Sandro Principe sul Centrosinistra: «Alle Regionali sconfitta inevitabile ora si resti uniti»

  • Postato il 24 ottobre 2025
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Sandro Principe sul Centrosinistra: «Alle Regionali sconfitta inevitabile ora si resti uniti»

Il sindaco di Rende Sandro Principe analizza la sconfitta del centrosinistra alle elezioni regionali in Calabria e guarda al futuro della coalizione


COSENZA – È tornato a indossare la fascia tricolore del Comune di Rende da pochi mesi e, al pari degli altri amministratori, è stato costretto a confrontarsi con il fulmine a ciel sereno delle elezioni regionali. Sandro Principe ha rilasciato un’intervista all’ Altravoce – Il Quotidiano in cui si addentra nell’analisi del voto e sulle prospettive del centrosinistra regionale dopo la dèbacle elettorale con passaggi importanti su sanità, infrastrutture e welfare.

Sindaco andiamo subito alla disamina del voto. A bocce ferme come giudica la performance del centrosinistra? Una sconfitta forse annunciata ma non meno cocente.

«La sconfitta era l’esito più probabile. Roberto Occhiuto veniva da quattro anni di governo regionale ed essendo un ottimo comunicatore in questo lasso di tempo ha comunicato i risultati positivi che, a suo dire si intende, sono stati conseguiti. La squadra del centrodestra era quindi sul campo da quattro anni con la gestione dei centri di potere. La mossa di Occhiuto di anticipare il voto è stata fredda, determinata e “cinica”. Il centrosinistra, da impreparato, contava di prepararsi all’appuntamento elettorale in un anno ma poi in appena quaranta giorni ha dovuto allestire una coalizione, scegliere un candidato presidente e fare le liste. Queste ultime sono state fatte ovviamente all’ultimo momento e, a parte gli uscenti, c’è stato poco tempo per la campagna elettorale. Non mi meraviglio del successo di Occhiuto anche se forse mi aspettavo una distanza meno marcata con Pasquale Tridico a cui va il mio ringraziamento per l’impegno e la generosità che ha dimostrato».

Che mi dice della lista “Casa riformista”? Si poteva fare meglio e, soprattutto, il progetto politico deve continuare?

«Io sono un vecchio socialista riformista e ho sempre pensato che il Partito democratico dovesse mettere insieme tutte le culture politiche che hanno caratterizzato il primo centrosinistra, quello di Pietro Nenni e Aldo Moro per intenderci ma questa sintesi non è riuscita. Abbiamo quindi pensato che un soggetto politico con simili caratteristiche non fosse presente nell’attuale scenario ed è stato creato il “Progetto riformista” che è poi divenuto elettoralmente “Casa riformista” che è nata in Calabria, mi lasci sottolinearlo. Non me ne voglia l’ex premier Matteo Renzi. Siamo riusciti a centrare un seggio in Consiglio regionale in condizioni difficili. Ci batteremo quindi affinché questo progetto vada avanti e si allarghi sempre di più».

Il campo largo in questa fase storica è imprescindibile per la Calabria?

«La coalizione deve continuare a lavorare insieme. Il termine campo largo a dire il vero non mi è mai piaciuto. Io lo chiamerei semplicemente il nuovo centrosinistra. L’alleanza così com’è venuta fuori deve restare ma soprattutto c’è la necessità di mettere in campo un progetto realistico per la Calabria intervenendo su tutti i settori».

Vale a dire? Se il centrosinistra non corregge il tiro il rischio di andare incontro alla quarta sconfitta consecutiva è concreto. Ne conviene?

«C’è bisogno di una cultura di governo da parte dell’opposizione. Avere idee e proposte concrete per la sanità, l’urbanistica che tutela il paesaggio, i trasporti, le infrastrutture e servizi sociali. Serve, ad esempio, una prospettiva industriale rafforzando il sistema universitario. Bisogna spingere gli atenei a fare ricerca nei campi produttivi per dare possibilità lavorative ai nostri giovani. Il centrosinistra deve unirsi attorno a un progetto, fermo restando che possono esserci all’interno di una coalizione divergenze. Ma serve naturalmente una mediazione alta per il bene collettivo. Per quanto riguarda il welfare Tridico ha già proposto il reddito di dignità e sono convinto che le istituzioni devono essere vicine concretamente alle fasce più deboli della società. In un simile un progetto i sindaci devono essere necessariamente protagonisti».

Alcuni esponenti del campo largo hanno accusato i sindaci del centrosinistra, a vario titolo, di essersi disimpegnati in questa tornata elettorale. Che ne pensa?

«Il momento post elettorale implica sempre che alcune analisi siano forzate dalle polemiche. L’impegno dei sindaci per il centrosinistra è testimoniato dai risultati ottenuti nei singoli Comuni. A Rende Tridico ha prevalso con il 56 per cento, sono quindi soddisfatto. Da sindaco, nel più assoluto rispetto istituzionale, e da uomo politico ho dato il mio contributo per il centrosinistra. Mi sorprende che nei Comuni dove il centrosinistra non ha prevalso registriamo il maggiore malessere verso la coalizione. L’impegno dei sindaci lo interpreto diversamente. In primo luogo, e questo va oltre i colori politici, credo che l’Anci debba diventare un organismo che valorizzi realmente i sindaci e i Comuni. Per quanto concerne il centrosinistra trovo giusto che partecipino all’elaborazione e all’attuazione del programma perché sono i veri “sensori” del territorio. Ma questo non deve essere inteso come un fatto sostitutivo del ruolo della politica e dei partiti. Insisto inoltre sulla necessità che il centrosinistra formi un “governo ombra” alla Regione per una questione di preparazione e di comunicazione. Non si può perdere altro tempo».

