L’invenzione di un luogo: il Gramsci Monument di Thomas Hirschhorn nel Bronx

  • Postato il 21 agosto 2025
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Ad un certo punto, era l’estate del 2013, buona parte del jet set artistico di Manhattan sale su lussuose limousine dai vetri oscurati e si dirige verso il Bronx. Destinazione? Forest Houses, un project di quattro torri da quattordici piani nel cuore di un complesso di edilizia popolare da 1.400 appartamenti, abitati per il 58% da afroamericani e per il restante da ispanici. Lo fanno per inaugurare un monumento dedicato a uno dei pensatori marxisti più influenti del Novecento, Antonio Gramsci, in una zona della metropoli dove il sottoproletariato è una realtà definitiva. 

Il monumento a Gramsci di Thomas Hirschhorn

Il miracolo di questo esodo lo compie Thomas Hirschhorn, artista svizzero di fama internazionale e spirito militante che sceglie uno dei luoghi più periferici e stigmatizzati della grande mela per erigere il suo Gramsci Monument. Non si tratta di una statua né di un’opera celebrativa, è il tentativo di costruire un luogo ex novo, dentro un luogo già connotato da una evidenza sociale che è anche economica, politica e oggi, mentre il South Bronx è in via di gentrificazione, perfino speculativa. Con intuizione artistica unica e geniale, Hirschhorn costruisce, insieme a diciassette giovani del quartiere, una grande struttura in legno, con scritte e immagini fatte a mano, seguendo il suo consueto stile “povero”, immediato e rude. 

L’opera di Thomas Hirschhorn 

Il monumento è una struttura complessa, vivente, un centro culturaletemporaneo e autogestito: bar, biblioteca, museo, scuola d’arte, sala conferenze, radio, redazione giornalistica e un sito web costituiscono quest’opera d’arte totale e locale, comunitaria, aperta ogni giorno a incontri, letture, laboratori, dialoghi e riflessioni partecipate dagli abitanti del project. La scena dell’arte qui non esiste. Il Gramsci Monument non è pensato per essere esposto, mostrato su quel palcoscenico che è il museo, e tutti quei white cube che ne imitano lo spazio. All’epoca, Forest Houses rappresenta per l’artista un anti-luogo che semplicemente non esiste su molte mappe “che contano”. Il gesto creativo diventa un atto di presenza politica e poetica in un contesto marginale, ma pienamente urbano e profondamente reale; è un fare arte lì dove non arrivano il mercato, le fiere, i collezionisti, i capitali e soprattutto non arrivano i turisti. 

Thomas Hirschorn, Gramsci Monument
Thomas Hirschorn, Gramsci Monument

L’opera nel South Bronx

Creare un luogo artistico in un anti-luogo come Forest House può cambiarne la percezione e quindi il suo destino: è quel che si augura l’artista. Fin dal principio, il suo intento è quello di costruire un dispositivo per “far vivere un pensiero”, quello gramsciano, in una comunità di persone che ignorano la figura del comunista sardo, ma ne condividono la voglia di riscatto. “Mi interessa cosa un monumento può produrre ogni giorno”, mi dice Hirschhorn quando salgo a trovarlo in una giornata afosa di quel luglio ormai lontano. “Non miro alla celebrazione passiva di una figura” continua. Abiterà il suo progetto per i 77 giorni della sua durata, accogliendo i residenti e dando loro la parola in un luogo “protetto”. Insieme a loro, farà crescere organicamente il “monumento”, caricandolo di contenuti e creando ogni giorno un quotidiano, così come un sito web. A quella data, Hirschhorn ha già creato “monumenti filosofici” dedicati a Spinoza, Bataille e Deleuze, ma in quei progetti la sua presenza era stata marginale. 

Intervista a Thomas Hirschhorn

Realizzato con la collaborazione della Fondazione Gramsci, il monumento vanta un piccolo “museo” che espone gli oggetti usati in carcere dal fondatore de L’Unità, l’organo ufficiale d’informazione del Partito Comunista Italiano andato in stampa dal 1924 fino alle ripetute chiusure recenti e che per un secolo ha accolto gli articoli dei grandi intellettuali italiani: un giornale che neanche il regime fascista riuscì a estinguere e per il quale sono salito anche io nel Bronx, quel giorno lontano, per raccogliere il pensiero di Thomas. “Mi basta che conoscano il nome Gramsci, o la sua data di nascita, è un buon inizio” mi confessa, mentre un afroamericano infila occhiali da vista simili a quelli di Gandhi, e inizia un reading di poesie scritte da lui per il vicinato e mentre alcuni bambini si avvicinano per capire cosa ci faccia questo luogo extra-terrestre in mezzo al loro cortile condominiale. 

Gramsci in America

Questo strano luogo, apparso come un fungo, è un motore relazionale, un laboratorio di possibilità: il progetto ha un’evidente valenza politica, anche se Hirschhorn insiste sulla centralità della forma. “Sono un artista”, mi dice, “non un attivista, ma la forma deve incontrare la vita”. Ecco un topos delle avanguardie, di un’arte che si pensa come produttrice di “emancipazione”, un concetto per il quale Gramsci si è battuto e per il quale è stato recentemente molto amato e molto studiato, proprio negli Stati Uniti d’America. Ben più, forse, che nella sua Italia.

Nicola Davide Angerame

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L’articolo "L’invenzione di un luogo: il Gramsci Monument di Thomas Hirschhorn nel Bronx" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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