Londra è una città fatta di tante anime: un’esperienza sensoriale ad altissima assonanza poetica
- Postato il 31 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Francesca Carone
Mentre l’Italia è amleticamente sospesa tra la politica inquisitoria e cabarettistica di Meloni nell’imbarazzante “faccettismo” anti-informazione (in compagnia di Trump) e le polemiche del ponte sullo Stretto, non resta che evadere in una Londra sorniona e sorridente, sdraiata nell’incantevole Cotswolds (campagna inglese, poco distante da Londra nota per i suoi villaggi in pietra, i paesaggi rurali e i fiumi), sogno estivo di moltissimi britannici.
Il viaggio (in auto) è minuziosamente organizzato: si contatta via mail il Comune di Londra per comunicare il numero di targa, in vista di una eventuale tassa da pagare nel caso in cui l’auto non rispetti determinati standard di emissione per il transito nella Ultra Low Emission Zone, un’area all’interno di Londra che impone una tariffa giornaliera di 12,50 sterline ai veicoli che non soddisfano i requisiti di emissione. Una tariffa che si applica 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, tranne il giorno di Natale.
L’Ulez (Ultra Low Emission Zone), inizialmente introdotta nel centro di Londra nel 2019, è stata progressivamente estesa per coprire l’intera area metropolitana di Londra, inclusi tutti i borghi londinesi.
Una volta schedata l’auto, preparati i passaporti e l’assicurazione sanitaria, finalmente si parte!
Si attraversa l’incantevole Svizzera, con i suoi paesaggi mozzafiato da cartolina. Il Passo del Gottardo e le bellissime città di Lugano, Locarno, Lucerna, Basilea con tutto quello che la bellezza di questi luoghi comporta: emozione, stupore, meraviglia. Si arriva in Francia, nella bellissima Reims, che ospita la bellissima cattedrale dove avveniva il giuramento dei re.
Si riparte l’indomani mattina non prima di aver preso panini e salumi da un Carrefour vicino. Direzione: porto di Calais, per imbarcarci sul traghetto diretto a Dover, in Inghilterra. L’imbarco è più facile del previsto, non c’è affollamento di auto e alla dogana tutto fila liscio: i sorrisi e le guance rosse dei dipendenti inglesi fanno ben sperare!
In lontananza le famose scogliere di Dover diventano sempre più bianche man mano che il traghetto si avvicina. Finalmente le vedo dal vivo e non dai documentari di Licia Colò. Il traghetto ci lascia a Dover, una ridente città sul Canale della Manica dove fanno da padroni i grossi gabbiani che garriscono sonoramente tra cielo e terra e i piccoli negozietti dallo stile marinaresco.
Abbandonata Dover e la guida a destra ci dirigiamo verso l’albergo, nel tranquillo quartiere di Kingston Upon Thames, vicino al famoso Richmond Park. La colazione nello storico albergo Warren House (onestamente molto più bello su Booking), dove pare abbia anche dormito Churchill, gestito quasi completamente da indiani, è prevalentemente inglese: fagioli, pomodori, salsicce, bacon, insalata, e poi frutta, verdura, omelette, waffle con succo d’acero e frutta, pudding. In un piccolo angolo qualche richiamo nostrano è offerto dai piccoli cornetti e dalle deliziose marmellate in vetro monodose. Gli inglesi ovviamente vanno matti per la loro breakfast, che preparano principalmente durante il weekend proprio perché molto elaborata e ricca.
Londra per chi arriva la prima volta è più di un sogno: la fame di luoghi, visti sempre in tv o sui social, diventa quasi patologica: il Palazzo di Westminster, la Tower Bridge, la Cotswolds, i grattacieli della City, i famosi magazzini Harrods, Piccadilly Circus, Trafalgar Square. E poi tornare indietro nel tempo nel sito di Stonehenge per poi trovarsi sul famoso Meridiano Zero presso l’Osservatorio di Greenwich con la spettacolare vista su Londra.
Il gotico delle cattedrali immerse nelle town si eleva al cielo come a ricercare un contatto con il trascendente: testimonianza egregia sono le cattedrali di Canterbury e Saint Paul. La cattedrale di Salisbury immersa in una grande distesa verde genera in chi l’ammira la consapevolezza che l’uomo ha la capacità di elevarsi al cielo come la sua portentosa guglia alta 123 metri. E poi l’esperienza della Chiesa anglicana: catapultati all’interno della cattedrale da due furbe anziane signore inglesi, inizialmente per ascoltare il coro, per poi scoprire che in realtà stavamo partecipando ad una vera e propria celebrazione in puro stile anglicano con tanto di donna-prete officiante.
Londra è una città fatta di tante anime: vi è la bellezza, l’eleganza e il romanticismo dei quartieri con le iconiche casette inglesi, il classico portone sulla strada, gli scalini e le deliziose finestre bianche. Ma l’incantesimo di Londra si scioglie un po’ quando dai finestrini del treno, viaggiando da Kingston alla stazione di Waterloo, appare il chiaroscuro di alcuni quartieri londinesi che, seppur in lontananza, mostrano un volto diverso e dissonante rispetto ad altri quartieri. Qui la magia scompare, i colori diventano ombre, le case assumono forme imprecise e le finestre non hanno più il loro candore. Per strada si sente urlare una donna, forse ubriaca, con gli occhi persi seguita da quattro bambini; uno di loro si avvicina (preoccupato) ad un passante comunicando che la sua mamma dice cose strane e che ha bisogno d’aiuto.
Qui Londra scompare e viene fuori l’anima nera delle periferie disconnesse dall’incantesimo di una città dai mille volti. Londra è un’esperienza sensoriale ad altissima assonanza poetica che domina e predomina qualsiasi logica cognitiva di pensiero razionale. E’ una città che rapisce in modo asintomatico e restituisce tutta la sua magia in un’incantevole carezza di suoni, immagini, profumi e colori.
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