Papa Francesco, un ‘rivoluzionario’ con il pallino della pace
- Postato il 22 aprile 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Francesca Carone
Quando Papa Francesco quel 19 marzo del 2013 salì al soglio pontificio, sapeva che il mestiere di Papa non sarebbe stato una passeggiata. Lo dissero i suoi occhi increduli e speranzosi nel famoso saluto dal balcone di San Pietro, di fronte alle migliaia di fedeli. Lo confermarono le sue parole: “Fratelli e sorelle, buonasera…”. “Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma, sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… ma siamo qui…”.
Papa Francesco è stato prima di tutto un uomo: l’uomo del popolo, degli ultimi, dei sofferenti. Degli incompleti. Tutto il suo Pontificato ha percorso la strada dell’Umiltà e della semplicità a partire dalla scelta del nome: Francesco.
Come San Francesco si è distaccato dai protocolli del “porporato”, indossando nuove vesti di “umanità”. Vesti “candide” inneggianti ad un nuovo “umanesimo”. Un “rivoluzionario” gesuita con il pallino della Pace. Un Papa concreto e romantico che ha sfidato le contraddizioni di una Chiesa vicina ad una trascendenza autorferenziale, piuttosto che alle pecore smarrite dell’umanità.
Sin dall’inizio Papa Francesco aveva capito che bisognava aiutare la Chiesa: svecchiarla e vestirla con gli abiti di una “candida” umiltà ed evangelica carità, promuovendo così una Evangelizzazione più pragmatica, più “umana”, saldamente radicata ad un Vangelo “più umanizzato” in grado di raggiungere il ricco e il povero, il malato e il sano. Il peccatore e il credente, lo sposato e il divorziato, l’etero e l’omosessuale. Mettere in pratica il Vangelo raggiungendo le periferie del mondo. Una Chiesa trascendente che si “apre” al Mondo e lotta contro le sfide e le illusioni del male annientandolo nelle sue stereotipanti, ambigue e annebbianti forme di umanità mascherata di buonismo e disillusa immanenza.
Un Papa che ha dato nuovo slancio alla Chiesa attraverso la pratica della carità e la vicinanza verso quella fetta di umanità sempre più sola e indifesa. Alla povertà del cosiddetto Terzo Mondo si è affiancata un’altra povertà forse ancora più pericolosa e nascosta: quella del “Quarto Mondo”!
La povertà del Quarto Mondo è una povertà nascosta, subdola, sofferente e inconsapevole. Il “sepolcro imbiancato” che che si fa strada nell’opulenza e nella celebrazione della ricchezza delle cose “terrene”. Una povertà apparentemente “ricca” che traccia i confini sottili e labili tra il bene e il male. Tra giustizia e ingiustizia. Tra sofferenza e felicità. E’ proprio lì che si è insinuato il Pontificato del nostro Amato Papa, puntando l’attenzione verso quel Quarto Mondo: un mondo informe e nascosto, sopraffatto da un dolore profondo e soffocato dagli echi di un’esistenza effimera. Un mondo perso nel riciclo continuo e incessante di una felicità fragile e immanente, legata alla rincorsa soffocante un piacere che non trova mai pace.
Papa Francesco aveva intravisto la sofferenza di questa umanità “povera” e fragile, alla ricerca disperata di una Chiesa amorevole ed empatica. Aveva osservato la prigione e la povertà dei ricchi del mondo; aveva individuato la solitudine, l’apatia e la sofferenza della gente comune che si perde “per strada”.
Come San Francesco ha impresso nel pensiero comune i semi di un Nuovo Umanesimo, che si fa spazio nei precetti del Vangelo ed è in grado di leggere e decodificare le nuove povertà e le nuove sofferenze: il falso buonismo dalla vera carità, i veri predicatori da quelli falsi in cerca di un tornaconto. Perché il pericolo in questo Terzo millennio è che gli Ultimi del Vangelo possano essere scambiati per i famosi “Primi”, abilmente camuffati da Ultimi. E che il Buon Samaritano possa essere un ricco che ha fatto teatro e che ha solo bisogno di essere visualizzato sui social.
Perché un mondo che progredisce non sempre è un mondo giusto. E le dimensioni spazio-temporali del male riempiono i vuoti dell’Uomo moderno che più che mai ha bisogno dell’abbraccio amorevole e sincero di una Chiesa al passo con i tempi, con il coraggio di guardare oltre. Come aveva fatto Papa Francesco.
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