Papa Francesco è morto da vivo! Nel suo nome la ragione per cui fa ancora paura ai nemici
- Postato il 23 aprile 2025
- Blog
- Di Il Fatto Quotidiano
- 5 Visualizzazioni
.png)
È morto papa Francesco. Sono contento. Per lui e per noi. Per lui perché ormai, come era nel suo stile di consumarsi tutto, senza trattenere nulla per sé, si vedeva che non ne poteva più. La domenica di Pasqua ha esagerato, fedele al suo stile, ma al mattino presto, nell’ora della risurrezione, ha tagliato gli ormeggi e si è abbandonato alla vita nella morte. Per noi, perché chi gli ha voluto bene non poteva vederlo in quello stato di sofferenza, ormai insopportabile, ma anche non ostacolata da chi avrebbe dovuto tutelarlo meglio e non esporlo come macabro trofeo sofferente: continuare in codesto modo sarebbe stata una ignominiosa tortura.
Ciò detto, uno spettro sorvola il cadavere ancora caldo di papa Francesco e sono gli stormi degli sciacalli che lo hanno accusato di tutto, bollandolo come nemico dei “valori della civiltà cristiana”, perché “putiniano” e colpevole di essere contro le armi, il riarmo e contro il potere economico delle lobbies armigere, molto redditizie. Su tutti splende la canea di molti giornalisti asserviti ai loro padroni, che investono in azioni e cedole guerrafondaie. La loro etica è quella del profitto dell’antico e moderno “vitello d’oro” che si adora in ogni stagione e con qualsiasi tempo.
Bergoglio fu il nemico, ma fu un papa cristiano, seppur “extracomunitario”, tollerato obtorto collo, per esigenze protocollari, ma nulla più. Le folle dei diseredati, invece, accorrevano a lui e di lui si fidavano e a lui si appoggiavano, straccioni che non fanno la Storia, secondo questi sapienti del mondo. La Storia, illustre maestra, perché nulla insegna mai, la fanno solo “i grandi”, cioè i pigmei che si credono da soli eventi storici, senza rendersi conto di essere polvere che il vento disperde senza lasciare traccia.
Per definire tutto questo basti citare i versetti 1-2 del 15° capitolo del vangelo di Luca: “Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: ‘Costui accoglie i peccatori e mangia con loro'”. Ecco la differenza: i poveri, le colonne che tengono in piedi il mondo e la montagna di ricchezza di pochissimi e dall’altra parte i ricchi, i benpensanti, gli adulatori, gli sfruttatori, “quelli che fanno sempre finta di…” e non si compromettono mai, ma sentenziano sempre, forse per coprire con le loro banalità le vergogne che espongono al ludibrio delle genti ogni volta che aprono bocca.
Costoro sono sempre pronti a inginocchiarsi anche davanti a papa Francesco, pur di averne un interesse, senza dignità o traccia di moralità. Bergoglio non si è mai fatto condizionare, ma ha cercato inutilmente di farli pensare. Il ricco non pensa, conta. Essere liberi ha un prezzo alto e indicibile, ma chi è libero riesce a leggere la Storia e i suoi flussi, i tornanti e i segni dei tempi, aspettando con pazienza, il tempo della mietitura.
Nel settembre del 1998 e fino al 2002 vivevo a Gerusalemme e nell’agosto del 1999, andai a Dublino per una ricerca. Un pomeriggio, verso le 14:00, sentii l’urgenza di mettere per iscritto le immagini che la mia fantasia fissava nel mio cervello e nel mio cuore. Era come se stessi vedendo un film per il quale dovessi scrivere la sceneggiatura. Mi misi al tavolo col mio piccolo pc portatile. Per sei giorni continui, senza interruzione, di getto, senza mangiare, inchiodato al tavolo, scrissi un romanzo. Poi tornai a Gerusalemme, dedicando il mese di settembre a rileggere lo scritto, aggiustarlo, sistemare le note e la bibliografia e ne venne fuori un romanzo/giallo/thriller che prese il nome Habemus Papam, Francesco, pubblicato dall’Editoriale Delphi di Milano che volle chiudere la sua casa editrice col mio romanzo sebbene avesse sempre pubblicato opere d’arte e di letteratura. Il proprietario e amico, grande giornalista e letterato, Salvatore Gianella, fu preso e compreso dal testo che lo lesse tutto in una notte.
Questo accadeva 14 anni prima che Francesco fosse eletto papa. Nel febbraio del 2012, mentre ero ricoverato a Genova all’ospedale Galliera, in terapia intensiva, a seguito di tre infarti in due giorni, su richiesta dell’editore Gabrielli Editori, portai a termine la revisione e aggiornamento del romanzo, un anno esatto prima dell’elezione del papa della “fine del mondo” che prese il nome di Francesco. L’aggiornamento riguardava papa Ratzinger e il segretario di Stato Tarcisio Bertone, che, per celia, nel romanzo fu ribattezzato, ‘Tarcisio Burlone’, essendo stato vescovo di Genova per 4 anni e con il quale ebbi memorabili scontri, di cui fu testimone l’attuale vescovo di La Spezia, Luigi Ernesto Palletti.
La sera del 13 marzo del 2013, sobbalzai sulla sedia, quando ascoltai il “Nuntio vobis gaudium magnum: … Marium …Bergoglio, qui sibi nomen imposuit Franciscum”. La prima cosa che feci fu spegnere il cellulare e godermi in silenzio quella che, 14 anni prima, fu l’esperienza interiore di avere visto con il cuore e la ragione la necessità di un papa Francesco, il solo che avrebbe potuto riparare la chiesa che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, confidando più nei potenti che nello Spirito, portarono allo sfacelo, tentando di costruire una Chiesa a loro immagine e somiglianza, ma lontana dal Gesù del Vangelo e lontana dal Concilio Vaticano II, che fu l’inizio della grande conversione della Chiesa per il passaggio dalla conventicola della mentalità mondana alla comunità testimone del messaggio di liberazione del Vangelo: la bella notizia che porta gioia.
Buon riposo papa Francesco. Chi ti vuol bene è contento che tu sia morto da vivo e da par tuo. Grazie!
L'articolo Papa Francesco è morto da vivo! Nel suo nome la ragione per cui fa ancora paura ai nemici proviene da Il Fatto Quotidiano.