Perché limitare l’educazione sessuale a scuola è una scelta intrisa di oscurantismo

  • Postato il 21 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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La scuola in questi decenni è profondamente cambiata. Uno di questi cambiamenti è rappresentato dall’allargamento del suo perimetro di azione educativa. Alle vecchie materie se ne sono aggiunte di nuove che hanno spesso preso il nome di “educazione a…”. Per cui, oggi, a scuola abbiamo ore di educazione alla salute, all’educazione alimentare, all’educazione stradale, all’educazione civica e così via, a seconda delle scelte del Consiglio di Istituto. In genere questi percorsi educativi entrano, ma è piuttosto raro che escano. Una nuova entrata è l’educazione finanziaria e invece sta per uscire, per volontà governativa, una delle prime entrate, l’educazione sessuale, che sarebbe meglio etichettare come educazione all’affettività. È quanto prevede un emendamento della Lega approvato in Commissione Cultura alla Camera, secondo cui l’educazione sessuale e affettiva sarà ammessa soltanto alle superiori, e con il consenso dei genitori.

Da studioso delle politiche scolastiche, ma prima ancora da genitore, credo che la scelta del ministro Valditara, cioè di escludere la primaria e il primo gradino della secondaria, sia profondamente sbagliata perché intrisa di un’ideologia autoritaria e oscurantista molto dannosa, che pensavo francamente superata. Scelta autoritaria perché il ministro va contro ogni principio di autonomia scolastica, la grande conquista delle scuole negli ultimi decenni. Anche i non addetti ai lavori sanno che tutte le iniziative educative, educazione sessuale inclusa, devono essere approvate e finanziate dal Consiglio di Istituto, il parlamentino della scuola. Decidendo dall’alto, il ministro ha scavalcato in maniera illegittima docenti, famiglie e studenti con un evidente abuso di potere.

Perché il ministro Valditara ha intrapreso quest’azione censoria? La ragione sembra essere grossolanamente ideologica. I conservatori, non tutti per fortuna ma solo quelli più reazionari, temono che le ore di educazione sessuale e all’affettività siano il cavallo di troia per un indottrinamento culturale operato, come al solito, da cattivi insegnanti. La vera educazione sessuale, secondo una visione tipicamente privatistica, spetterebbe unicamente alla famiglia. Ovviamente questo implica una totale sfiducia nei confronti della scuola, ma questo è tipico del movimento conservatore che pone la famiglia e le sue esigenze al di sopra della scuola, la famiglia a di sopra della società.

Questa deriva familistico-individualista, spesso apertamente patriarcale, è molto evidente negli Usa dove il movimento della School Choice, che vuole la privatizzazione dell’istruzione, ha ottenuto l’apertura di molte scuole a contratto, scuole private ma finanziate pubblicamente. Questa scuole avrebbero dovuto promuovere la meritocrazia e la riduzione dei costi per le famiglie. Il miglioramento qualitativo promesso non c’è stato, e spesso le scuole sono fallite per la cattiva gestione finanziaria. Invece queste scuole private sono diventate nuove aree di business per società che lucano sui fondi statali. Forse è per questo che il movimento pro choice ha perso smalto ultimamente.

Sopprimendo le iniziative scolastiche nel campo della sessualità e affettività, il ministro sta facendo un evidente autogol. Veramente il prof. Valditara può pensare che le famiglie italiane nel 2025, a parte un manipolo di fanatici oltranzisti, siano entusiaste di tornare all’antico, con una scuola obsoleta che non è autorizzata ad approfondire contenuti educativi di reale importanza? Posso dire, senza tema di smentita, che il 99% dei genitori sono ben felici di condividere una materia così spinosa e complessa con la scuola. Infatti, c’è da notare che l’educazione all’affettività è sempre svolta da persone preparate e competenti, approvate dal parlamentino della scuola. Può essere che per affrontare questi argomenti genitori indaffarati, e che hanno poco tempo, siano più preparati di formatori specializzati con parecchi anni di esperienza? Da genitore non credo proprio. Anche il voler tenere racchiusi i preadolescenti dentro la bolla di una educazione sessuale familiare credo non sia un buon servizio, perché, prima o dopo, la bolla scoppierà con conseguenze che possono essere anche molto dolorose.

Con la politica dello struzzo che nasconde la sua testa sotto la sabbia, come sembra fare il ministro Valditara con le sue proposte, non si va lontano. Per superare le inevitabili tensioni ideologiche e culturali che la materia comporta serve un approccio diverso, non negazionista. Una concreta possibilità è quella di affidare, a scuola, queste materie a una figura professionale qualificata, cioè allo psicologo, come accade in altri paesi. Tenendo conto di come si è trasformata la scuola sarebbe ora di fare un passo deciso in questa direzione. Sarebbe un onere eccessivo per lo Stato? Non direi. Tenendo conto che le sedi scolastiche sono circa 10.000 e che il reddito netto di uno psicologo pubblico è di circa 30.000 euro all’anno, si potrebbe stimare un onere complessivo annuale per lo stato di circa 400 milioni. Poco o nulla se pensiamo ai 12 miliardi che spenderemo nei prossimi anni per incrementare le spese militari.

Nei primi anni Settanta, il parroco portava noi ragazzini alle grandi manifestazioni pacifiste contro la guerra del Vietnam. Uno degli slogan che ricordo ancora è: “Armi no, pane sì”. Questo slogan, purtroppo, è più attuale che mai e va ricordato sempre ai belligeranti di ogni colore politico quando ripetono che non ci sono risorse per la scuola.

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Il Fatto Quotidiano

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