Mario Venuti: jazz e bossanova a Capo Colonna
- Postato il 22 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Mario Venuti: jazz e bossanova a Capo Colonna
SARÀ uno tra gli ultimi appuntamenti della rassegna This Must Be The Place e in un luogo magico e bellissimo come il Parco Archeologico di Capo Colonna a Crotone, il 23 agosto alle 22, andrà in scena Mario Venuti, una figura poliedrica della musica italiana. Partito dalla new wave siciliana con i Denovo, si è affermato come solista raffinato, autore di brani radiofonici – chi di noi non ricorda un vero “tormentone” come Veramente – e raffinati, e autore per altri artisti. Dotato di forte sensibilità melodica e sperimentazione sonora, ha saputo innovare restando sempre radicato nella propria terra e nelle sue influenze culturali.
Dopo il grande successo dello scorso anno, quando per la prima volta, grazie ad un’intuizione intelligente del direttore dei Parchi archeologici di Crotone e Sibari (PACS) Filippo Demma, ha preso forma “This Must Be The Place” (TMBTP), il Parco archeologico nazionale di Capo Colonna e gli spazi antistanti l’imponente Fortezza di Le Castella si sono trasformati nuovamente nelle spettacolari location dell’attesissimo evento crotonese che unisce musica e archeologia in uno scenario mozzafiato, icona della straordinaria bellezza della terra di Calabria.
La seconda edizione della rassegna finanziata dal Ministero della Cultura e ospitata nei luoghi dell’antica Kroton, ancora oggi simbolo di quella che fu la Magna Grecia nel suo periodo di massimo splendore, con degli appuntamenti dei quali saranno protagonisti artisti di fama nazionale ed internazionale selezionati con cura dal nuovo direttore artistico Sergio Gimigliano. Abbiamo raggiunto proprio Mario Venuti per parlare della prossima data.
Venuti, che concerto sarà quello del 23 agosto a Capo Colonna?
«Sicuramente un concerto di impostazione jazzistica. Saremo un quartetto, ci sarà un contrabasso, una batteria di chiara estrazione jazz, un pianista ed io con la chitarra classica. Faremo una selezione di canzoni, alcune storiche della canzone italiane, dei veri e proprio super classici, riletti in un mood cool jazz e sarà presente un po’ di Brasile con delle atmosfere bossanova. Io non ho mai nascosto di essere un grande appassionato di quel genere, del suo sound e del suo sapore».
Come nasce il tuo amore per il jazz?
«Io il jazz l’ho sempre ascoltato, in parallelo alla musica pop e rock del tempo. Era il sound che arrivava attraverso i fratelli maggiori, quindi gli ascolti di John Coltrane, Charlie Parker, oppure le produzioni più jazz-rock degli anni ‘70 tipo Weather Report. Fa tutto parte del mio bagaglio, anche se non ne ho mai fatto del jazz vero e proprio ho sempre usato stilemi ed accordi sofisticati che richiamano sicuramente al jazz. Si tratta di contaminazioni, di usare tutti i colori di una tavolozza. Questo del quartetto è un progetto che ho in ballo e mi piace molto, ma poi faccio concerti da solo o in due. Si tratta di una lunga tournée caratterizzata dal numero 100, un numero che uso per festeggiare 60 anni di età e 40 anni di attività musicale. Poi sempre parlando di jazz sono felice di godere della stima e anche dell’amicizia di grandi musicisti come Stefano Di Battista, Fabrizio Bosso e altri, che hanno sempre dimostrato di apprezzare il mio lavoro perché riconoscono queste componenti comuni, questo linguaggio familiare ed è una cosa che mi rende molto orgoglioso».
Invece la passione per la bossanova ed il Brasile come è nata?
«Questa pure è una passione di lunga data, dagli anni ‘90, coltivata sempre in parallelo con l’ascolto e la pratica del pop-rock, io vengo sicuramente da una estrazione sicuramente più anglosassone, specie se pensi alla mia esperienza con i Denovo. Poi, però, è arrivato questa bellissima onda del tropicalismo, di Caetano Veloso, questa cosa nuova che ha colpito anche la mia musica come un po’, come dire, un fiume carsico che si interra e poi riemerge. Qualcosa che comunque un orecchio attento ritrova sempre anche se magari è ad un secondo livello».
Se dovessi scegliere l’esperienza che proprio ti ha forgiato come musicista, quale sceglieresti?
«Sai le esperienze alla fine sono tutti mattoni con cui si costruisce una casa. Se penso all’esperienza con i Denovo non posso non citarla come formativa, anche se ero molto giovane. Eravamo la cosiddetta new wave italiana e magari non avevamo la padronanza dei mezzi espressivi. Dagli anni ‘90 sono arrivati i progetti da solista e lì ho avuto la possibilità di spaziare e di arricchire il mio sound, come amo dire, di arricchire proprio la tavolozza da pittore».
Mario Venuti suonerà a Capo Colonna, un luogo meraviglioso della Calabria. Qual è il rapporto con questa terra?
«So benissimo che è un luogo molto bello. Io ho un rapporto stretto con la Calabria, ho tantissimi amici calabresi, sono spesso qui, poi nonostante le differenze calabresi e siciliani sono come dei cugini».
Quali sono i progetti di Mario Venuti per il futuro dopo il concerto di Capo Colonna?
«Per ora continuerò con questo tour e quindi voglio ancora fare concerti prima di concentrarmi su un disco nuovo. Me la sto prendendo un po’ comoda e magari in autunno mi metterò seriamente a lavorare su un progetto nuovo. Ci sono delle idee appena abbozzate che stanno cominciando a prendere forma, però voglio fare le cose con molta calma. Non ho nessuna pressione e ho prodotto molto nella mia carriera per cui mi posso permettere il lusso di una pausa di riflessione per meditare al meglio le mie prossime mosse».
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