrà la garanzia della continuità dei suoi progetti, dal castello del sultano, la nuova sede della Regione Campania nei pressi di Piazza Garibaldi per la modica cifra di 700 milioni di euro, ai dieci mega-ospedali, regalo a costruttori e speculatori, e della permanenza dei suoi “fidi”, a partire da dirigenti sanitari e amministrativi, tessere di un puzzle che prevede l’occupazione di ogni spazio di vero potere.
Schlein avrà un alleato interno al Pd, “volubile” ma ritenuto utile in vista delle politiche del 2027, anche per indebolire l’area Guerini-Picierno. Conte e il M5S avranno la candidatura di Roberto “Foglia di Fico” alla presidenza. A lui il compito di nascondere dietro il volto perbene il sistema di potere che continuerà a spadroneggiare in Campania.
Dal patto di potere ogni pezzo degli apparati guadagna qualcosa. A perdere è la maggioranza della nostra terra. Ma la partita non è chiusa. L’accordo scommette infatti sulla passività della società civile e politica. Scommette, cioè, che il malcontento rimanga confinato al lamento, senza la forza e la volontà di farsi progetto. Che lo “schifo” prevalga e spinga molte e molti a rimanere a casa. O che, al massimo, questi malumori si facciano coscienza critica, ma dentro il “campo XXL”, da Mastella e Renzi fino ad Avs e forse oltre, con il paradosso che potrebbero fungere da energia ri-legittimatrice dell’inciucio Schlein-De Luca-Fico. Che anche qui si imponga la logica del “menopeggismo” e, alla fine, si decida di sostenere il centrosinistra, magari turandosi il naso e chiudendo occhi e orecchie. E tutti a votare Pellegrino Mastella e le figlie e i figli di chi in Regione comanda per davvero.
È lo scenario da scongiurare. Per questo serve un’altra proposta. Serve lanciare un grido insieme di allarme e speranza, rivolto a chi voglia liberare la nostra terra. Che oggi è ostaggio di questi personaggi e di questo sistema di potere. Chi credeva che i liberatori sarebbero arrivati da fuori dovrebbe ricordare la massima secondo cui “solo il popolo salva il popolo”.
L’accordo di potere Schlein-De Luca-Conte-Fico ha un solo grande merito: rende palese che non c’è possibilità di cambiamento dentro il centrosinistra. Pane al pane, vino al vino: chi c’è per sfidare le destre e il centrosinistra, lasciarsi alle spalle Scilla e Cariddi senza lasciarsi irretire dalle sirene del sistema di potere?
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