“Mia figlia mi ha detto ‘non tornare a casa, papà ha due coltelli’, così ho lasciato mio marito. Ora siamo liberi”: la storia di Valentina, sopravvissuta alle violenze

  • Postato il 24 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Valentina ha quattro figli, due maschi e due femmine. Con l’ex marito ha vissuto 11 anni e ora da due è riuscita a voltare pagina e lasciarsi questa storia di violenza alle spalle. Ad aiutarla a compiere questo passo è stato anche l’appoggio trovato al CAV, il Centro Antiviolenza Teresa Bonocore, ad Ottavia, quartiere a nord della Capitale, finanziato dal comune di Roma e gestito dalla cooperativa sociale Be Free.”Ho deciso di dire basta grazie a mia figlia di 6 anni – racconta Valentina – un giorno mi ha abbracciata, mi ha detto di portare sua sorella più piccola a scuola e di fermarmi nel parcheggio, perché il padre, il mio ex marito, aveva comprato 2 coltelli. Questo ha svegliato nella mia mente, anche se probabilmente già era presente, il pensiero che potessi perdere la vita per mano del mio ex marito”.

Valentina racconta una storia simile a quella di tante: all’inizio ci si innamora, va tutto bene, poi dopo poco arrivano le prime avvisaglie, alcuni comportamenti violenti intervallati da scuse e momenti di “apparente calma”. “Ho dato subito colpa all’alcool – aggiunge Valentina – perché ne faceva uso, pensando che passasse ed invece così non è stato”.

Con il tempo la situazione peggiora, l’ex marito comincia ad isolarla dalle amiche e dagli amici, diventa sempre più geloso, al punto che Valentina comincia a camminare per strada a testa bassa, per evitare di incrociare lo sguardo di altre persone. “La cosa più difficile per le donne con cui ho avuto colloqui – spiega Ludovica Mutarelli, operatrice del Cav Bonocore – è riconoscere la violenza. Bisogna capire che quando il maltrattante è il marito, per le donne, che sono state innamorate, è molto difficile unire all’immagine bella dell’ex compagno, l’immagine negativa di una persona che spesso volontariamente vuole fare loro del male”.

Secondo l’esperienza delle operatrici che lavorano nel CAV di Ottaviano, la violenza di genere non è cambiata molto negli anni. “Il fenomeno purtroppo è sempre uguale a sé stesso – spiega Lucia Beretta, che da 10 anni lavora nel settore ed è responsabile del CAV Teresa Bonocore – quello che forse è un po’ cambiato è l’arrivo di persone sempre più giovani, anche minorenni, che subiscono atti di violenza da coetanei, professori o da familiari, ma che hanno voglia di parlare e denunciare”.

Per questo al Centro sottolineano l’importanza dei corsi sessoaffettivi nelle scuole, per parlare anche ai più giovani di che cos’è il rispetto, il consenso, la sessualità, che cos’è l’altro o l’altra e sapersi riconoscere nell’altro o nell’altra.”Oggi mi sento una donna libera – conclude Valentina – io e i miei figli adesso possiamo dire, senza preoccupazione, se una cosa ci va oppure non ci va. La mia rivincita è stato sentir dire a mio figlio maggiore che è proprio bello sentirsi liberi.”

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Il Fatto Quotidiano

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