Pam caccia tre dipendenti col ‘test del carrello’: licenziamenti dall’intento intimidatorio
- Postato il 26 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Sapete cos’è un ‘test del carrello’? Martedì scorso ho denunciato alla Camera come altri due cassieri fossero stati licenziati dalla Pam di Livorno con la tecnica del “cliente invisibile”. Dico altri due perché prima era scoppiato il caso gravissimo di Siena: il licenziamento disumano e pretestuoso di un delegato sindacale 62enne, che a quelle casse lavorava da 13 anni e tra cinque sarebbe andato in pensione. Un lavoratore che, tra l’altro, era già stato sottoposto al test, superandolo.
Il licenziamento in tronco di Fabio Giomi, delegato sindacale di 62 anni, a soli cinque anni dalla pensione, con moglie invalida e figli a carico, ha fatto finalmente clamore. Ha raccontato lui, Fabio Giomi, come sono andate le cose: “Un giorno si è presentato in cassa un ispettore per farmi questo test del carrello”; aveva nascosto diversi articoli minuscoli (lacci per capelli, matite per gli occhi, maschere per il viso) dentro le casse di birra da quindici bottiglie, sfruttando la fessura laterale. “Mi ha detto che avrei dovuto aprire le scatole e controllare cosa c’era dentro. Mi disse che, volendo, lui con questo sistema mi avrebbe ‘rubato l’anima’ e che questa cosa avrebbe avuto delle conseguenze”.
Ma bisogna vedere il quadro grande: circa 60 lavoratori verranno messi alla porta da Pam tra Siena, Livorno, Firenze e Roma. Perché, insieme all’abuso del “test del cliente fantasma”, c’è la chiusura del supermercato di Campi Bisenzio (45 posti di lavoro a rischio). Una “riorganizzazione” completa sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici.
E, a quanto pare, dopo i tre che hanno fatto rumore, ci sarebbero stati altri licenziamenti e contestazioni a pioggia, sempre nei confronti di dipendenti a tempo indeterminato e con una lunga anzianità, più “costosi” dei giovani neoassunti con contratti più precari.
Nessun ripensamento, al momento, dell’azienda sui licenziamenti a Livorno e Siena dopo l’incontro a Roma tra Pam e i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, a cui l’azienda si è presentata con un “addetto alla sicurezza”. Licenziamenti dall’intento vessatorio e intimidatorio, in un clima che le lavoratrici e i lavoratori descrivono come sempre più teso. Eppure, la dirigenza sostiene che il test rappresenti uno strumento legittimo per garantire l’efficienza operativa e il controllo interno. Invece, è un atto in contrasto con lo Statuto dei lavoratori, che sancisce che il controllo del corretto adempimento della mansione debba essere esercitato dal datore o da collaboratori chiaramente riconoscibili. In contrasto anche con la giurisprudenza consolidata, orientata a riconoscere che i controlli possano essere effettuati soltanto se il datore sospetta illeciti o comportamenti fraudolenti.
Di fronte a esplicita domanda, Pam Panorama non ha saputo dire quale sia l’incidenza dei furti alle casse automatiche, dove una sola cassiera deve sovrintendere fino a otto postazioni. Invece, ha mostrato la chiara volontà di colpire dipendenti più anziani, magari con limitazioni su salute e sicurezza.
Intanto, assistiamo dappertutto a un preoccupante ritorno dei licenziamenti ritorsivi nei confronti dei lavoratori sindacalizzati. A fine ottobre – solo per citare un caso – un delegato sindacale Fiom-Cgil è stato convocato dalla dirigenza, invitato a lasciare immediatamente i locali aziendali e raggiunto da una lettera di licenziamento per soppressione della mansione. Un licenziamento puramente ritorsivo dopo le tensioni seguite al mancato rinnovo del contratto nazionale.
Al tavolo nazionale di confronto tra Pam e sindacati, l’azienda non ha fatto nemmeno mezzo passo indietro, respingendo persino la proposta di trasformare i licenziamenti in provvedimenti disciplinari. Le distanze sono risultate incolmabili e l’azienda ha confermato tutti i licenziamenti nei vari punti vendita della Toscana.
Siamo di fronte a licenziamenti dall’evidente intento vessatorio e intimidatorio. Lo stesso Fabio Giomi, divenuto simbolo di questa vertenza, ha dichiarato: “Se certe cose restano isolate, le aziende continueranno a fare ciò che vogliono”.
Liberali e sovranisti hanno passato anni a dirci che l’articolo 18 era un ferrovecchio di cui non c’era più bisogno, decenni a sostenere la “flexsecurity” che ci avrebbe reso tutti più liberi, ma si sono offerti soltanto strumenti alle aziende per sostituire il lavoro stabile con lavoro precario e liberarsi delle figure scomode. E la realtà arretra sempre più al di qua delle conquiste del movimento operaio e di tutti i lavoratori e le lavoratrici che hanno lottato perché i propri diritti fossero difesi dalla legge.
Somministrati, fantasmi di tutto il mondo, uniamoci perché il nemico non sono i clienti invisibili ma i padroni di sempre. Con i loro alleati di oggi e di sempre.
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