Scoperto un monumento straordinario vicino a Roma: l’antica Gabii riscrive la storia
- Postato il 22 ottobre 2025
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- Di SiViaggia.it
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In quella che fu l’antica e potente città di Gabii, lungo il XII miglio della via Prenestina e a circa 18 km da Roma, è riemerso dalle profondità del tempo un monumento perduto da secoli: una scoperta che potrebbe rappresentare uno dei primissimi esempi di architettura monumentale romana.
Una scoperta sorprendente, che riscrive le origini dell’identità architettonica romana e svela come gli antichi iniziarono a plasmare le loro città non solo per viverci, ma per raccontarsi: simboli di potere, orgoglio e civiltà.
Cosa è stato scoperto a Gabii
Un team di archeologi guidato dal professor Marcello Mogetta, direttore del Dipartimento di Studi Classici, Archeologia e Religione dell’Università del Missouri, ha riportato alla luce i resti di un enorme bacino d’acqua artificiale, parzialmente scavato direttamente nella roccia vulcanica e rivestito in pietra, datato intorno al 250 a.C..
Ci troviamo nel sito di Gabi (in latino Gabii), appartenente ai Musei e Parchi Archeologici di Praeneste e Gabii, nella città metropolitana di Roma Capitale. L’antica città di Gabi si trovava nei pressi di un lago vulcanico, il lago di Castiglione (ora prosciugato) che era a metà strada tra Roma e l’antica Preneste.

Un tempo questa città era una potente rivale di Roma, ma fu abbandonata entro il 50 a.C.. Questo ha fatto sì che tante strade originali e le fondamenta degli edifici siano rimaste straordinariamente intatte (a differenza di Roma, i cui primi strati furono sepolti sotto secoli di costruzioni successive). Un caso raro che consente agli archeologi di viaggiare indietro nel tempo e osservare da vicino la nascita dell’urbanistica romana.
Il gruppo di ricerca internazionale diretto da Mogetta, noto come Progetto Gabii, ha spiegato che questa struttura è antecedente a gran parte delle opere monumentali in pietra solitamente associate alla Roma imperiale: sarebbe stato costruito secoli prima rispetto a edifici iconici come il Colosseo (che ha aperto per la prima volta il passaggio di Commodo) o il Pantheon.

Perché è una scoperta straordinaria
“Questa scoperta ci offre uno sguardo raro su come i primi Romani sperimentarono la pianificazione urbana”, ha spiegato Mogetta. “La sua posizione al centro di Gabii, vicino al principale crocevia della città, suggerisce che si trattasse di una piscina monumentale, probabilmente parte di un foro pubblico, il cuore della vita civica nelle città romane”.
Se confermato, il bacino di Gabii potrebbe essere il modello archetipico da cui si svilupparono i futuri fori e specchi d’acqua che definirono il volto delle città dell’impero.
La scoperta del bacino monumentale di Gabi, che si aggiunge alle precedenti testimonianze emerse nel sito (come il vicino Edificio Area F, terrazzato) rivela come i primi Romani iniziarono ad adattare i principi architettonici greci ai propri esperimenti urbani.
Gli architetti romani traevano ispirazione dalla progettazione civica greca, dalle piazze lastricate e dalle terrazze spettacolari agli spazi pubblici di ritrovo che trasmettevano il potere politico: “I Greci usavano l’architettura per esprimere l’identità civica – ha osservato Mogetta – I Romani hanno preso quegli insegnamenti e li hanno fatti propri”.
Cosa dimostra quindi il bacino di Gabii? Che già nel III secolo a.C. i romani consideravano l’architettura uno strumento di influenza e autorità.

Gli sviluppi futuri
Gli scavi proseguiranno la prossima estate, con il supporto della Direzione Generale Musei, per esaminare strati di sedimenti e manufatti accumulati all’interno del bacino nel corso dei secoli.
Gli archeologi indagheranno anche una misteriosa “anomalia” individuata da scansioni termografiche: potrebbe celare un tempio o un grande edificio civile dimenticato.
“Se si tratta di un tempio, potrebbe aiutarci a spiegare alcuni dei manufatti che abbiamo già trovato nei livelli di abbandono del bacino, come vasi intatti, lampade, contenitori per profumi e tazze con iscrizioni insolite – ha spiegato Mogetta -. Alcuni di questi oggetti potrebbero essere stati deliberatamente collocati lì come offerte religiose o scartati in occasione della chiusura rituale della piscina intorno al 50 d.C., sottolineando così il ruolo cruciale svolto dalla gestione delle acque nelle città antiche”.
Gli studi proseguiranno e cercheranno di risolvere un altro mistero: nacquero prima i luoghi del potere o quelli del culto? E come la fede e la politica contribuirono a modellare i primi paesaggi monumentali del mondo romano?
Non solo si sveleranno nuovi dettagli sulla Gabii perduta, ma anche sull’evoluzione dell’architettura romana, un’eredità che continua a influenzare le città del mondo moderno, oltre duemila anni dopo. Un frammento di passato che torna alla luce, pronto a raccontare nuove storie.