Petrolio, l’Antitrust multa Eni e altre cinque compagnie
- Postato il 27 settembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Petrolio, l’Antitrust multa Eni e altre cinque compagnie
Un miliardo di multa dall’Antitrust per le sei principali compagnie petrolifere in Italia. Penale più alta ad Eni (336 milioni) che in Basilicata gestisce il mega giacimento petrolifero
Multa da quasi un miliardo di euro alle principali compagnie petrolifere che operano in Italia. L’Antitrust ha deciso di sanzionare per oltre 936 milioni a sei colossi. Le sei società multate sono Eni (che ha ricevuto una multa di 336 milioni di euro), Esso (129 milioni), Ip (164 milioni), Q8 (173 milioni), Saras (44 milioni) e Tamoil (91 milioni).
LA STANGATA DELL’ANTITRUST
Quest’ultima è stata multata anche per il comportamento della divisione italiana di Repsol, che ha acquisito nel 2021. Le aziende coinvolte hanno annunciato ricorso. La sanzione più salata è toccata pertanto ad Eni, che proprio in Basilicata gestisce il più grande giacimento petrolifero terrestre d’Europa nella Val d’Agri. La compagnia è un operatore di maggioranza del giacimento, contribuendo in modo significativo alla produzione petrolifera italiana.
SANZIONE PIÙ ALTA A ENI
Negli anni, Eni e Shell hanno versato circa 2,4 miliardi di euro alla regione e ai comuni lucani in forma di royalties per l’attività estrattiva. Non è comunque la prima volta che l’Antitrust interviene contro pratiche scorrette nel settore energia e carburanti. In questa occasione la stangata è davvero pesante.
A esito della complessa istruttoria, avviata a seguito della denuncia di un whistleblower – prosegue l’Autorità – è emerso che Eni, Esso, Ip, Q8, Saras e Tamoil si sono coordinate per determinare il valore della componente bio inserita nel prezzo del carburante (componente introdotta dalle compagnie per ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa in vigore).
LA NASCITA DEL CARTELLO
Il cartello ha avuto inizio il 1° gennaio 2020 e si è protratto fino al 30 giugno 2023. Il valore di questa importante componente del prezzo è passato da circa 20 euro al mc del 2019 a circa 60 euro al mc del 2023.
Secondo l’Antitrust le compagnie hanno attuato contestuali aumenti di prezzo – in gran parte coincidenti – determinati da scambi di informazioni diretti o indiretti tra le imprese interessate.
«Il cartello – conclude la nota – è stato facilitato dalla comunicazione del valore puntuale della componente bio in numerosi articoli pubblicati su “Staffetta Quotidiana”, noto quotidiano di settore, grazie anche alle informazioni inviate direttamente da Eni al giornale».
LA REPLICA DI ENI ALL’ANTITRUST
Ferma replica dell’Eni alla decisione dell’Antitrust che multa sei compagnie per una presunta intesa restrittiva della concorrenza. La società definisce la decisione “incomprensibile e infondata” e “basata su un totale travisamento dei fatti e del mercato”, nonostante abbia garantito “piena collaborazione e trasparenza”. Per questo l’Eni esprime «fermo dissenso» e preannuncia che «tutelerà le proprie ragioni in sede giurisdizionale» contestando anche la “sanzione abnorme” e il danno reputazionale: «Un simile approccio, purtroppo non nuovo da parte dell’Autorità – afferma inoltre l’Eni – rischia di penalizzare ulteriormente gli investimenti industriali italiani nella transizione energetica».
LA NOTA DI SARAS
In una nota Saras, leader nel settore della raffinazione in Europa da quasi 60 anni, afferma di «non condividerne i contenuti» della decisione: la compagnia, si legge, «ha prestato piena collaborazione con l’Agcm nel corso del procedimento, illustrando in tale sede le ragioni per cui la tesi accusatoria dell’Autorità è infondata e l’assoluta estraneità di Saras rispetto alla condotta contestata. La Società ribadisce di aver sempre agito nel pieno rispetto della normativa antitrust e si riserva di impugnare il provvedimento nelle competenti sedi».
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