Nella platea vuota spuntò lui, Gigi Proietti, e in un lampo mi spiegò il teatro
- Postato il 2 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Non mi vanto mai e detesto chi si fa vanto di qualcosa. Mi piace chi condivide il proprio sapere, chi è cosciente del valore delle proprie opere. Sono sul palcoscenico, davanti a me la sala buia di un teatro, una platea vuota. Sto facendo le prove di uno spettacolo comico e sono in crisi. Non riesco a far venir fuori il personaggio, le intonazioni escono male, sono sbagliate e mi sento profondamente a disagio.
Sento una voce familiare che arriva da lontano, spunta dalla sala buia: “Giggi”, come lo chiama il suo popolo, il grande Gigi Proietti. Si siede in prima fila e osserva la mia prova. Avvampo, sono imbarazzatissima, ho davanti a me il più grande attore italiano del ‘900 che mi osserva attentamente mentre cerco goffamente di risolvere la mia scena.
Dopo poco “Giggi” chiede di salire sul palco. Con una dolcezza disarmante mostra come fare, dà due intonazioni e consiglia un banale movimento con la gamba sinistra, una posa buffa che dà senso alla battuta comica. La scena è risolta in un lampo. Mentre scende dal palco, si gira, mi fa l’occhiolino e dice: “Vedi com’è il teatro? A volte basta un niente per creare un personaggio. Non sempre però, perché ce vole uno pratico!”.
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