Scontro Severgnini-Travaglio. “La Russia non avanza, è ferma al Donbass”. “Avevi detto che sarebbe arrivata a Lisbona. Deciditi”. Su La7

  • Postato il 26 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Polemica vivace a Otto e mezzo (La7) tra il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, e il giornalista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini, sul piano di pace per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina. Il documento a 28 punti, inizialmente stilato dall’inviato Usa Steve Witkoff e dal capo del Fondo russo per gli investimenti Kirill Dmitriev, è passato a una versione a 19 punti dopo i negoziati tra gli americani, gli ucraini e gli europei.

Beppe Severgnini obietta al precedente intervento di Travaglio: “Io ricordo che la Russia ha invaso l’Ucraina, voleva prenderla tutta, ha puntato su Kiev e dopo tre anni e mezzo è ancora ferma e ha conquistato una parte del Donbass. Quanto al piano di Trump, quando l’ho letto non ci potevo credere: era un piano completamente sbilanciato, probabilmente scritto da qualcun altro, si sospetta fosse stato scritto in Russia. Alla Russia veniva dato tutto, anche più di quello che chiedeva”.
Il giornalista poi critica l’apertura del Fatto Quotidiano: “Vedo che titola: ‘I bellicisti d’Europa contro il piano Usa’. Ma è possibile che tutti quelli che osano contraddire Putin siano bellicisti? Il piano che con l’aiuto europeo hanno proposto adesso è un po’ più realistico. Del fatto poi che la Russia poi possa andare avanti per molto tempo ancora, io non sono sicurissimo. Secondo me, vogliono dare l’impressione di avere tutto il tempo del mondo, ma magari non ce l’hanno”.

“Io sono abbastanza basito dalle parole di Severgnini – commenta Travaglio – Lui ci aveva detto che se non li fermavamo in Ucraina, i russi arrivavano a Lisbona. Adesso ci dice che sono impantanati nel Donbass e quindi probabilmente sono loro che non reggono e non gli ucraini. Una delle due: o invadono l’Europa e arrivano a Lisbona oppure non riescono nemmeno a prendere il Donbass”.
E aggiunge: “Severgnini ci aveva detto siamo 40 contro 1, noi buoni della Nato, quindi vinciamo noi. E adesso scopriamo che a vincere è quell’uno contro i 40, perché altrimenti sarebbe lui a implorare noi di fermarci. E invece siamo noi che imploriamo lui di fermarsi, il che mi fa sospettare che l’abbiamo capito che le cose stanno andando male, tant’è che ci stiamo affannando per vedere se riusciamo a far finire la guerra mentre lui non ha nessun interesse e sta lì come la principessa sul pisello ad aspettare che qualcuno faccia una proposta che non può rifiutare”.

Il direttore del Fatto poi cita la prima versione del piano per confutare l’idea che Mosca voglia conquistare tutta l’Ucraina: “Se fosse vero quello che dice Severgnini, e cioè che la Russia vuole prendersi tutta l’Ucraina, mentre è impantanata nel Donbass, i russi avrebbero scritto che si prendevano tutta l’Ucraina. Evidentemente non è così”.
Poi una stoccata alla tesi di Severgnini: “Se la Russia rimane solo col Donbass più i due terzi di Zaporizia e Kherson, ha perso, no? E allora perché dite che il piano di Trump segna il trionfo di Putin e la resa dell’Ucraina? Mettetevi d’accordo con voi stessi, io non capisco che cosa pensate, ma sono quattro anni che non capisco quello che pensate, perché dite continuamente tutto e il contrario di tutto. Se in questo momento la Russia è in difficoltà, lasciamo che vada avanti la guerra e così l’Ucraina riconquisterà i territori che ha perduto, anzi forse invade anche la Russia”.

E aggiunge: “Se invece sotto sotto lo sapete anche voi che sta vincendo la Russia e che più aiutiamo l’Ucraina più l’Ucraina perde territori e uomini, allora mettetevi una mano sulla coscienza e finitela di mentire e di raccontare due bugie, che tra l’altro si contraddicono fra di loro. E cominciate a fare i conti anche voi con la realtà e cioè che questa guerra più la facciamo durare e più la Russia la vince. Questo – conclude – è purtroppo il paradosso di questa guerra che ha sostituito il paradosso di Tucidide. Ma sono tre anni che va avanti così. Il generale Milley, che è americano non russo e non scrive sul Fatto Quotidiano, lo disse già nel novembre del 2022. Se gli avessero dato retta quanti morti avremmo risparmiato. E l’Ucraina sarebbe molto più grande di quando finalmente firmerà”.

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