“Paolo Calissano cercava la morte, si vergognava per aver disonorato la famiglia. Solo Maurizio Costanzo gli tese una mano”: le parole del fratello Roberto
- Postato il 20 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Paolo Calissano morì intossicato da un mix di antidepressivi a 54 anni il 29 dicembre 2021. Per il fratello Roberto non si trattò di un incidente: “Non fu uno sbaglio, cercava la morte, non ha retto, non voleva più vivere. Ha scelto quello anziché buttarsi sotto a un treno“, racconta al Corriere della Sera.
Viveva da tempo una condizione profonda e complessa: “Era depresso ma lo nascondeva. Non è stata una famiglia facile in cui crescere, la nostra. Non siamo mai stati supportati, specialmente lui. Ne soffriva. Con me non ne parlava, non voleva mostrare debolezza, si sentiva pur sempre il fratello maggiore”. Una lunga battaglia con la depressione ma anche i problemi con la droga: “Mi ero accorto che in alcune occasioni aveva reazioni sopra le righe, era aggressivo. Qualche domanda me la sono posta. Ma se gli chiedevo spiegazioni mi rispondeva: ‘Tu fatti i fatti tuoi’. Se avessi intuito allora quello che sarebbe successo mi sarei imposto diversamente”.
Nella sua casa di Genova nel 2005 morì una donna brasiliana per overdose, l’attore di “Vivere” fu accusato di avergliela ceduta. Finì in carcere per poi patteggiare quattro mesi, scontati in una comunità di recupero. Episodio che segnò di fatto la fine della sua carriera: “Non si è più risollevato. Non fu colpa sua, è stata una disgrazia. Mio fratello provava profonda vergogna per aver disonorato la famiglia. Il lavoro si è azzerato. Non lo cercavano più. Lo invitavano in tv solo per parlare di droga. Solo Maurizio Costanzo gli tese una mano, gli voleva bene. Ma lui fuggiva, tormentato dai suoi demoni”, racconta suo fratello al quotidiano diretto da Luciano Fontana.
“Era fragile e chi doveva aiutarlo lo ha isolato ancora di più. Matteo Minna, amministratore di sostegno. Glielo presentai io, vivo con questo rimorso, il senso di colpa mi devasta. Lo consideravo un terzo fratello. Invece ci ha tradito. Tra noi c’è un processo ancora in corso”, aggiunge Roberto Calissano. L’amministratore di sostegno è accusato di aver sottratto 500 mila euro all’attore.
L’attore ricadde nel vizio, dopo la droga arrivarono i tranquillanti: “Sono stati quelli ad ucciderlo. Quando ho ricevuto la telefonata dell’amministratore di sostegno – ‘Paolo è morto’ – non ci ho creduto. Con i tranquillanti mio fratello dormiva pure tre giorni di fila. Non sentiva il telefono né il citofono. Già due anni prima lo avevamo ripreso per i capelli. Risposi: ‘No dai, prova a scuoterlo, vedrai che si sveglia’. ‘Ti dico che è morto, Roberto’. ‘Controlla bene, dorme soltanto’. ‘Guarda che è già venuta la polizia’”.
“Erano le 10 di sera. Non l’ho voluto vedere da morto. Ancora oggi, quando guardo le fotografie, me lo ricordo perfettamente. La sua pelle, i capelli neri, il naso, come se l’avessi visto un secondo fa”, conclude il fratello dell’attore.
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