Roberto Occhiuto nella storia del regionalismo calabrese è il primo presidente rieletto. Al netto delle divergenze politiche, da cittadino e da amministratore cosa pensa che il governatore dovrebbe fare concretamente per rilanciare la Calabria?

«C’è tanto fare. Ma per quanto riguarda la sanità chiedo al governatore di risolvere in primis l’emergenza del Pronto soccorso di Cosenza. Occorre aumentare i posti letto attraverso uno screening dei pazienti e delle patologie. Non sono un esperto di sanità ma credo che la soluzione sia semplice. Se da un lato all’Annunziata abbiamo la chirurgia robotica dall’altro abbiamo decine di persone buttate alle meno peggio sulle barelle ogni giorno nel Pronto soccorso. Gli chiederei, da amministratore e da cittadino, di affrontare di petto questa inaccettabile emergenza e di proseguire nel sostegno alla facoltà di Medicina».

A proposito di sanità alle sue latitudini (l’area urbana di Cosenza) continua senza sosta la querelle sulla realizzazione del nuovo ospedale. In molti nel capoluogo, in primis il suo collega Franz Caruso, si sentono “scippati” a causa della realizzazione del Policlinico a Rende. Che dice al riguardo?

«Nella fase storica in cui la Facoltà di Medicina era ferma al triennio sarebbe stato del tutto naturale che il nuovo ospedale sorgesse nel capoluogo. Anche se mi permetta di dire che Vaglio Lise territorialmente e giuridicamente fa parte di Cosenza ma, nei fatti, è percepita quasi come area di Rende. Ma lo sviluppo della facoltà di Medicina ha cambiato tutto. Non è un fatto campanilistico, né si può sostenere che esistono problematiche legate alla viabilità. Lo trovo pretestuoso. In primavera inizieranno i lavori per la realizzazione dello svincolo di Settimo di Rende e l’Azienda ospedaliera universitaria sorgerà proprio in prossimità di tale svincolo. Non solo, lo svincolo sarà collegato con l’Unical, il Policlinico e la stazione di Santa Maria di Settimo. Di conseguenza l’Unical diverrà più accessibile per l’area tirrenica, l’area jonica oltre che da nord e da sud. Mi sembra quindi che non ci sia nulla da eccepire. La realizzazione del Policlinico ad Arcavacata è una scelta di buon senso. Può darsi che nei piani di Occhiuto il Policlinico universitario diventi un ospedale hub ma io faccio un discorso d’attualità. Nelle more della realizzazione del nuovo ospedale (non azzardo previsioni sulle tempistiche) i servizi dell’Annunziata devono necessariamente essere potenziati e migliorati».

Da circa cinque mesi è ritornato a essere il sindaco di Rende, una delle città più importanti della Calabria. Qual è un suo primo bilancio amministrativo?

«Sono soddisfatto. Abbiamo trovato una città sporca e con difficoltà la stiamo ripulendo e ringrazio in tal senso i lavoratori della Multiservizi. Stiamo risolvendo il problema delle discariche abusive e intensificando la sorveglianza. Stiamo inoltre predisponendo un’importante bitumatura e di manutenzione delle strade. A primavera contiamo di avere tuta la città bitumata. Stiamo completando l’organico e a tal proposito abbiamo stabilizzato 31 Tirocinanti d’inclusione sociale che non sono pochi. Per quanto riguarda il welfare stiamo riaprendo i centri sociali di Saporito e di Dattoli e abbiamo già aperto un Centro per la famiglia. Sull’urbanistica lavoriamo al Piano regolatore e vogliamo naturalmente accentuare la tendenza che vede Rende punto di riferimento dell’area urbana di Cosenza. Una realtà che continua ad avere la vocazione di città di servizi che privilegia il verde pubblico. Se dobbiamo mettere un metro cubo di cemento vorrei che fosse dedicato ad abitazioni per i giovani e a strutture per le persone in condizioni di vulnerabilità. Investiremo nella cultura, vogliamo creare una grande sala della musica nel Museo del Presente, un centro artistico-musicale di rilievo nazionale. Grande attenzione ovviamente per il centro storico. Completeremo la ristrutturazione del Castello e allestiremo un ufficio comunale e uno sportello per i servizi. Ingenti fondi saranno destinati alle iniziative imprenditoriali nel centro storico. Cercheremo inoltre di portare un piccolo supermarket. Mi permetta un inciso sulla carenza idrica che attanaglia l’area urbana. Nelle mie passate esperienze da sindaco avevo concentrato le acque in serbatoio chiamato Cozzo Pandosia e da lì erano stati predisposti i vari collegamenti su Rende. Una riserva imponente dalla quale si poteva attingere nei momenti di difficoltà. Proporremo alla Sorical di tentare una prova, quando sarà possibile riempire il suddetto serbatoio, per valutare se quella soluzione possa essere valida anche oggi».

Si continua a parlare della necessità dell’Unione dei Comuni nell’area urbana di Cosenza e quindi dell’unificazione dei servizi. A che punto siamo?

«La proposta sulla città unica è stata sonoramente bocciata alle urne nel referendum consultivo. E non poteva essere altrimenti. I cittadini hanno fortunatamente compreso che si trattava di una pericolosa forzatura. Già all’indomani del voto referendario riproposi, proprio dalle colonne del suo giornale, la necessità di lavorare all’Unione dei Comuni che noi abbiamo sempre sostenuto. Stiamo predisponendo uno statuto che entro fine anno proporremo ai Comuni di Cosenza, Castrolibero e Montalto Uffugo con l’obiettivo di gestire insieme i servizi più importanti per migliorarne la qualità e l’efficienza».

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