“Sanremo è stata la peggior settimana della mia vita. Chiamavo il mio manager in lacrime perché non ci volevo stare. Oggi ho un circolo di padel”: parla Junior Cally
- Postato il 29 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Dopo il Festival di Sanremo del 2020 stavo male anche a entrare in studio. Quello che pensavo sarebbe stato il coronamento di un sogno della carriera, la ciliegina sulla torta, si è rivelato la peggior settimana della mia vita. Per il trauma ho rimosso persino cosa mangiavo, cosa indossavo. Ricordo solo che facevo fermare l’autista del van in autostrada per chiamare il mio manager in lacrime perché non ci volevo stare”, così Junior Cally, rapper romano che, dopo anni burrascosi, è ritornato ad essere “felice, questo è il momento più bello della mia vita”, ha raccontato in un’intervista concessa a Vanity Fair.
L’artista era uno tra i nomi ed i volti (dopo ci arriviamo) più chiacchierati – almeno nell’ambiente urban – dal 2018, anno di uscita del suo primo disco “Ci entro dentro”, fino ad inizio pandemia. Poi il lento calar del sole. Tra un Sanremo traumatizzante, lockdown e le dipendenze di Junior Cally. “Il mio DOC (disturbo ossessivo compulsivo) era il pensiero fisso e cronico della morte”, aveva spiegato ad Esse Magazine. Nel 2021, il cantante si era definito “alcolista”, “Il bicchiere mi era diventato amico, mi rendeva libero e mi disinibiva, mi dava la forza per fregarmene di tutto ed andare avanti.Da stordito non avrei mai acceso e spento la luce 4+4+2 volte”. Anche il rapporto con la sessualità era diventato “una malattia, una dipendenza da curare, perché anche quello è diventato compulsivo, incontrollabile, irrefrenabile”.
Da lì la decisione “insieme allo psicologo che mi segue da tanto tempo” di isolarsi “per un po’”. Un percorso duro, in salita che, dopo anni di sacrifici, sembra aver portato degli ottimi risultati a Cally. Ma diamo un contesto più ampio sulla goccia che ha – probabilmente – fatto traboccare il vaso dell’artista: ovvero il Festival di Sanremo 2020. Junior Cally era in gara (arrivato poi penultimo) col brano “No grazie”. Il pubblico generalista non sapeva chi fosse tanto che su Twitter – l’attuale X – era diventato tendenza l’hashtag #machièjuniorcally. L’artista, allora, aveva ben pensato di cavalcare l’onda mediatica, salendo sul palco dell’Ariston – durante le preliminari presentazioni dei vari concorrenti in gara – con una giacca con su scritto “Ma chi è (Junior Cally)”. Un plateale riferimento al trend. Cally arrivava a Sanremo dopo due anni di successi discografici. Ma, come spesso accade ai rapper durante i cinque giorni della kermesse, anche lui non era stato risparmiato da giornalisti, istituzioni e commenti social. A finire sotto l’occhio del ciclone erano stati alcuni suoi testi, considerati sessisti e violenti. Ed è un attimo passare dall’essere chiacchierato per elogi ad essere mediaticamente travolto dalle critiche. Pochi mesi prima del Festival, in pochi erano a conoscenza dell’identità (reale) del rapper romano. Questo perché, durante i videoclip, i firmacopie ed i live, si mostrava sempre con una maschera sul volto. Nulla di troppo pirandelliano nella scelta personale ed artistica. Più un modo “per far arrivare la mia musica a più persone possibile partendo dal mio paese per sconfiggere il pregiudizio. Perché ho iniziato a fare musica e in automatico c’era molto odio nei miei confronti”. Ma “mettendo la maschera le persone non sapevano neanche chi fossi e ho visto che dagli stessi che mi odiavano, arrivavano i primi commenti positivi”, aveva detto Junior Cally, sempre ad Esse.
“A gran salita, gran discesa”. E se il periodo di forti bassi sembra essere fortunatamente accantonato, ora il rapper sta godendo appieno della propria rinascita. Sia come persona che come artista. Cally ha trovato un amore stabile che lo porterà a sposarsi e, oltre alla musica, si è scoperto essere un ottimo giocatore di padel. “Ho conosciuto Margherita – che lavora nel suo management, ma non ad un suo progetto – ed è scoccata subito la scintilla. È merito suo se ho vissuto una crescita personale in questo periodo”, ha dichiarato il cantante a Vanity. Dopo il Covid, il padel “è diventato la mia occupazione: ora ho un mio circolo con Diletta Leotta, Alessandro Borghese, Max Giusti e Gabriele Corsi. È diventato la mia vita a 360° e quando non gioco o insegno o organizzo tornei”, ha proseguito, sostenendo essersi “realizzato, anche se lasciare la musica mi ha portato un forte dolore. Oggi sono tornato in studio per comporre una canzone per il matrimonio, dedicata alla mia futura moglie e non mi vergogno di cantare d’amore”.
E ancora: “Ho sempre scritto per me, ma quando è diventata una costrizione ho pagato il prezzo della pressione. Di solito sono uno che tronca i rapporti in maniera brusca e la musica non ha fatto eccezione… ma per fortuna ora è tornata”. E sulla maschera: “L’ho tolta perché la stavo vivendo male. Ero arrivato a un punto in cui la popolarità mi aveva portato comunque a essere riconosciuto dai tatuaggi. Se non l’avessi tolta io l’avrebbe fatto qualcun altro. Non potevo uscire di casa per andare a una cena con i colleghi ed era diventata una specie di schiavitù, mentre all’inizio mi consentiva una certa libertà. Non so se al Festival di Sanremo mi avrebbero preso a volto coperto ma credo nella regola dell’attrazione: quando l’ho tolta è stato al momento giusto, anche se non rinnego nulla”. Nonostante un Sanremo arduo, Cally tornerebbe al Festival “anche a piedi. Sarebbe un cerchio che si chiude e potrei godermela. Forse due anni dopo il 2020 a questa domanda avrei risposto diversamente, oggi sono pronto, maturo e direi: ‘Quando andiamo?’”, ha proseguito il rapper. La proposta di matrimonio, invece, è stata “voluta fortemente, ho preso l’anello sei mesi prima. Ho capito che è facile fare una manifestazione in grande ma Margherita è l’opposto di me, non vuole apparire, le piacciono le cose semplici, così ho chiesto la mano prima a suo padre che si è commosso”, ha detto, sempre a Vanity Fair. “Ho iniziato a piangere e non riuscivo a parlare, così ho tirato fuori l’anello che nascondevo in tasca e lei ha pianto di rimando, senza rispondere. Siccome, come dico in una canzone, ‘Il silenzio fa chiasso’, le ho chiesto di togliermi da quell’incertezza. Lei ha detto sì ma poi ha aggiunto: ‘Storto ti ho presto e storto ti tengo’”, perché “Avevo aperto la scatolina dell’anello dalla parte sbagliata e lei vedeva solo il riflesso della luce”, ha concluso Junior Cally.
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